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Ricordate
quel giovane carinissimo, elegante, simpatico, che in uno spot
televisivo pubblicizza delle pillole contro il mal di testa? Con il
volto triste chiede a un’amica una compressa. Subito dopo vede
passare una bella ragazza e ne rimane rapito, la insegue con lo
sguardo raggiante tanto che la sua amica gli chiede: “Ma ti è già
passato il mal di testa?”.
Quel ragazzo si chiama Luca Bastianello, ed è un attore di
teatro bravissimo. Ha 25 anni e un curriculum professionale già
molto ricco. E’ presente sui palcoscenici teatrali dal 1999, e lo
scorso anno ha riportato uno strepitoso successo personale
interpretando, da protagonista, accanto a Fiorella Rubino, con la
regia di Alberto Terrani, l’
“Ippolito” di Euripide al Teatro Olimpico di Vicenza,
diventando il più giovane protagonista che si ricordi di questa
straordinaria e difficile tragedia greca. Ma Luca si è già fatto
ammirare anche in televisione. Per esempio, nelle sei puntate di “Un
papà quasi perfetto” dove era il figlio “bello” di Michele Placido
ed Elena Sofia Ricci, e in “Imperia la grande cortigiana”, la
fiction di Canale 5 con protagonista Manuela Arcuri, dove era
Alfonso duca di Biscelie. E’ stato anche varie volte ospite di
“Italia sul Due”, sorprendendo con le sue opinioni e le sue idee
anticonformiste per saggezza.
Luca
è stato ospite per qualche giorno nella casa di campagna della mia
famiglia. E’ venuto cioè a prendere qualche caffè da noi, a “Casa
Allegri”. E’ un amico di mio fratello Nicola, che ha realizzato per
lui dei servizi fotografici per i settimanali. Insieme si sono
divertiti a cercare “location” suggestive tra le colline e i
sentieri di campagna. Ha poi condiviso con me la passione per la
poesia e la natura e abbiamo passato ore piacevoli sotto gli olmi
conversando di versi e di quante tonalità diverse di verde i boschi
sappiamo offrire di questa stagione. Luca ha stretto un ottimo
rapporto di amicizia anche con mio padre e ha festeggiato la cucina
di mia madre, lodando soprattutto la sua celebre polenta e pancetta.
Ma la cosa che più mi ha sorpreso è stata la facilità con cui Luca
si è fatto benvolere dalla nostra tribù a quattro zampe, i cani e i
gatti di casa. Misuro spesso il carattere di una persona dalle
reazione dei miei animali. E raramente mi sbaglio. Così ho avuto
immediatamente la conferma di quanto Luca sia semplice, onesto e
ricco di sentimento.
Wagner
e Azucena, i due cani, lo hanno messo subito sotto la loro
protezione. E sono “guardaspalle” coi fiocchi: Wagner è un Cane da
montagna dei Pirenei che pesa quasi un quintale e Azucena è una
femmina di Maremmano Abruzzese dall’indole molto decisa. Così,
quando Luca si sedeva accanto ai cespugli di lavanda, i due cani
erano sempre lì vicino. Luca studiava i copioni per i prossimi
impegni, ogni tanto gettava i pensieri sulla vallata, perdendosi nel
panorama, ma ogni sua mossa era controllata da due paia di occhi
vigili e protettivi. Anzi, gli occhi erano molti di più perché, da
sotto la siepe di biancospino, anche i gatti lo osservavano con
curiosità. Meg, Quickly e Anneris restavano un po’ in disparte,
sospettose. Kundry, invece, temeraria, finiva con il sedersi sui
libri e sulle pagine e Luca, per non disturbarla, era costretto a
passare ad un altro soggetto.
Attorniato
da un pubblico così strano, Luca si divertiva al punto da recitare
con passione ad alta voce, quasi volesse strappare applausi perfino
a quegli insoliti ascoltatori. <<Chissà, forse capiscono quello che
dico>>, ripeteva in preda a un entusiasmo che lo emozionava,
palesando in questo modo il candore di una autentica sensibilità
artistica veramente radicata nel suo cuore.
Figlio di un dentista e di una professoressa di Lettere, Luca, che
si è diplomato all’Accademia “Palcoscenico”, diretta da Alberto
Terrani, con Master class in regia e scenografia tenuti da Rossella
Falk, Lucilla Morlacci e Pier Luigi Pizzi, è anche laureando in
Scienze della Comunicazione all’Università “La Sapienza di Roma. Ha
vinto il premio Franco Enriquez, il “Premio Stars and Style 2002” e,
in Campidoglio, è stato premiato dall’Ente per il Turismo europeo
con l’ “Oscar dei giovani 2003”. Vive tra Roma e Padova, dove è
nato. Ma è un grande appassionato della vita all’aria aperta e molto
del suo tempo libero lo trascorre in campagna o in montagna. E’ un
abile conversatore, pieno di sogni e di ideali. Parla volentieri di
Shakespeare e di Cervantes, di Euripide e di Pirandello, ma
raramente lo senti dire di colleghi o di problemi dell’ambiente del
suo lavoro. Non ha fretta di sfondare nella professione, non
scalpita per emergere. Lavora con passione e si sente che è forte e
preparato.
<<Fino
a 17 anni non ho mai pensato di fare l’attore>>, mi ha raccontato.
<<Ho avuto un’infanzia serena. Unico hobby, la passione per i
soldatini, hobby che coltivo tuttora. A scuola andavo bene.
