In un giorno che sente ormai imminente l'arrivo
della primavera inizia il mio viaggio verso Pavia, 16.51 e tutto
cominciava, in un autogrill della tangenziale ovest di Milano la primavera
di sole e di profumi, che anche se
non si sentono si intuiscono, trova l'incontro con la primavera dei sorrisi
nuovi delle mie compagne di questa avventura. L'auto di Antonella è di un
blu acceso, come cavolo mi ero messo in mente
che fosse grigia... come potevo pensare che Anto
potesse avere attorno
qualcosa di grigio? Solo colori attorno a lei,
colori di nome rosso giallo
verde e azzurro, colori di nome Rosaria e
Filomena!
Fra le campagne della bassa padana, fra filari di
alberi che si preparano a
vestirsi da festa e campi che risaltano il loro
verde nella speranza di sole
e di vento tiepido, arriviamo al palazzetto.
Incontri e chiacchiere che fanno aumentare la
voglia e l'attesa per quello
che sarà, poi entriamo nella nuvola del sogno. Ci
siamo entrati già tante
volte, ma ogni volta è una nuova primavera, ogni
volta è qualcosa di nuovo
che si accende nel desiderio di esserci e di
vivere quel nuovo incontro fino
in fondo, fino a che ce n'è.
Un nuovo incontro, un'altra primavera di nuove
parole per una conoscenza
desiderata, che conferma il sapore deciso, ma
delicato intuito altre volte.
Ciao Rossana.
Febbrili lavori sul palco, si ha sempre
l'impressione che siano un po' in
ritardo, ma probabilmente tutto è calcolato,
anche i guai.
Le prime prove dei musicisti, la prima primavera
di suoni per questa
giornata di musica che ci apprestiamo a vivere,
c'è una suggestione anche
nelle prime note che i musicisti buttano lì quasi
a caso, quasi a
risvegliare i propri strumenti.
Arriva Claudio, assapora girando di qua e di là
il nuovo ambiente, scuote la
testa rendendosi subito conto che il palazzetto
di Pavia é qualcosa di
negato per far musica, poi comincia a provare
anche lui.
La prima primavera di armonia, la voce di Claudio
sembra in ottimo spolvero
e riesce ad ingentilire le risposte ruvide di
quei muri di cemento che
incombono sul palco, ma a Claudio non va e ha
ragione, altra risposta
meriterebbe la sua voce.
Subito è evidente la difficoltà che ci sarà fra
echi e rimbombi che si
sentono un pò ovunque...non sono ne' un musicista
ne' un tecnico del suono,
ma lavorando nel mondo dello spettacolo e in
particolare nei cinema, mi pare
evidente che il suono con quella volta troppo
bassa e quei muri con troppo
cemento vivo a pochi metri dalle casse laterali,
siano davvero qualcosa di
difficile da domare.
"Ragazzi, tenetemi su stasera: qui sarà
durissima" chiede Claudio prima di
andarsene. Gli ultimi saluti e per noi comincia
la primavera di un'attesa
della nuova giostra di parole e suoni, di sogni,
di speranze e di illusioni.
La gradinata è una cosa impossibile: lontanissima
dal palco. Con pochi
sguardi di intesa già sappiamo che lì non ci
staremo.
Antonella e le sue amiche sono in attesa di
Francesca e di sua mamma. Hanno
vinto due ingressi partecipando a una
trasmissione di All music, ma alle
biglietterie dei biglietti nemmeno l'ombra.
Febbrili tentativi di Anto e
delle amiche per risolvere il problema, ma niente
da fare: i biglietti non
arrivano. Arrivano invece le due ragazze. Come
non chiamarle così, sembrano
due sorelle! Hanno dovuto comprarsi i biglietti
di tasca loro, ma hanno
scelto di esserci comunque.
Con Frà arriva anche l'effervescenza della
primavera che ora si sente ancora
di più!
Luci che si spengono, corse febbrili ad occupare
i propri posti, sale la
musica di "acqua nell'acqua", aumenta il
brusio...arriva Claudio! Il
palazzetto è un bellissimo colpo d'occhio di
pubblico: gradinate e parterre
gremite fino all'ultimo posto. Davvero difficile
individuare un vuoto!
Ed è una nuova primavera di emozioni. Tutto
sembra come sempre, ma tutto si
percepisce sempre come qualcosa di nuovo: le
compagne di avventura, il
posto, gli inconvenienti simpatici e non, fanno
di tutto qualcosa di nuovo
da vivere.
