"La Magia del Cavallo"
Di Roberto Allegri Foto di Simone Galbiati
Una cavalla è parte della mia vita. E la sua presenza affettuosa, la sua profonda saggezza, mi hanno cambiato. Ho scoperto uno spirito nuovo dentro di me, qualcosa che era dimenticato, nascosto nel profondo. I cavalli sanno fare questo. Mettono radici nello spirito allo stesso modi dei cani. E in effetti, cavalli e cani stanno accanto all’uomo fin dall’inizio della sua storia. I cavalli hanno portato gli uomini in battaglia, hanno trasportato i suoi averi durante le migrazioni, hanno lavorato con lui nei campi e lo hanno anche nutrito. Per forza di cose hanno il dono di completarci. La mia cavalla si chiama Sana. E’ una femmina di Haflinger di tredici anni. Una razza straordinaria quella degli Haflinger. Originari del sud Tirolo, hanno un carattere mansueto, dolcissimo e paziente che li rende perfetti per la famosa “ippoterapia”, cioè le terapie e le riabilitazioni di persone con handicap fisici e mentali utilizzando il cavallo. La ippoterapia è antica. Pare addirittura che venisse usata nel II secolo avanti Cristo per curare l’epilessia. Oggi è notissima e praticata in ventisei Paesi al mondo. I cavalli, e in particolari gli Haflinger, si sono dimostrati meravigliose medicine naturali per i bambini. Vengono usati per trattare le paralisi cerebrali infantili, la schizofrenia, l’autismo, le psicosi infantili, i vari disturbi del comportamento e dell’equilibrio. Il segreto terapeutico sta nel contatto. E’ toccando il cavallo che le emozioni più forti agiscono a livello fisico sulle malattie. Avere accanto un animale così grosso, imponente e nello stesso tempo gentile, delicato, aziona tutta una serie di meccanismi emotivi che portano realmente consistenti miglioramenti anche nei casi più seri. Come sostengono gli esperti, l’andatura del cavallo serve per rinforzare e migliorare il tono dei muscoli e, dal momento che evoca la cadenza del passo umano, porta grande beneficio a chi non è in grado di camminare. Inoltre, condurre il cavallo obbliga alla concentrazione e stimola così i centri della memoria, della stabilità emotiva e del carattere. Gli Haflinger sono così dei “terapeuti d’eccezione”. Ma non solo. La loro storia è antica e racconta di lavori pesanti in montagna accanto agli uomini, immersi in una natura dura, implacabile e incontaminata. Fin dal Medioevo erano usati nei sentieri alpini per trasportare le merci e come aiuto ai contadini nei pascoli. In montagna erano, e sono ancora oggi, vere e proprie macchine. Il corpo robusto, non tanto alti – raggiungono il metro e cinquanta di altezza alla spalla – con zampe muscolose e zoccoli fortissimi fa degli Haflinger dei “fuoristrada” adatti proprio alle vie più impervie. Ecco perché sono cavalli molto diffusi anche nei maneggi di campagna, dove vengono sellati o attaccati ai carretti per gite e passeggiate sui sentieri e tra i boschi. Il loro aspetto poi, li rende subito riconoscibili e simpatici. Il loro mantello è dorato e coda e criniera sono bionde, a volte chiarissime. Sembrano i protagonisti di un cartone animato, altro motivo per cui i bambini impazziscono per loro. Un amore che è ricambiato totalmente. Gli Haflinger stringono un legame particolare coi bambini e pare quasi che riescano a dialogare con loro usando una sorta di linguaggio misterioso. Quando sono accanto a dei bambini, questi cavalli mostrano una delicatezza fuori dal comune. Si muovono al rallentatore, come avessero paura di sfiorare i loro piccoli amici. E non è per niente difficile vedere bambini di tre o quattro anni in sella ad un Haflinger, al sicuro come fossero davvero su un cavallo a dondolo, un bellissimo giocattolo che però non interagisce, non arruffa con le labbra i capelli e non spinge adagio col muso, gesti che suscitano sempre grida di gioia nei piccoli. Eward Topsel, il grande naturalista del Seicento, scrisse in un suo libro che il cavallo possiede “un corpo singolare e uno spirito nobile, la cui caratteristica principale è un’inclinazione amorevole e rispettosa al servizio dell’uomo, per cui non fallisce mai, né in guerra né in pace”. Parole ricche di verità ma che solo in parte esprimono la reale potenza delle emozioni che i cavalli sanno dare con la loro amicizia. Un’amicizia che ora porto con me nelle mie parole, nel mio lavoro, nelle mie preghiere. Fa parte di ciò che sono e di quello che voglio diventare. |
Con le redini ancora in mano
Sulla collina dell’albero nero criniera di sole vibra e suona melodia al vento del primo chiarore. Cespugli d’erica le stanno attorno e l’aria di rosa e vino rosso ondeggia sui rami appuntiti del tronco, scura corteccia di carbone.
E sopra la groppa, sull’ultima spina della robinia, un merlo monta la guardia. L’occhio giallo non perde i gesti, cerchio d’ambra attento e armonia col nitrito.
E’ musa la mia cavalla. Ha pelo di grano e occhi di cielo e sfiora al passare la polvere rossa del sentiero. E’ ponte verso l’alto, cinge la mia miseria all’eterno.
Passo dentro l’inverno su sella e staffe e sbuffo di cavallo impaziente. Al galoppo nel fumo della domenica mattina, ogni cosa velata dal medesimo tono tutto immerso nel mare ombroso. Ma non vi trovo tristezza. E l’anima mia non s’addormenta né l’umore cade in frantumi. Rido di chi teme il gelo, la nebbia e il grigiore dell’aria.
Io cavalco.
E’ questo il tempo per il meditativo pensare. Sotto il cielo in attesa si tirano somme di esistenze. Si cambia come foglie. C’è tutto l’inverno per faticare sui difetti.
La primavera ci troverà rinnovati e con le redini ancora in mano. |
Privilegio
Cuoio di finimenti, seta sotto le dita. Sudore e zoccoli, polvere di sentiero come neve.
Illuminazione che si svela dai fossi e nei boschi, voci antiche di felci, furtivi pensieri di volpe e colpi d’ali sopra di me.
Privilegio nel sentirsi al centro della creazione. A cavallo.
E laggiù, nel tramonto, il dito di Dio indica la strada, indica la mia direzione. |