Gagarin:
un uomo come tanti, un “figlio dell’umanità”, il primo ad aver
esplorato lo spazio. Claudio
Baglioni, impressionato dalla grande personalità e dal coraggio del
cosmonauta sovietico, non poteva che raccontare in musica la storia di
quest’uomo e della sua impresa. Scritta
alla fine degli anni 70, “Gagarin”
è stata inserita nell’album “Solo”.
Ma, “solo”, Gagarin non si è sentito mai, soprattutto quando nello
spazio era in compagnia delle stelle, quelle che nella canzone vengono
chiamate “lentiggini di Dio”.
Forse, proprio vicino a Dio, il cosmonauta si sentì a tanti chilometri
dalla terra, l’unico ad ammirarne la stupefacente bellezza dallo spazio.
Jurij
Alexeyevich Gagàrin nacque il 9 marzo 1934 a Klushino, un piccolo
villaggio a 10 miglia da Mosca. Figlio di un militare, s’interessò sin
da giovane agli aerei, e volle iscriversi alla scuola di volo. I suoi
insegnanti capirono subito che il giovane aveva doti superiori a quelle
degli altri colleghi piloti. Scelto dall’aviazione per sperimentare
nuovi sistemi di volo, si propose come cosmonauta. Affrontò
lunghi mesi di preparazione presso la “Città delle stelle”, il centro
di addestramento dei cosmonauti sovietici nei dintorni di Mosca. Il 12
aprile del 1961 una telefonata alle 5,30 del mattino lo avvertì che
sarebbe stato lanciato nello spazio poche ore dopo. Alle 9,07
l’astronave Vostok 1, con a bordo Gagarin in tuta arancione, fu lanciata
nello spazio, ad una velocità di 28.000 km/h. Jurij, all’epoca
ventisettenne, dall’oblò panoramico della navicella, ebbe l’emozione,
primo fra tutti, di poter ammirare la terra dallo spazio. Le sue parole,
cariche d’emozione furono “La Terra è blu … mi sembra unica e
bellissima”. Il
14 aprile, osannato come un eroe, amato dal popolo sovietico, Gagarin ebbe
il suo momento di gloria a Mosca, sulla Piazza Rossa. Viaggiò
in numerosi paesi, dove fu accolto da eroe e da grande, avendo per primo
realizzato il sogno dell’umanità: esplorare lo spazio e guardare la
terra dal cielo. La sua popolarità, in patria ed all’estero, arrivò ad
offuscare anche quella dei leaders politici del tempo. La
sua vita si spense dopo soli sette anni dalla sua impresa, da
quell’unico viaggio nel cosmo, che tanto lo emozionò. Gagarin avrebbe
tanto desiderato tornare lassù, rivedere la Terra dallo spazio, ma il
governo sovietico glielo proibì. La
sua morte, ancora considerata da molti misteriosa, aggiunge un velo di
mistero alla vita di un eroe dei nostri tempi. L’emozione
con cui Baglioni descrive il viaggio nello spazio di Gagarin è
drammatica. L’astronauta si allontana dalla terra, teatro di guerre,
orrori, bugie e malignità, ma anche dal suo mondo, dai lillà e dalla
casa, dal suo lago e da tutti i suoi affetti. Non poteva sapere se il suo
viaggio avrebbe avuto un sicuro ritorno. Probabilmente molti furono i
tentativi precedenti non riusciti. Ma il Gagarin di questa canzone è un
uomo coraggioso, che sa godere dell’unicità di quel momento in cui,
solo ai suoi occhi, appare lo splendido spettacolo della Terra avvolta
dall’atmosfera. Forse il vero Jurij era proprio come lo ha descritto Baglioni, forse era diverso. Tutti sanno che aveva capacità fisiche e mentali fuori dal comune. A noi piace pensare che era un uomo straordinario, ma pur sempre un uomo, con i suoi affetti, le sue debolezze e le sue emozioni. Non so se fu un vero eroe: probabilmente il suo coraggio era dato dalla voglia di conoscere e da un pizzico d’incoscienza, ma sicuramente le sue prime parole dallo spazio ce lo fanno conoscere come una persona capace di emozionarsi nell’ammirare la Terra come un “figlio dell’umanità”. Stefania
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