Francesca Mari

Sensazioni e Sensi

Sorrento 24/08/2002

Ho visto il sole illuminare la città dopo il torpore di una notte cupa Ho udito il traffico stordire le strade e uomini, marionette senza fili calpestare svogliatamente il selciato Ho udito voci fondersi in una melodia disarmonica e suoni armonizzarsi, fluidi penetranti sacri e dissacranti accompagnati da parole ignote e sorprendentemente note che sembra ti conoscano da sempre. Ho sentito odori profumatamente nauseanti pungenti e rilassanti che avvolgono lo spirito Ho toccato superfici lisce e spigolose ruvide e levigate Ho visto flora e fauna fondersi e inseguirsi, uno sfumarsi in movimento instabilmente stabile e realmente fantastico Ho letto pagine di libri disinteressatamente e interessata per forza o per passione e a volte ho sentito quelle righe incidermi l’anima e sconvolgermi per come mi appartenessero. Ho sentito il sole ardermi la pelle e il vento accarezzarla e dargli pace Ho visto luoghi diversi che ancora scorrono nella mia mente fermo-immagine come foto in un album sfogliato svogliatamente Ho sentito il cinguettio d’uccelli all’alba il ticchettio di un pendolo che insegue il tempo il cin cin di brindisi felici ed il frastuono d’alcool assassino. Ho visto la luna cambiar faccia e forma l’ho vista ridere e avvilirsi sentirsi sola e vuota anche in un cielo invaso da infinità di corpi luminosi ho visto anche quelli stelle fisse e mobili le une irremovibili le altre venir giù disegnando una magica scia nel blu del cielo, fulminea. Ho sentito sapori svariati dolcemente amari, agrodolci o piccanti sgraditi o ingordamente graditi desiderati e no. Ho visto il mare imbestialirsi invadere, impennare infuriare, impazzire e uccidere poi tornar mansueto cullare, coccolare e far sognare distendersi in eterno specchio uniforme di quel cielo sovrastante che copre protettivo l’emisfero e lascia qualche speranza ai suoi abitanti e ho visto ancora il mare lastra argentea piattaforma stratificata di colori sfumati e il bianco schiumoso del suo estremo tangibile avvolgere la riva farla sua e indietreggiare per sempre nel suo intangibile immenso lasciando a quella riva solo il sale. Ho udito lamenti di madri nel travaglio di gatti e d’ubriachi in minacciose notti di nonni ritorti in accoglienti talami rifugio di una vita faticosa e stabile dimora delle ultime ore ancora gemiti d’innamorati senza amore, di non innamorati con troppo amore Ho sentito il tormento di chi ama ingarbugliarvisi e la serenità di chi vuol adagiarvisi Ho visto angoli di labbra innalzarsi in sorrisi momentanei ed eterni Ho udito urla e schiamazzi di gioia, di dolore, di paura, di delusione e di stupore e, per lo stesso motivo ho visto lacrime rigare visi. Ho toccato guance morbide e increspate, innocenti e vissute capelli crespi e fluenti ho sfiorato labbra avide o serene sottili e vivide rosse come il corallo, rosee come pesche Ho sentito corpi fondersi col mio in un amalgama di sensi e sensazioni contrastanti e immense. Ho udito battiti incalzare di cuori spaventati, innamorati, bugiardi, emozionati, estasiati, arrabbiati, fiduciosi, abbandonati, ritrovati… Ho visto, udito, toccato, odorato, assaggiato queste e tante altre cose ed altre ancora ne dovrò incontrare mentre ora ferma, in quest’attimo di stasi vedo le mie mani tremare odo il mio cuore battere sfioro le lacrime che mi segnano il viso sento uno strano sapore in bocca avverto nell’aria il profumo di mille odori e mi accorgo che tutto questo è vita, che io sono la mia vita perché la sento fino in fondo e che se riesco a sentirti così tanto in fondo tu forse, fai parte della mia vita.

P.S Eh si! Giochiamo tanto con le parole ma, quando occorre, sono loro che si prendono gioco di noi... abbandonandoci inesorabilmente! E adesso, Claudio, che le parole mi hanno davvero abbandonato, sono sicura che ci penserà il suono del mio tamburo, in sintonia con tanti altri tam tam, a trasmetterti tutta la gratitudine che davvero non basta mai... "non smettere di trasmettere"

FRANCESCA