Bruce
Springsteen è uno dei più importanti cantautori della scena rock
internazionale. Le liriche delle sue canzoni (interpretazioni di
gioie e dolori, paure e sogni, rabbie e soddisfazioni dell'individuo
statunitense venuto dalla gavetta) gli sono valse, tra l’altro,
l'appellativo di “working class hero” durante gli anni '80. E il
suo cantautorato, appassionato e riflessivo al tempo stesso, è
diventato negli anni uno dei modelli più influenti della storia del
rock.
Bruce
"The Boss" Springsteen (23 settembre 1949, Freehold, New
Jersey, Stati Uniti) nasce da una famiglia di modeste origini: il
padre è conduttore di autobus e la madre di origini italiane Adele
Zirilli è casalinga. Dopo aver assistito a un'apparizione di Elvis
Presley allo spettacolo televisivo Ed Sullivan Show, il giovane
Bruce decide di imparare a suonare la chitarra.
Dopo
aver suonato in gruppi locali quali Castiles, Steel Mill e Dr. Zoom
And The Sonic Boom (gruppo con una imponente sezione fiati),
Springsteen forma il primo nucleo di quella che in futuro si chiamerà
E Street Band. La neonata Bruce Springsteen Band vive lo spazio di
pochi concerti, poi si scioglie. Il cantautore americano,
nell'autunno 1971, inizia a esibirsi da solo nei locali del
Greenwich Village di New York City.
In
quel periodo, Springsteen firma un contratto di management (per lui
rivelatosi, in seguito, svantaggioso) con la Laurel Canyon
Productions di Mike Appel e Jim Cretecos. Grazie comunque all'aiuto
dei due manager riesce ad ottenere un'audizione alla Columbia
Records. Il manager dell'etichetta, quel John Hammond già
responsabile del contratto con Bob
Dylan, è colpito a tal punto dal talento di Springsteen da
organizzare la registrazione di un demotape. Nel giugno 1972 viene
firmato il contratto discografico che impegna il cantautore a
pubblicare 10 album.
Il
primo disco, intitolato Greetings From Asbury Park (1973),
viene inciso in poco più di una settimana, ma il risultato non è
dei più esaltanti. L’album, comunque, vende discretamente bene
nella zona del New Jersey e le recensioni della stampa musicale
parlano già della nascita del "nuovo Dylan".
Il
secondo album The Wild, The Innocent And The E Street Shuffle
(1973) rivela uno Springsteen in notevole crescita compositiva,
sempre più interessato e influenzato dal rhythm&blues. Alcune
canzoni presenti sull'album (“Rosalita”, “New York City
Serenade”, “4Th Of July” ecc.) diventano dei
"classici" della vita musicale del cantautore. Nonostante
i giudizi positivi espressi dalla stampa di settore, il disco
registra però scarsi volumi di vendita. Nel frattempo, il gruppo
che accompagna Springsteen raggiunge un grado di coesione così
elevato che i concerti dal vivo diventano spettacolari. A tal punto
da far scrivere al giornalista John Landau (in seguito produttore
dell'artista) la frase: "Ho visto il futuro del rock’n’roll
e il suo nome è Bruce Springsteen".
La
pubblicazione del nuovo album viene rimandata più volte. Dopo
svariati rinvii, dovuti a insoddisfazione di Springsteen in fase di
mixaggio, finalmente viene pubblicato il nuovo album Born To Run
(agosto 1975). È un grande successo commerciale e il primo, vero
capolavoro della sua carriera. Il suono si è fatto più potente e
la E Street Band riesce finalmente a trasmettere su disco l'energia
che sprigiona nelle esibizioni dal vivo. Canzoni
come “Born To Run”, “Thunder Rock”, “Backstreets”,
“She's The One”, “Jungleland” entrano di diritto nella
storia del rock.
Durante
una pausa forzata dovuta alla causa legale con il manager Appel, i
componenti della E Street Band (tra cui il chitarrista Little Steven
e il sassofonista nero Clarence Clemmons) si dedicano all'attività
di session-men. Springsteen scrive innumerevoli canzoni, molte delle
quali compaiono sul seguente Darkness On The Edge Of Town,
altre, invece, sono portate al successo da Patti
Smith (“Because The Night”) e da Robert Gordon (“Fire”).
Nell'album trovano spazio ottime composizioni riguardanti
principalmente i problemi della classe lavoratrice (“Factory”) e
il "sogno americano" (“The Promised Land”).
Questi
e altri pregevoli brani (“Badlands”, “Prove It All Night”,
“Darkness On The Edge Of Town”) diventano la colonna sonora di
una tournée mondiale durante la quale la E Street Band ha la
possibilità di esprimere una "potenza di fuoco" musicale
senza paragoni. Nell'aprile del 1979, Springsteen inizia a lavorare
al nuovo album e nel settembre dello stesso anno partecipa ai
concerti antinucleari di "No Nukes" (organizzata da MUSE,
ovvero Musicians United For Safe Energy) al Madison Square Garden di
New York.
