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Foto e testo di Nicola Allegri
Il sogno di un fotoreporter che gira per il mondo è quello di
poter avere un grande pubblico pronto ad apprezzare le immagini che
raccoglie e le storie che racconta. Quando prende tra le mani il
giornale che ha pubblicato il suo lavoro, prova una grande
soddisfazione. Mentalmente calcola che un rotocalco resta in edicola
una settimana e sono quindi molte le persone che lo comperanno e
possono apprezzare quanto ha fotografato e scritto. Ma calcola anche
che i rotocalchi in genere hanno vita più lunga di una settimana. La
gente li conserva più facilmente in casa, finiscono nella sale
d’attesa di molte categorie di professionisti, dove restano per
diverse settimane. Insomma, il pubblico che i rotocalchi possono
raggiungere e molto vasto e questo dà grande soddisfazione ai
giornalisti e ai fotoreporters.
Facevo queste riflessioni, qualche settimana fa, mentre ero stato
chiamato a fotografare l’opera di un pittore, Ulisse Sartini. Un
quadro particolare, come vedete nelle immagini qui accanto,
trattandosi appunto del ritratto del Papa Benedetto XVI. Il primo
ritratto ufficiale di Papa Ratzinger, che Sartini aveva appena
finito di realizzare nel suo studio milanese.
Ma la soddisfazione che provavo mentre scattavo le immagini non
stava solo nel fatto che avevo avuto la fiducia del pittore, che mi
aveva scelto per fare quelle foto esclusive. Ma era una
soddisfazione più profonda, che scaturiva dal sapere che stavo
fotografando un ritratto destinato a restare nella storia, per
secoli, per un tempo incalcolabile. Infatti, quel ritratto era stato
commissionato al maestro Sartini dal Vaticano per finire poi nella
prestigiosa serie dei ritratti di tutti i Papi. Serie che si trova
nella Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma e che viene
visitata e ammirata ogni anno da migliaia di turisti provenienti da
ogni parte della terra. Una serie unica nel suo genere, iniziata nel
secolo V e che comprende tutti i Pontefici, da San Pietro a Giovanni
Paolo II. 264 ritratti di Pontefici. E ora arriva il 265°, quello di
Benedetto XVI. Sono posti in ordine cronologico, quindi, subito dopo
il ritratto di papa Wojtyla, verrà quello di Papa Ratzinger eseguito
da Ulisse Sartini.
Mentre facevo queste fotografie, mi piaceva pensare che le mie
immagini "partecipavano", in un certo senso, al destino di quel
ritratto e quindi, di riflesso, erano destinate a durare a lungo
nelle trame della storia. E’ una bella soddisfazione per un
fotoreporter, ma certamente lo è molto di più per l’autore di quel
ritratto. Sapere che il proprio lavoro viene inserito in una
collezione di ritratti unica al mondo, che rappresenta i Pontefici
di tutta la storia del Cattolicesimo, è un pensiero che esalta.
Anche perché i pittori viventi sono milioni ed essere scelti per una
commissione di questo altissimo prestigio, da un’organizzazione che
è al di sopra di ogni altra, come il Vaticano appunto, significa
essere molto conosciuti e molto apprezzati.
Ulisse Sartini, infatti, è un artista di fama mondiale.
Industriali, attori, politici, personaggi celebri fanno la fila per
avere un ritratto da lui. Con Pietro Annigoni, è l’unico artista
italiano ad avere una sua opera nella famosa “National Portrait
Gallery” di Londra.
Un suo ritratto di Maria Callas si trova al
Museo della Scala. Quello di Luciano Pavarotti campeggia nel foyer
del Covent Garden di Londra. Sartini ha realizzato il ritratto del
Cardinale Agostino Casaroli, quando questi era Segretario di Stato
di Giovanni Paolo II. Quello del cardinale americano William Henry
Keeler, arcivescovo di Baltimora, e anche il ritratto di Giovanni
Paolo II che si è esposto nella Sala delle Congregazioni in
Vaticano. Ha dipinti in gallerie e musei pubblici e privati, in
Italia e all’estero, e pale d’altare in 12 chiese.
Sessant’anni, alto, asciuto, dai tratti nobili, voce e portamento
riservati, Ulisse Sartini, è nato a Ziano, in provincia di Piacenza,
ma è emigrato a Milano giovanissimo, iniziando a studiare pittura
con il maestro Luigi Comolli, che era stato allievo di Segantini.
Fin da ragazzo cominciò ad avere una predilezione per i ritratti. E
benché la sua produzione sia vasta e tocchi tutte le varie
espressioni pittoriche, i ritratti costituiscono una sua
caratteristica.
Ma non è stato facile per lui emergere. All’inizio della sua
carriera, Anni Settanta, dominavano le avanguardie, con la pittura
astratta, e il ritratto era un genere per niente apprezzato. Ma il
giovane Sartini si sentiva attratto da quel genere di pittura. <<Era
come se mi fossi svegliato nel Rinascimento>>, mi ha detto tante
volte. << Ero affascinato dai ritrattisti del Cinquecento, del
Seicento e, pur dando a questo genere una mia interpretazione
personale, non mi sono mai allontanato da quella passione>>.
La sua carriera è rimasta in sordina per diversi anni. Ma a poco
a poco si è fatta luce, imponendosi in campo internazionale. Oggi,
Ulisse Sartini è uno degli artisti più apprezzati. E’ i suoi
ritratti hanno un grande valore. Di lui ha scritto Vittorio Sgarbi,
che è il più severo dei critici d’arte, ma anche il più geniale: <<Sartini
ha una strepitosa capacità tecnica e quando dipinge un ritratto
esibisce orgogliosamente la propria parentela non solo con Pietro
Annigoni, inevitabile riferimento per il suo talento ritrattistico,
ma con il meglio del realismo italiano di questo secolo>>.
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