Cari lettori,
il concorso di poesia “Il Faustino d’Oro” si è concluso. La
poesia vincitrice verrà annunciata in autunno, al tempo dell’uva.
Sceglieremo la poesia che più è riuscita a trasmettere emozione.
E la scelta sarà difficile perché sono molte le composizioni che ci
hanno colpito.
Ma come ho detto, sarà una poesia a vincere il concorso. Non un
poeta.
Questo perché non ci sono primi o secondi o terzi posti per chi
scrive poesie. Si è tutti sullo stesso piano. E sappiamo bene che non si
può esprimere un commento su un poeta senza aver letto per intero tutta
la sua produzione.
Nessuno deve sentirsi scoraggiato.
Ho parlato con molte persone che scrivono versi. E a quasi tutti
non importa la segnalazione, la pubblicazione, l’elogio. Sono cose che
fanno piacere, certo, ma la soddisfazione maggiore la si sente solo per il
fatto di aver scritto, di aver composto, di aver creato qualcosa che prima
non c’era. In fondo, come ha detto Andrea Zanzotto, la poesia è una
lettera che alla fine torna sempre al mittente.
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno spedito alla redazione le
loro poesie. A tutti un abbraccio e una raccomandazione: quella di
continuare a scrivere, sempre e comunque. Ogni giorno. Continuate a
scrivere per continuare a volare.
Vorrei salutarvi citando quella che considero una delle più belle
poesie che siano mai state composte sulla figura di un poeta. E’
“L’albatro” di Charles Baudelaire, contenuta nel famoso “I fiori
del male”.
Baudelaire paragona il poeta all’albatro, il grande uccello
marino che quando è in volo è maestoso ma quando è catturato dai
marinai, e giace sul ponte della nave, è inerme, goffo, incapace di
reggersi in piedi. E viene per questo deriso. Si legge negli ultimi versi: “Il poeta somiglia al
principe dell’aria che ha familiari i nembi e
ride dell’arciere; confinato sul suolo,
sbeffeggiato, lo impacciano le ali da gigante e non può
camminare.” |