LECCE -
museo dei treni
by Claudio Baglioni
Lavoravo alla scaletta per questo
appuntamento di Lecce -la cui natura così insolita me lo fa vivere in modo
particolare- ma i pensieri se ne andavano per conto loro.
Non riuscivo a imbrigliarli.
In sottofondo, cercavano le ragioni per le quali io, che ho sempre amato
così intensamente il mare, subissi ancora più forte il mistero e il
fascino del treno. Mi sembrava una contraddizione e non riuscivo a venirne
a capo.
Poi, senza un motivo particolare, mi è venuta in mente la scena di un
vecchio film nel quale, alla nipotina che gli chiedeva se fosse più
importante il sole o la luna, Einstein rispondeva che era più importante
la luna: "Perché fa luce di notte, mentre il sole la fa di giorno: cosa
certamente più facile". Né la scena, né il tema avevano, evidentemente,
alcun punto di contatto con il mio rovello del momento, ma l'invenzione
alla base di quella risposta mi ha aiutato a sciogliere il nodo. In fondo
non era così difficile.
Quello del treno è un fascino inesauribile e ancora più forte della nave,
perché è una nave di terra e navigare la terraferma è certamente più
difficile che farlo per mare, come dimostra il fatto che -mentre l'uomo va
per mare da migliaia di anni- rotaie, macchine a vapore e vagoni sono
un'invenzione decisamente più recente. E' la storia di questa fatica, di
questa lunga lotta per soddisfare il bisogno di navigare anche la
terraferma che mi ha sempre affascinato e che non smetterà mai di
affascinarmi.
L'ingegno, il lavoro, la volontà e la determinazione che ci sono voluti
per addomesticare la terra, per tracciare su (e, talvolta, anche sotto)
una pelle molto più dura di quella del mare queste rotte ferrate e cucire,
con l'ago e il filo di binari e traversine, un punto all'altro del
pianeta, non hanno paragoni nella storia dell'uomo e nel suo sogno di
annullare le distanze e conquistare anche la frontiera impossibile:
l'orizzonte. Di questo sogno, il treno è, allo stesso tempo, la
rappresentazione più efficace e quella più universale.
Tutti -almeno una volta- grazie a lui, infatti, siamo stati naviganti di
terra e tutti abbiamo lasciato che pensieri ed emozioni venissero cullati
dal suo indimenticabile "tu-tùn tu-tùn", al quale nessuno di noi saprebbe
più rinunciare. E, ogni volta che vedo passare una di queste comete
luminose che accarezzano il ventre della terra, solcando un mare di campi,
boschi, colline, case e strade -con le luci, piccole e lontane a far da
costellazioni- penso che, in fondo, le canzoni (quando riescono) sono un
po' così: ci prendono e ci fanno navigare il mare talvolta burrascoso, ma
sempre affascinante, dell'esistere e ci accompagnano a scoprire qualche
angolo ancora inesplorato di noi, degli altri, del tempo che abitiamo.
Per questo, è bene lasciare sgombri i binari del cuore, per lasciarle
passare e farci cullare dal loro avvolgente e, talvolta, irrinunciabile "tu-tùn
tu-tùn".
Claudio |
1 Agosto 2004
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