Il
doppio album The
River viene pubblicato nell'ottobre 1980 e il primo singolo
estratto “Hungry Heart” raggiunge le posizioni più alte delle
classifiche di vendita statunitensi. La critica specializzata lo
esalta come il capolavoro di Springsteen, che raggiunge l’apice
della sua capacita’ creativa con brani quali “Independence
Day” (sul tema dei rapporti padre/figlio), “The River” (da
Springsteen stesso considerata la sua canzone migliore), “Out In
The Street”, “Cadillac's Ranch” e “Point Blank”.
Nel
settembre 1982 viene pubblicato Nebraska, splendido album
acustico inciso da Springsteen con un registratore a quattro piste
nella propria abitazione. Si può considerare una bellissima
parentesi folk nella sua carriera. E i testi sono sempre socialmente
impegnati: il "Boss" racconta in modo crudo e realistico i
problemi dell'America di Ronald Reagan, un'America di disperati,
perdenti e irriducibili sognatori.
Dopo
aver inciso un disco anti-commerciale come Nebraska, Springsteen
decide di conquistare un pubblico più vasto. Nel giugno 1984 viene
pubblicato l'album Born In The Usa che consacra il cantautore
del New Jersey superstar della musica rock. Dall'album viene
estratta una serie di singoli di clamoroso successo: “Born In The
Usa”, “Dancing In The Dark”, “Cover Me”, “I'm On Fire”,
“Glory Days”, “I'm Goin' Down” e “My Hometown”. La tournée
che segue la pubblicazione del disco è uno dei più colossali
successi di tutti i tempi: biglietti esauriti in poche ore e stadi
zeppi di fan scatenati (come dimostra anche la data italiana del 21
giugno allo stadio Meazza di Milano).
Nel
1986 viene pubblicato il quintuplo Live 1975-1985, il tanto
sospirato album dal vivo. Anziché documentare un intero concerto,
è una raccolta di brani incisi nell'arco di 10 anni di carriera del
Boss, dagli inizi nei piccoli club ai concerti negli stadi
dell'ultima tournée. Segue l'album Tunnel Of Love (ottobre
1987), forse il più personale (ma anche il più criticato) di tutta
la sua discografia. Un lavoro interamente incentrato sul tema del
problematico rapporto uomo/donna.
Ma
la carriera di Springsteen è a un bivio. Il matrimonio, avvenuto
nel 1991 con la corista Patti Scialfa, gli cambia la vita. Sciolta
la E Street Band, il cantautore americano decide così di allentare
la propria attività artistica, concentrandosi soprattutto sulla
vita familiare.
Il
silenzio termina cinque anni dopo l'uscita di Tunnel Of Love,
quando Springsteen pubblica simultaneamente due lavori: Human
Touch e Lucky Town (marzo 1992). I dischi, incisi con
l'aiuto di diversi session-men (della E Street Band è presente solo
il pianista Roy Bittan, co-produttore di Human Touch) fanno gridare
allo scandalo i fan più intransigenti. E anche la stampa
specializzata rivolge aspre critiche alla svolta pop e commerciale
del Boss.
Nel
1994, il cantautore del New Jersey scrive ed interpreta il brano
“Streets Of Philadelphia”, per la colonna sonora del film di
Jonathan Demme “Philadelphia”. E, un anno dopo, pubblica l'album
interamente acustico The Ghost Of Tom Joad, un disco
intimistico che ricorda molto da vicino (per il suono e i temi
trattati) le atmosfere di Nebraska.
Springsteen
è ormai una star. La sua apparizione al Festival di Sanremo
(febbraio 1996) lo consacra davanti al vasto pubblico televisivo
italiano ma, contemporaneamente, lo allontana ancora di più dalla
schiera intransigente del suo pubblico.
Nel
2002, The
Rising segna l'atteso ritorno di Bruce Springsteen e la E
streets band. L'apporto della più esplosiva r'n'roll band degli
ultimi 30 anni è alterno, c'è più Springsteen, la sua voce non
urla più per tutto lo scorrere del disco, ora riesce a dominarla.
L'album è pervaso da memorie e flash del disastro dell'11
settembre, tutto sembra rievocare e ricordare continuamente quel
giorno, le storie, anche quelle d'amore, hanno come sfondo qualche
pennacchio di fumo che si alza verso il cielo all'orizzonte, un
giorno che ha cambiato la vita di tanti ma soprattutto, sembra,
quella del boss. La grinta dei tempi d'oro torna in pezzi come
"Lonesome day", che ricorda "The Ties That Bind"...,
e "Waitin'on a sunny day", con The Big Man, alias Clarence
Clemons, che torna a far assaggiare il suo sax in compagnia di un
inatteso ma graditissimo violino. Qualche cosa di nuovo nelle
sonorità lo si può respirare nell'incipit di "Worlds Apart",
che auspica un avvicinamento dei mondi lontani, quello islamico e
quello statunitense. E Springsteen è ancora in grado di graffiare
come in "The fuse", una ballad intensa ed evocativa (11
settembre docet), di gran lunga il brano migliore dell'album. Il
disco si chiude con "My city of ruins", un brano che il
Boss teneva nel cassetto da tempo e che ha estratto a sorpresa dopo
la tragedia delle Twin Towers.
Devils
& Dust, interamente acustico, è l'album pubblicato nel
2005
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