“Un azzurro scalzo in cielo”...
ecco la prima nota di colore in questa canzone di Claudio Baglioni, così realistica nella descrizione dei luoghi e dei momenti in cui si snoda la storia. Il titolo ci dice chiaramente che si tratta di fotografie, ma, sin dall’inizio, le parole dell’autore ci portano a rendere le immagini talmente reali, da dar loro vita, facendoci percepire ogni odore, ogni colore, assaporando ogni attimo descritto minuziosamente.
L’azzurro del cielo rasserena quel mattino di marzo, quando Claudio incontra questa donna, i cui capelli vengono scomposti dal vento matto di una “tenera e distratta primavera”.
E così incomincia un anno, con i suoi mesi, dal pomeriggio sonnecchiante di maggio, quando “gli uccelli fuggono infilando il verde dove la città si perde”, fino al mare di luglio, in cui si avverte l’odore acre della salsedine ed il caldo sole sul corpo sdraiato di lei,“sporca di baci e sabbia”.
In ogni fotografia, Claudio assapora il ricordo di quel momento e riesce a trasmettere la sensazione di quel sole caldo che scalda i corpi ad agosto, mentre l’autore stringe con forza e guarda intensamente la sua donna, in modo da non scordarla mai.
Ed ecco settembre, tempo di vendemmia, con i filari di uva bianca che colorano le colline; riusciamo a gustare sia l’odore della campagna che il sapore del vino che lei ha bevuto, accanto al “contadino col bicchiere in mano”, in questa giornata di fine estate.
Giriamo un’altra pagina dell’album dei ricordi ed appare l’immagine di ottobre, con le “foglie arrugginite in fondo al viale”, che colorano l’autunno, questo autunno della loro storia, in quelle fotografie dove lei é venuta male, “con la faccia un po’ tirata e una risata senza più allegria e incoscienza”.
Ed inizia l’inverno, in una domenica mattina, in cui “l’aria acerba” e le “lacrime di brina” ci fanno rabbrividire per il freddo pungente, mentre lei sbuccia arance e stupide bugie. Questo amore, questa storia sembrano arrivati alla fine, ma resta, in un un attimo, il ricordo di come l’autore si rivolgeva alla sua donna, con una sensualità profonda, per scattarle fotografie:
“resta lì non muoverti sorridi un po’ adesso voltati fai così appoggiati non dire no amore guarda qui”
Ed ora gennaio, in quella sera che scavava il loro addio, mentre “la pioggia fina salta sopra i marcipiedi”, quando ormai il loro amore é finito e “tra le dite non ci sono che fotografie”.
Nell’evolversi del racconto, le stagioni si susseguono, l’una dietro l’altra, e trasmettono ognuna uno stato d’animo differente: la primavera é la stagione dei fiori, é la stagione del risveglio, della rinascita ed in questo periodo Claudio pone l’inizio della storia d’amore, che si va evolvendo in un’estate di passione, di calore, di grandi sentimenti; poi arriva l’autunno, con i suoi colori che si vanno spegnendo, così come si va spegnendo questo amore, con i primi dissapori e le prime facce tirate. Cadono le foglie ed arriva l’inverno, stagione triste e fredda, in cui ormai il loro amore trova la fine.
A ricordare questo lungo anno con lei sono solo le fotografie, che fanno rivivere sensazioni e stati d’animo, attimo per attimo, sfogliando quell’album dei ricordi che rimane dopo la fine di una storia, lasciandoci dentro emozioni che non possiamo dimenticare.
Direi che, a mio avviso, la straordinarietà di questa canzone sta nel fatto che l’autore riesce a far rivivere ogni momento, facendoci percepire ogni odore e sapore, facendoci vedere quell’ “azzurro scalzo in cielo”, rabbrividire per quell’ “aria acerba della domenica mattina”, sentire l’odore aspro delle arance e gustare il sapore profondo del vino, fino ad ascoltare il rumore della pioggia sul marciapiede in una sera buia, l’ultima sera di questa sensualissima storia d’amore. |