Grazie a Laura
(Mestre): Ecco la scaletta del concerto di ieri sera a Padova, per i dieci
anni della Fondazione Città della Speranza. Teatro
non pienissimo, molti urletti tipo "sei bellissimo" nei momenti
meno opportuni, ma pochissimo calore durante le canzoni. Claudio era un
po' stanco, ma nell'atmosfera un po' "da grandi occasioni" del
Teatro Verdi sembrava comunque a suo agio, rilassato e a tratti
scherzoso.
Strada Facendo Io dal Mare Poster
Quante volte Mai più come te Fotografie Tutto in un abbraccio Medley: -
Signora Lia - Ragazza di campagna - W l?Inghilterra Porta Portese Con
tutto l?amore che posso Medley: - Io sono qui - Cuore d?Aliante - Sono io
I vecchi Notte di Natale Mia cara Esmeralda Tienimi con te Fratello sole,
sorella luna Avrai Medley: - Amore bello - E tu - Sabato pomeriggio - Solo
- E tu come stai BIS Questo Piccolo grande amore Mille giorni di te e di
me La vita è adesso
Resoconto di NICO:
Sono Nico di Padova ed ho assistito al concerto di Claudio al
Verdi. Purtroppo Padova ha un pubblico di una freddezza UNICA.Claudio
come sempre ha dato il meglio di se ma in un teatro dove c'era il gelo.
Come è successo nel tour incanto. Possibile che Padova non riesca a
lasciarsi andare all'entusiasmo. addirittura faceva fatica a battere il
tempo con le mani. per carita è un teatro, ma non era un'opera. Peccato
Claudio si meritava MOLTO di più. Grazie
Nico
Resoconto di
Nicolò:Ciao sono
Nicolò e sono daccordo con Nico; c'era un pò di freddezza in
teatro ma Claudio ha parato il colpo scherzando su quello che gli
veniva a tiro tipo l'ormai famoso "pennareo". Per il
resto è stato un concerto godibile; gli addetti del teatro sono
stati un pò pesanti per quanto riguardava il poter scattare delle
foto; vista la serata a scopo benefico, potevano evitare di
controllare se qualcuno aveva macchine fotografiche o altro. Grazie
molte. Nic (n.ricciotti@vodafone.it)
disabili.com
21 dicembre 2004 - Padova (Pd)
Concerto di Claudio Baglioni in occasione del decimo anniversario dalla
nascita della Fondazione della Città della Speranza
Martedì 21 Dicembre alle ore 21 al Teatro Verdi di Padova si terrà il
concerto di Claudio Baglioni in occasione del decimo anniversario dalla
nascita della Fondazione della Città della Speranza.
Il ricavato dell’incasso dei biglietti sarà interamente
devoluto alla Fondazione Città della Speranza per sostenere la ricerca
scientifica sulle malattie neoplastiche infantili.
Il costo dei biglietti è di 125,00 euro in platea e pepiano, 90,00
euro palchi di1° e 2° ordine , 60,00 euro loggione e 30,00 euro solo
ascolto.
I biglietti sono in vendita alla biglietteria del Teatro Verdi aperta
dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.30, il sabato
dalle 10 alle 13 (tel.049.87770213)
INFO:
http://www.cittadellasperanza.org/
Grazie
a Giòspecial http://www.giospecial.splinder.com/
il giornale della "città della
speranza"
Non chiedere
a chi vive
nella Città della speranza
che lavoro fa
Ognuno fabbrica
un pezzo di futuro
ognuno regala
il suo mestiere di uomo
ai sogni di domani
(Claudio Baglioni)
Claudio Baglioni al Teatro Verdi per
la Città della Speranza: "E' sempre possibile parlare d'amore"
"Voi, un gancio in mezzo al cielo"
di Anna Sandri
A colpirlo è stato il nome: "Ho una vera passione per i titoli e i
nomi, e il vostro è bellissimo".
Una Città della Speranza: come la immagina, Claudio
Baglioni?
