Gruppo di
famiglia in un interno. La parafrasi del film viscontiano, 0vviamente
depurato di drammi e conflittualità interpersonali, sorge spontanea per
riassumere in pochi tratti cronistici la vicenda di tre generazioni che,
appunto, hanno vissuto il loro impegno creativo in un particolare
"interno": quello della sala di spettacolo. E la storia dei Vacchino,
una dinastia ligure di imprenditori che ha mosso i primi passi, e poi vi
ha radicato la propria attività, in un centro privilegiato dal turismo
internazionale dei primi Novecento. Quando i fotogrammi dei Lumière
costituivano una ma gia da scoprire e le "filme" un'occasione di
strepitosa novità.
Realizzato nei locali dell'Eden Concert, il primo cinematografo di
Sanremo viene inaugurato il 20 maggio 1906. Dodici mesi più tardi nasce
il "The American Cinematograph" di via Matteotti. Carlo Vacchino lo
rileva un anno dopo e lo trasforma nel "Sanremese". Sito al pianterreno,
il locale dispone di un duecento posti, di una vasta sala d'aspetto, di
una comoda entrata e di una luminosa vetrina ove vengono esposti i
programmi forniti in esclusiva dal Consorzio Pathé.
Le
iniziative imprenditoriali di Vacchino si ampliano quando decide di
assumere la gestione del "Principe Amedeo", il teatro comunale sanremese
sorto nel 1877. Altri progetti lo occupano e lo incuriosiscono. Non per
caso stringe un rapporto di collaborazione con Stefano Pittaluga, un
illuminato pioniere ligure del cinema che sta allargando le dimensioni
del proprio lavoro di esercente - distributore oltre i confini
regionali.
1912 - Il Sanremese
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La morte
improvvisa di Carlo Vacchino, nel 1918, costringe l'azienda ad una
battuta d'arresto. La vedova Emilia ed il giovane figlio Aristide ne
assumono la difficile eredità e preparano con passione le premesse per
un allargamento d'impresa. Questo avviene nel 1933, con l'acquisto del
"Centrale", un elegante cinema - teatro edificato nel 1925 nel centro
della città.
La sala,
a pianta di croce latina, coperta da una cupola apribile, contiene una
vasta platea ed una galleria disposta a ferro di cavallo. Le raffinate
decorazioni del soffitto recano la firma di Galileo Chini, un artista
toscano tra i più personali e colti nel panorama figurativo europeo
delle prime decadi del Novecento. Del complesso fa pure parte il
"Tabarin Florida".
Un
locale di piccole dimensioni, di gusto prezioso, inaugurato nel 1929.
Passata la bufera della guerra, il 6 giugno 1947, Aristide Vacchino apre
il "Giardino", un cinema all'aperto sulla cui area, nel 1953, iniziano i
lavori di costruzione di un grandioso complesso destinato allo
spettacolo: il "Centro Ariston". Si debbono però superare non poche
difficoltà e ostacoli prima che l'innovativo progetto possa tradursi in
una realtà pubblica.
1923 - Il Centrale nasce dalle spoglie del vecchio
Marconi
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Nel 1957
si avvia 1' "Ariston all'aperto", una vasta arena situata sul tetto
dell'edificio di via Matteotti; il 6 dicembre 1962 è la volta dell'
“Ariston Mignon" (l'attuale "Ritz"), una sala di 450 posti, a forma di
conchiglia, decorata con bassorilievi in metallo dello scultore Alfieri.
Infine, 1' "Ariston", un cinema-teatro capace di 1960 posti, suddiviso
tra platea e galleria, con 16 palchi, viene inaugurato il 31 maggio
1963.
Oltre a ridotare Sanremo di un vero teatro, giacchè il
"Principe Amedeo" non è stato ricostruito sulle macerie lasciate dagli
eventi bellici, già all'epoca della sua apertura il "Centro Ariston"
rappresenta un cospicuo esempio - forse unico in Italia - di complesso
polifunzionale distinto da comfort d'ambienti, eleganza di arredi e di
decori (il grande affresco del soffitto è del pittore Cuneo), soluzioni
tecniche d'avanguardia, notevoli attrezzature sceniche, impianti e
servizi multimediali.
Verso la
fine degli anni Sessanta, con l'acquisizione dell' "Orfeo", un
cinema-teatro aperto al pubblico il 23 ottobre 1962, Aristide Vacchino
completa, per così dire, la mappa di una presenza consolidata nell'arco
di sei decadi. Alla sua scomparsa avvenuta nel dicembre 1980, la guida
dell'azienda famigliare passa ai figli Carla e Walter. La responsabilità
per i due giovani non è lieve, ma pochi anni sono sufficienti alla terza
generazione per attivare una nuova fase di sviluppo.
Mentre
nell'agosto 1986 il "Sanremese" viene completamente ristrutturato e
rinnovato nelle parti tecniche, al "Centro Ariston" s'iniziano
sostanziosi lavori per ridimensionare gli spazi, adottare nuove
soluzioni ambientali, realizzare strutture tecnologiche che ne
consentano l'adeguamento alle necessità di una attiva ed affidabile
pluriunità congressuale.
Nel
giugno/settembre 1987 anche il "Centrale" subisce significativi
interventi di ripristino: la sala principale, ampliata nel dopoguerra,
riacquista le dimensioni originarie, si ricavano spazi per la creazione
di un "video-club" e, soprattutto, si ridà vita al "Tabarin Florida",
declassato a magazzino dopo essere divenuto una sala biliardi nei primi
anni Cinquanta.
Tornato
all'antico splendore Liberty, grazie ad un attento restauro, l'ambiente
si trasforma in una sala di 96 posti: il cinema "Tabarin".
Un
ennesimo "interno" per i Vacchino, che ingloba le sofisticate tecnologie
d'oggi tra i fascini di un "dèco" riassunto nella grazia e nella
flessuosità delle fanciulle cariatidi che rinserrano il raccolto e
prezioso piccolo palcoscenico. |