Ti
amo in tutte le lingue del mondo
Dopo la
bellezza del primo film “I Laureati”, la grande fortuna de 'Il ciclone' e di
quelli seguiti immediatamente dopo, per Leonardo Pieraccioni è iniziato uno
di quei periodi da cui è difficilissimo uscire: i film hanno sempre fatto
registrare un certo successo al botteghino ma non hanno più sfondato, mentre
la critica si è fatta man mano più pesante e meno propensa a perdonare le
incertezze dell'istrionico attore e regista toscano. Un circolo vizioso da
cui Pieraccioni sembra essere uscito con questa sua ultima fatica, 'Ti amo
in tutte le lingue del mondo', scritta ancora una volta a quattro mani con
l'amico e collega Giovanni Veronesi.
Gilberto
è professore di ginnastica in un liceo di Pistoia. Separato dalla moglie che
lo tradiva vive con il fratello che fa il bidello nella sua stessa scuola e
soffre di balbuzie. Una sua allieva, Paolina, è follemente innamorata di lui
e gli lascia messaggi d'amore in tutte le lingue del mondo. Lui cerca di
tenerla a bada ma ci riesce a fatica destando sospetti nel preside. Finché
un giorno, trascinato da un collega in una villa affittata a scambisti
incontra Margherita che è stata portata lì con l'inganno. Tra i due nasce
l'amore ma Paolina non molla.
Il
nuovo film di Leonardo Pieraccioni segna una svolta. Il regista e l'attore
sono cresciuti e offrono una storia ricca di svolte e colpi di scena in cui
si può ridere, sorridere e, volendo, anche un po' commuoversi. Perché la
precarietà dei sentimenti, l'incapacità di confrontarsi con un'adolescenza
troppo precocemente adulta anche perché priva di modelli definiti e in cerca
di figure sostitutive, diventano occasione di riflessione e non solo di
risata facile. La quale è riservata a sequenze ben definite come quella
della villa degli scambisti.
Pieraccioni
riesce a divertire grazie anche al cast che ha scelto. Oltre alle efficaci
Maria Giulia Gorietti e Marjo Berasategui ha reso Panariello praticamente
irriconoscibile ottenendo da lui un personaggio che non si riduce solo a una
macchietta. Si è divertito poi un mondo a tramutare Francesco Guccini in una
delle figure più istituzionali che ci siano: il preside. E Guccini lo ha
ricambiato cucendosi addosso un personaggio che fa del sospetto la sua arma
più potente e consentendo a Leonardo di dar vita alla doppia anima che
alberga in questo film e forse nel suo carattere. Gilberto ha quarant'anni e
lo ripete più volte ma... davanti al Preside è sempre come un ragazzino che
deve dare spiegazioni dei suoi comportamenti.
Sicuramente è
uno tra i migliori film di Pieraccioni, da vedere per ridere a crepapelle…e
finalmente Ceccherini non dice una marea di parolacce riuscendo ad essere
ugualmente comico…
by
Anna
Clabber
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