Claudio Baglioni prosegue il suo fantastico tour 'Crescendo'
INTERVISTA A CLAUDIO BAGLIONI
di
Angela Platania,
L’evento 2004, cosi come si preannuncia per ogni suo tour, anche quest’anno
prende il nome di Claudio Baglioni. L’artista romano, indistruttibile,
inossidabile, continua a proporci tour su tour, che come parola d’ordine
hanno “il tutto esaurito”. Ma parliamone proprio con l’interessato.
“E’ un occasione piacevole – esordisce Claudio – quella di essere
qua. Sono stato a Catania diverse volte, con spettacoli di valenza
diversa e sono grato a questa città per l’accoglienza sempre affettuosa
e sempre affluente”.
Claudio parliamo un pò del tuo disco, nei tuoi lavori ricorre spesso la
paternità e il rapporto tra padre e figlio…
“Si, penso che siano i due rapporti meno conclusi di un essere umano
quello della paternità e quello della discendenza con i figli. Sono i
due legami più strani, perché in fondo vogliamo bene a delle persone con
le quali abbiamo dei tempi diversi di vita. Con loro ci spostiamo in
parallelo fino ad un certo punto della vita. La canzone che ho scritto
su mio padre è sull’assenza, ma più che altro sull’assenza del padre,
inteso come guida, come persona che ti indica la via, come persona che
non ti fa mai avere paura della vita. In certi momenti sento la mancanza
di mio padre, ma anche la mancanza “dei grandi padri” quelli che sanno e
fanno traghettare i popoli -l’umanità - verso spiagge migliori”.
Il
cammino artistico di Claudio Baglioni si è modificato perdendo il
romanticismo e il super sentimento…
“Non sono del tutto d’accordo. In questa ultima produzione c’è un forte
ritorno al sentimento. Questo è un disco di canzoni d’amore o di
nostalgia. L’amore per le assenze. L’amore per le persone che hanno
rispetto del mondo e lo guardano con occhi pieni di speranza”.
In
che rapporti sei con il mondo virtuale…ti fa paura?
“Certo che mi fa paura. Ho attraversato un periodo “matrixato” perche
avevo una produzione che si chiamava “Viaggiatore sulla coda del tempo”
che aveva dei vaghi riferimenti a quello che è un mondo virtuale o un
concetto di spazio-tempo che non si capisce bene dove sia collocato. Per
il resto tutto ciò che è virtuale ed estremamente tecnologico mi
affascina e mi spaventa nel momento in cui non viene accompagnato da una
cultura umanistica e filosofica che sappia mantenerci sempre uomini
anche in una dimensione virtuale. Tutti i mezzi che oggi usiamo per
sentirci più vicini agli altri spesso sono delle maschere. Bisogna anche
pensare che tutto ciò che ci viene offerto dovrebbe essere manipolato
con maggiore capacità”.
Ricordiamo il concerto di questa estate negli stadi un tour
imponente, qual era il messaggio di questo tour?
“Non era un tour vero e proprio, ho fatto solo otto date e la
particolarità era la spettacolarità. Oltre a me sul palco mi facevano
compagnia sei musicisti, quarantadue persone di orchestra e quaranta
animatori fissi che mi seguivano in ogni città, inoltre in ogni città
venivano effettuati nuovi inserimenti di gruppi locali, di solisti, di
persone che facevano danza o arte espressiva, quindi amatori o semi
professionisti. Sono state delle belle feste”.