di GIÒ ALAJMO
«È il mio quarto "inno", dopo quello degli europei di nuoto, della
nazionale di calcio e, non dimentichiamolo, dell'Atletico Van Goof -
dice Claudio Baglioni - per cui si può dire che io sia un artista
inno-vativo...». Sarà sua infatti la sigla che fino alla fine di
febbraio segnerà gli appunamenti televisivi con le Olimpiadi invernali
di Torino 2006. «I tagli al Fus hanno provocato anche una riduzione del
budget olimpico, per cui salterà il concerto che avevo previsto per
l'occasione, ma qualcosa inventeremo lo stesso. Intanto farò il tedoforo
olimpico. Porterò la fiaccola per il mio tratto. Mi sto già allenando».
Baglioni "olimpionico" sta anche allendandosi al... lancio del disco.
È infatti da oggi nei negozi la sua prima antologia "completa": tre cd
che abbracciano l'intero periodo della sua carriera, dal primo provino "Annabel
Lee" del 1967 di cui è stata trovatra una lacca in archivio, fino
all'inedita "Tutti qui", scritta per l'occasione e che, oltre a dare il
titolo alla raccolta, è un omaggio alla canzone e al suo valore.
Perchè questa raccolta?
«Perchè è capitato che le mie due case discografiche, la Bmg-Rca con
cui avevo esordito, e la Sony per cui ho registrato negli ultimi lustri,
si sono fuse e quindi per la prima volta è stato possibile usare in un
unico progetto tanto le registrazioni di proprietà della prima quanto
quelle di quest'ultima».
Il triplo album contiene «tutte le canzoni che hanno fatto la mia
storia, anche se ovviamente solo una parte delle duecento che ho
scritto. Ci sono alcune cose curiose e rare, come "Ci fosse lei", una
«suite alla maniera di "Eloise" di Barry Ryan» che poi fu "revisionata"
e si trasformò in "Questo piccolo grande amore", o "La suggestione" che
non avevo mai inciso e che si prese Rita Pavone portandola in Francia e
facendone un successo da un milione di copie con lo sciovinistico titolo
di "Bonjour la France". I brani sono stati tutti rimasterizzati per dare
una uniformità sonora, ma sono essenzialmente quelli, com'erano, in
qualche caso anche con qualche imbarazzo da parte mia ma anche qualche
piacevole sorpresa al riascolto dopo tanti anni. "E tu" per esempio ha
ancora un suono irripetibile e alcuni arrangiamenti, come "Sabato
pomeriggio" hanno una dinamica che ci siamo dimenticati. Oggi è tutto
schiacciato, anche dal punto di vista della creatività. Si osa di meno».
Baglioni considera "Tutti qui" come il suo album di ricordi: «Proprio
in questi gorni facevo il mio primo concorso a Centocelle, a 14 anni, al
festival di San Felice di Cantalice, e quindi sono 40 anni suonati. In
tutti i sensi».
E la canzone che dà il titolo alla raccolta?
«Da una parte è una domanda, dall'altra la speranza di aver raccolto
in tanti anni passati, pezzi di vita e di canzoni. Un po' lo scrivo nel
testo della canzone: la passione della musica leggera è nel mettere
insieme persone anche lontane o che continuano a vivere nell'ascolto di
quei brani».
Ma cos'è davvero la canzone?
«Continuo a pensare che sia comunque una seranata, sia che parli di
sentimento, di amore, o diventi un'invettiva. La canzone di impegno
civile, sociale è un lancio, una chiamata. Ma ci vedo sempre qualcuno
che canta davanti a un balcone»
Per Fernanda Pivano i cantautori sono i poeti di oggi.
«Forse è perchè i poeti di una volta si sono fatti fuori da soli. Non
si sono mai espressi a livello popolare. Il poeta o è di corte o dei
salotti. I veri poeti popolari cominciano a essere quelli della beat
generation, che facevano le letture in pubblico, mentre gli altri sono
finiti nelle pubblicazioni di nicchia o a leggersi le loro cose fra di
loro».
Lampedusa dopo il tuo festival "O scià" è tornata alla ribalta per
l'inchiesta dell'Espresso sul centro di accoglienza.
«Sì, ho incontrato il giornalista che mi ha detto di avere
approfittato della confusione per i concerti per buttarsi in acqua e
farsi trovare fingendo di essere un clandestino. Mi ha detto che mentre
era chiuso lì la nostra musica gli faceva compagnia. Mi auguro che tutto
serva a migliorare le condizioni del centro di accoglienza o a spostarlo
altrove, perchè è una vergogna assoluta. Quanto a "O' Scià" ha avuto
vasta eco e l'idea si sta consolidando. L'Unione Europea se n'è
interessata e l'anno prossimo dovremmo avere la collaborazione
necessaria a farne un vero festival d'incontro dei popoli e delle
musiche del Mediterraneo».
Il 7 novembre Baglioni si esibirà per il F.A.I. in un concerto
benefico all'Auditorium di via della Conciliazione a Roma con
un'orchestra sinfonica, «esperienza che mi piacerebbe ripetere un giorno
a Venezia, nella nuova Fenice a cui sono molto legato». È dalla fine
dell'anno promette di rimettersi al lavoro per un nuovo album.