MILLE GIORNI DI TE E DI ME

 

 

Cento, mille, un milione: un modo per indicare qualcosa di grande, di immenso, di prolungato nel tempo. Ecco il perché di questo titolo per la canzone di Claudio Baglioni che, dopo “Questo Piccolo Grande Amore, viene considerata un inno al sentimento, anche da coloro che non amano la musica del cantautore romano.                                                                

Mi avvicino a questa canzone in punta di piedi, quasi con il timore di rovinare l’incantesimo che si sprigiona dalle note e dalle parole, con la paura che commentarne il testo sminuisca il significato della storia ed inaridisca la dolcezza della melodia.

Mi è capitato di ascoltarla molte volte: da sola, con la persona che mi  vive accanto, durante un concerto, suonata da un’orchestra, accompagnata dal pianoforte, accennata alla chitarra. Molte sono le emozioni che la melodia ci regala, infiniti gli stati d’animo di coloro che, oltre ad apprezzarne la musica, ne seguono attentamente il testo e ne fanno propria la storia.

Interpretata sia da artisti di grande fama che da cantanti di piano bar, “Mille giorni di te e di me” trova la più alta espressione dei propri contenuti nella sempre nuova, struggente ed emozionata interpretazione del proprio autore, che rivive ogni volta questo amore interrotto, ma mai finito, questo amore che ha segnato la vita dei suoi protagonisti, a tal punto da essere presente nella loro anima anche dopo la separazione, come un buon compagno di vita. Nessuno credeva nella loro storia, hanno dovuto combattere contro tutto e contro tutti, per dimostrare che il loro amore era profondo e sincero.

Agli occhi del protagonista, la donna con cui ha vissuto questo amore sarà sempre la donna amata, e colei che verrà dopo sarà quasi un’intrusa che, non conoscendo i sentimenti profondi che hanno legato i due protagonisti, non potrà accorgersi, magari, che l’”odore” della casa è quello del loro amore. Non potrà rendersi conto di quanto gli antichi sentimenti si sprigionano dalle mura, dagli armadi, dai cassetti, dalle lenzuola di quel letto dove, per mille e mille giorni, i due protagonisti hanno fatto l’amore, nel disordine del loro vivere insieme.

Ora, dopo così tanto tempo, la sua donna, quella tanto amata e mai dimenticata, è andata via,”lasciando il disordine nei fogli”, lasciando la loro casa e la loro vita.

Ma non è andata via da sola. Il suo uomo le ha fatto un grande dono: le ha presentato un suo “amico”: il ricordo di lui e del loro amore, affinché lei non possa dimenticarlo mai, affinché non possa mai sentirsi abbandonata.

“Mille giorni di te e di me” è un grido d’amore,  per colei che non si dimentica, che si continua ad amare con la forza di un tempo. Nei ricordi della vita trascorsa con lei c’è lo struggente rimpianto di quei 1000 giorni, che hanno segnato per sempre le loro vite.

La poesia del testo, che ben esprime lo strazio di un uomo innamorato, che ricorda la sua donna con nostalgia e che rivive in ogni parola gli attimi che ha vissuto con lei, è accompagnata da una musica dolce e struggente, che riempie il cuore di commozione.

È un capolavoro che fa bene all’anima, che fa sentire vivo chi sa ascoltare con il cuore, chi riesce ancora ad emozionarsi, facendosi trascinare dalla melodia di questa storia d’amore.

Stefania Scarpulla