"La città è il luogo dove ciaascuno mette a disposizione degli
altri il
proprio talento. Così, per un insieme di diverse attitudini si
progredisce.
L'idea che si possa lavorare insieme per la Speranza è fantastica, e lo
è in
particolare in questo momento. Mentre la società sembra premiare chi
vuole
arrivare comunque e con ogni mezzo, una Città così è confortante".
Metterà anche lei, cantando in favore della
Fondazione, un tassello nella Città.
"All'inizio della mia carriera ero abbastanza restio a cantare per
cause
speciali. Mi sembra di andare a prendere applausi al posto di chi,
silenziosamente, compie il lavoro vero nelle associazioni, nelle
fondazioni.
e leggevo in queste iniziative il rischio dell'ambiguità. Poi ho capito
quanto è importante spendersi per una buona causa, e senza ipocrisia ho
imparato ad ammettere che non c'è nulla di grave se questo fa del bene
anche
all'immagine di un artista".
A Padova canterà per i bambini. Ci racconti di lei,
quand'era piccolo.
"I ricordi della mia infanzia sono molto legati alla figura di mia
madre.
Mio papà era nell'Arma dei Carabinieri ed era spesso fuori, io sono
figlio
unico quindi il legame era per forza più forte con mia mamma. Sono
cresciuto
in un ambiente modesto ma ricordo grandi emozioni, che ancora oggi vorrei
provare, emozioni che ogni bambino dovrebbe vivere. La prima volta che ho
visto il mare, un momento indimenticabile".
Sono passati 22 anni da quando lei ha scritto quella
splendida canzone che è "Avrai". Quelle parole possono ancora
oggi essere di augurio a un figlio, a un bambino?
"Si dovrebbero scrivere sempre parole così. Il nostro mestiere di
adulti è
preparare il mondo per quelli che verranno, riordinarlo e metterlo a
posto,
un po' come se fosse una casa, in onore di chi sta arrivando. Dovremmo
tutti
lasciare il mondo un po' meglio di come l'abbiamo trovato. Non sempre
accade. Quest'epoca, come altre, è segnata dalla confusione; è un tempo
di
transizione. Ma sono certo che arriveremo dall'altra parte del
fiume".
Possiamo ancora parlare d'amore.
"Si può sempre parlare d'amore. Oggi, in senso globale, come
di un grande
ionvolucro che contiene tutti i sentimenti. L'amore è il motore
dell'uomo.
E' per amore che nasce anche la Città della Speranza".
Quando lei canta, cantano con lei i ragazzini,
genitori, nonni. Che effetto le fa?
"E' la grande gioia della mia vita. Al di là degli indubbi
privilegi,
dell'essere una persona che ha avuto molto, il grande compenso è questo.
Mi
dà quasi la sensazione di aver battutto il tempo".
Il suo messaggio per la Città
"Ai medici, agli operatori, ai volontari, alle famiglie e ai
bambini voglio
dire che per me questo incontro è un onore e un privilegio. Ricordo che
negli anni '70 e '80 chi faceva volontariato veniva guardato come lo
stupido
della compagnia. Oggi non è più così e vengono alla luce realtà
straordinarie, fatte di persone che si impegnano per la felicità, i
diritti
degli altri. Sono un "gancio in mezzo al cielo" e io sono felice
di essere
qui, oggi, con loro".