Scusate, ma Clà vestito da pinguino proprio mi fa
venir da ridere,(nota di Tony: neanche a me l'inizio
piace un gran che, Pinguino compreso..... Non c'è niente di male a dirlo) con quel
suo incedere importante e serioso...ma per
fortuna dura poco e poi è
adrenalina pura, fino alla fine, e non ci
stupiamo più di come riesca a
reggere così: ormai è chiaro che il palco è la
sua vita e noi siamo la sua
energia.
Intanto noi ci siamo precipitati su un ballatoio
delle scale appena sopra il
parterre, spesso scendiamo nel parterre che è
facilmente accessibile. Quel
pianerottolo diventa la nostra casa, il nostro
soggiorno, la nostra
discoteca, il parterre diventa il prato dove
liberare le nostre energie.
Il palazzetto purtroppo risalta in tutta la sua
inadeguatezza sonora: alle
mie orecchie sembra che i bassi escano senza
nessuna dinamica e le note alte
risultano particolarmente secche... quel
batterista già mi è sembrato
inadatto alla musica di Claudio in altre
occasioni, qui, senza averne più
colpe di suo, mi sembra ancora più fuori posto.
Continuo a sentire quel ragazzo alle tastiere con
poca personalità
e -sbaglio Anto?- qualche volta fuori tempo.
In tutto questo Claudio a volte sembra distrarsi,
ma col passar del tempo
anche lui si fa rapire dall'atmosfera e la sua
prestazione cresce di qualità
a dismisura. Col tempo si rallegra e si distende,
forse aiutato
dall'intervento di Bruno dei Fichi d'India.
Lo spettacolo con Bruno regala una primavera di
stupore... ma chi è
quell'omino strano salito sul palco durante
"serenata in sol"? Sembra un
operaio addetto ai trasporti, ma poco dopo
comincia a fare scherzi a Claudio
che si mette a rincorrerlo attorno al palco senza
quasi più nemmeno riuscire
a cantare tanto si divertiva... poi i suoi
"enormi" collaboratori riescono ad
agguantarlo gettandolo in aria e portandolo con
loro nel trenino ormai
tradizionale sul palco. Giù dal palco si scatena
il trenino della gente con
Rosaria e Filomena a far da mattatrici, con noi
rimasti fra ballatoio e
parterre ormai in preda alla massima eccitazione,
fra il sogno e la realtà
di una nuova bellissima serata con Claudio.
C'è il momento dell'emozione, c'è quello della
riflessione, c'è quello del
divertimento, c'è quello dell'energia... c'è tutto
nelle parole e nella
musica di questo grande omino grigio mai domo.
Ci sono migliaia di luci accese nel buio per
fargli sentire la nostra
presenza, per fare che la sua storia sia vicina
alla nostra e che la nostra
sia accanto alla sua.
Il solito finale al cardiopalmo, "La vita è
adesso" da condividere come
primavera per ogni giorno nuovo, i saluti che
Claudio, sono certo, non manda
solo per chi c'è, ma anche per chi è lontano, e
noi lì ormai stabilmente nel
parterre, Rita si conquista un posto vicino al
corridoio di vetri in cui
Claudio uscirà e così piccola e minuta sembra
diventare d'acciaio,
irremovibile da quel posto conquistato a fatica e
suo... una volta tanto. E
infatti Claudio passa l' acccanto, disteso e con
l'aria soddisfatta. Ha
ragione di esserlo: la sua voce e la sua poesia
sono stati più forti del
cemento di quel palazzetto, qualche nota stonata
è servita solo a mettere in
risalto dei cuori intonati sulla musica della
voglia di una semplice e
saporita voglia di vivere.
Fuori dal palazzetto in una sera che è diventata
un pò più fredda a
scambiarsi gli ultimi saluti e a darsi nuova
linfa per coltivare le nuove
voglie.
Frà e sua mamma felici per la foto che Claudio
gli ha con molta gentilezza
concesso, nonostante fosse stanco e di fretta per
ripartire, piccolo dono
per due persone che davvero se lo sono meritato:
venire fin qui (non
abitavano molto vicine) per due biglietti
promessi e inesistenti, e
nonostante tutto riuscire a calarsi nella serata
rimandando (non
dimenticandosi) per il tempo necessario
l'inconveniente, per riuscire a
immergersi pienamente in questa atmosfera magica.
Trenino di macchine nel ritorno, io davanti con
Rita, Anto e le sue
dinamiche amiche dietro e Frà con la
mamma-sorella a chiudere la fila, notte
di un primo giorno di una primavera che si sta
annunziando. E perchè il
trenino sia un trenino che si rispetti, ci vuole
uno sbaglio di percorso che
ci porta fra le luci della notte.. ho visto le
vostre risate, il più
imbarazzato mi sa che ero io!
Renato
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