Guardando al futuro, pensavo di diventare medico. Con la famiglia mi
trovavo benissimo. Poi, a 17 anni, mentre frequentavo il liceo,
accadde un qualche cosa che mi sconvolse. I miei genitori decisero
di separarsi. Mio padre si era invaghito di un’altra donna. Fu un
colpo tremendo per me. Come ho detto, ero cresciuto in un ambiente
familiare sereno, armonioso, ideale. Una famiglia borghese molto
unita. Sempre in vacanza tutti insieme, alla domenica al ristorante
insieme. Sentivo da qualche compagno di scuola che i suoi genitori
si erano separati, ma ritenevo che una simile cosa fosse
assolutamente impossibile per i miei. Invece, accadde e mi pareva
morire.>>
Luca
metteva a nudo il suo animo e io, rispettoso, restavo in silenzio.
<<All’inizio mi chiusi in me stesso, poi cominciai a reagire in modo
strampalato. Non obbedivo più, non studiavo più, non rispettavo più
nessuno. A scuola fui bocciato. Scappai di casa. Per oltre un anno
condussi un’esistenza disperata e disordinata. Poi un giorno, non so
esattamente se per errore, distrazione, casualità o per vedetta,
sfondai con la vespa il negozio della donna di mio padre. Un
incidente che poteva costarmi la vita. Feci un danno di quasi venti
milioni. Arrivò la polizia e fui portato in questura, dove fui
raggiunto dai miei genitori. Era più di un anno che non si vedevano,
che non si parlavano, e si trovarono insieme in questura, con il
loro figlio che aveva provocato un disastro. Ma forse quel mio colpo
di testa servì per delle riflessioni. Infatti, i miei genitori
capirono che la separazione non era adatta a loro perchè, in realtà
si volevano ancora bene. Papà tornò a casa e la famiglia tornò ad
essere unita.
<<La vita riprese serena. Recuperai l’anno scolastico perduto,
facendo due anni in uno. E quando si trattò di entrare
all’università, mio padre mi suggerì di frequentare anche un corso
di teatro. Pensava che fosse utile imparare a muovermi, a recitare,
a esprimermi. L’obiettivo era quello di arricchire la mia
preparazione culturale e fu proprio mio padre stesso a iscrivermi
all’Accademia “Palcoscenico”, diretta da Alberto Terrani.
< Negli Anni Sessanta, Terrani era un attore mitico. Molti ricordano
ancora le sue apparizioni in memorabili “fiction” di allora: “La
freccia nera”, “David Copperfield”, “La donna di fiori, “Il conte di
Montecristo”, “E le stelle stanno a guardare”, “I demoni”, “La fiera
delle vanità”. Erano programmi che tenevano incollati davanti ai
televisori anche 15-16 milioni di spettatori a puntata. Poi, Terrani
incontrò la donna della sua vita, un’artista lirica straordinaria,
Lucia Valentini, si sposarono e per stare accanto a lei, Terrani
ebbe il coraggio di sacrificare la propria carriera di attore.
Purtroppo, nel 1998, Lucia se ne andò per sempre, sconfitta dalla
leucemia. E per sopravvivere al dolore, Alberto Terrani tornò a
interessarsi di teatro, non come attore, ma come insegnante. Divenne
il direttore della “Accademia Palcoscenico”, scuola di recitazione
con sede al Teatro Verdi di Padova, voluta dal Comune e dalla
Regione Veneto proprio per lui. Mio padre, che conosceva Terrani e
che aveva una infinta ammirazione per Lucia Valentini, mi iscrisse a
quell’Accademia non pensando certo che in quel modo cambiava
radicalmente la mia esistenza.
<<Infatti, fin dal primo giorno provai una attrazione fatale per
quel genere di scuola. Era come se avessi trovato la vera
realizzazione del mio essere più profondo. Andare all’Accademia era
la più grande gioia quotidiana. Dopo qualche mese, le cose
cambiarono, nel senso che vennero a galla anche le difficoltà.
Alberto Terrani è un insegnante durissimo, terribile, mai contento,
che vuole la perfezione in tutto, e quindi ti impegna in maniera
totale e pensi a volte di non farcela. Ma è anche uno che ti
sostiene, che ti incoraggia a dare il massimo, e se hai il coraggio
di resistere, di seguirlo comprendi che lui ti insegna veramente
l’arte della recitazione. Superate le difficoltà del rodaggio,
l’Accademia divenne per me una seconda famiglia e lo è tuttora.
Anche se mi sono già diplomato, continuo a frequentarla quando sono
a Padova>>.
<<Quindi
il tuo avvenire sarà proprio il teatro>>, gli ho chiesto.
<<Sì, sì, ormai non potrei vivere senza il palcoscenico. Io sono
nato attore, ho studiato per affinare queste mie qualità e so che
farò sempre l’attore>>.
Siamo rimasti a lungo a parlare e non ci siamo accorti che nel
frattempo il sole aveva fatto il suo giro. Le ombre diventavano
lunghe e lo stomaco reclamava la cena. L’aria diventava frizzante
mentre Luca si dilungava nel raccontarmi dei numerosi impegni cui
stava lavorando. Impegni di teatro e di televisione. E anche di
cinema: un lungometraggio dedicato ad Amleto che dovrebbe essere
presente al prossimo Festival di Venezia. Inoltre, un film sul jazz
da girare in Puglia a settembre, mentre a giugno intanto uscirà un
“giallo thriller” dal titolo “Sangue caldo”.
<<Sono felice per te. Iniziamo a festeggiare>>, gli ho detto
indicandogli il fumo profumato che usciva dal camino. <<Mio padre ha
già messo le bistecche sulla graticola e la mamma dovrebbe ormai
avere la polenta quasi pronta. Vieni, andiamo in cantina a scegliere
il vino.>>
Roberto Allegri
Foto di Nicola Allegri
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