Grazie
a Giòspecial http://www.giospecial.splinder.com/
IL
giornalino della "città della speranza"
Claudio, colonna sonora della nostra vita
Nelle sue canzoni le storie di tutti: per questo è impossibile non amarlo
di Leandro Barsotti
Claudia aveva un seno enorme, il naso leggermente aquilino, cantava
continuamente a volte inventando le parole, e adorava i ragazzi con la Due
Cavalli. Penso che tutto fosse dovuto a Claudio Baglioni. Lui e il suo naso, lui
e i suoi capelli sulle spalle, lui e la Citroen gialla sulla copertina di
"Gira che ti rigira amore bello", lui e i suoi cani lupo, lui e le sue
parole d'amore. Che Claudia conosceva e recitava, dopo averci meditato sopra
parecchio, immagino. La sua preferita era "Fotografie", ricordo che
durava un sacco e lei la sapeva a memoria comprese le sfumature vocali. Ma prima
di Claudia c'eravamo io e la mia radiolina, facevo la scuola media, immaginavo
di attaccare discorso con Cristina che sedeva in un banco lontano dal mio, ma
non credo di esserci mai riuscito. "Sabato pian piano se ne va, passerotto,
ma che senso ha" e ci ricamavo su, sebbene io non avrei mai avuto il
coraggio di dire passerotto a Cristina, non tanto per l'animale in sè, ma perchè
i nomignoli non li ho mai digeriti. Passerotti, formichine, farfalline e
fragoline non hanno mai fatto parte del mio repertorio di vita reale.
Poi sono venuti gli anni del liceo e della sofferenza sentimentale: Roberta,
Flavia, Daniela. Per ognuna c'era una canzone, preferibilmente roba giovane e
rock tipo Clash, Ramones, Billy Idol, Rolling Stones. Ma questo all'inizio
della storia, quando le cose sembravano prendere una bella piega. Quando invece
si arenavano in partenza o finivano come finivano, e cioè male, con il mio
povero cuoricino delicato già alle prese con le torture dello
spietato mondo femminile dei primi anni Ottanta, ecco che inevitabilmente dalla
stanza di mia sorella giungeva a turbarmi la voce di Claudio Baglioni, con
quelle parole a rigirare il coltello nella ferita: "Io ti voglio, quanto
ti voglio, e non me ne frega niente se ci sei stata a letto...", per
esempio. Oppure: "Quante volte ti ho pensato sulla sedia di cucina e quante
volte ti ho incontrato nelle cicche che spegnevo (...)Come vorrei fare a pezzi
quella luna idiota". La volevo proprio fare a pezzi anch'io. E così. per
colpa delle donne, ho imparato a conoscere tutte le canzoni di Claudio Baglioni:
e anche se da ragazzo mi sgridavo da solo nel sentirmi vagamente commosso da
questo cantante che noi boys ritenevamo da femmine, con gli anni ho imparato ad
apprezzarne la tecnica vocale, la sapienza nel dosare i livelli di
comunicazione, la forza della sua poetica proletaria, la serietà della sua
persona. Mi scuso dunque per aver acquistato per la prima volta in vita un album
di Baglioni soltanto nel 1990: "Oltre" rimane ancora uno dei suoi
album più intensi, e quella "Mille giorni di me e di te" rimane
ancora una delle sue canzoni più riuscite, comunque la mia preferita con quel
fantastico passaggio: "Chi mi vorrà dopo di te si prenderà il tuo armadio
e quel disordine che tu hai lasciato nei miei fogli, andando via così come la
nostra prima scena, solo che andavamo via di schiena". Come si va via, di
schiena? Un anno fa, finalmente ho incontrato Claudio Baglioni. L'ho visto da
vicino, ho chiacchierato con lui. che strano, ho pensato. E' così diverso da
tutti i cantautori della sua generazione. E' così affascinante quando ha lo
sguardo assente; ed è così vulnerabile quando gli punti gli occhi addosso. Non
gonfia mai il petto, come se la storia fortunata della sua immensa creatività
non fosse riuscita a ledere il suo rapporto con il mondo. Forse non è nemmeno
mai cresciuto. E così quando canta "Quella sua maglietta fina, tanto
stretta al punto che mi immaginavo tutto", forse ce l'ha ancora davanti
quella ragazzina, là
davanti che lo guarda con "quell'aria da bambina". Anche se non è più
una storia sua, ma di tutti noi. E a quella bambina ognuno ha dato un nome
diverso. La mia si chiamava Claudia, aveva un seno enorme e il naso leggermente
aquilino.
|