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30 Marzo 2004
BAGLIONI, UN TANGO NELLA NOTTE
L’artista ha festeggiato al Cocò il suo
successo live
di
Leandro Barsotti
Il Claudio Baglioni che non ti aspetti,
l’artista capace di esprimere più facce di se stesso. Il Claudio
Baglioni straordinario visto per due sere sul palco del palasport San
Lazzaro, capace di regalare momenti indimenticabili a diecimila
padovani; il Claudio Baglioni benefico e solidale di sabato mattina,
quando è andato a trovare a casa Alessandro Manzella, il ragazzo
padovano rimasto paralizzato dopo un intervento all’ospedale di
Treviso, e la cui storia ha commosso l’artista romano che ha voluto
dedicargli parte dell’incasso dei suoi concerti; e infine il Claudio
Baglioni che ama divertirsi magari ballando un tango con un amico alle
due di notte. Ed è proprio questo Claudio Baglioni inedito che vi
proponiamo qui accanto: il cantautore romano 53enne che dopo un “live”
intenso ed energico come quello visto a Padova, ha ancora la forza per
divertirsi con gli amici. Dopo il concerto padovano, Claudio Baglioni
era in realtà rientrato in albergo, allo Sheraton, per mangiare
qualcosa in tranquillità e poi dormire; però all’ora in cui è
rientrato, non c’era più da mangiare. Così lo staff dell’artista ha
deciso di cercare un locale dove passare una serata divertente,
mangiare qualcosa, e stare in compagnia. La scelta è caduta sulla
pizzeria Cocò, in via Vigonovese, gestita tra l’altro da un grande
amante della musica, Andrea Madonna. Tra gli avventori del locale è
iniziato il passaparola, e via con gli sms agli amici in giro per la
città: così, nell’arco di un’ora, fuori dalla pizzeria che si trova
sulla strada per Camin, c’erano decine di curiosi e fans, lì ad
attendere l’uscita del grande artista dal locale. Ma Claudio Baglioni
nel locale padovano c’è rimasto abbastanza: si dà il caso si stesse
divertendo. Come dimostra la foto, d’altra parte: ma chi ha mai visto
Claudio Baglioni, sempre dipinto come personaggio molto serioso e poco
disposto verso la confusione, ballare per scherzo un tango in sala con
il gestore del locale, e per giunta lasciandosi fotografare
“scapigliato”, come nulla fosse? Un Baglioni professionale sul palco,
sensibile di fronte al caso Manzella, e persino comico nella notte:
Padova, evidentemente, è una città che gli fa bene al cuore e alla
mente. E questa città sarà ben lieta di ospitarlo ancora.
Domenica, 28 Marzo
2004
PADOVA Commozione a casa Manzella durante
la visita del divo che ricorda: «Tutto il palasport ti ha applaudito e
ti saluta»
Baglioni regala il sorriso ad Alessandro
Il cantante incontra il disabile che sta aiutando con la raccolta fondi
e suona per lui "E tu" e "Avrai"
Padova
NOSTRA REDAZIONE
Due laghi gemelli, verdi come i laghi di montagna, fissano un punto nel
vuoto. Sono gli occhi di Alessandro. E dalle labbra esce un suono, a
fatica, come emergendo dalle profondità di una sofferenza che nessuno
fino ad ora aveva condiviso. Sono le parole di una canzone d'amore.
Vicino al letto c'è un uomo coi capelli d'argento. Imbraccia una
chitarra ed asseconda quel
soffio, rallentando gli accordi, con un filo di voce. Cantano insieme
"Questo piccolo grande amore". Lui l'uomo degli stadi e l'altro, un
piccolo grande uomo di 27 anni immobile come una pietra che pensa e sa
ancora sorridere. Anche se quell'infezione, quindici anni fa, gli ha
distrutto il midollo e lo ha lasciato paralizzato e cieco.
Era un ragazzo come tanti. Sarebbe bastato un antibiotico per guarirlo.
Non gliel'hanno dato. Lui e la sua famiglia hanno cercato giustizia,
invano.
L'errore di un avvocato nelle procedure ha fatto perdere la causa ad
Alessandro Manzella contro la Sai che difendeva l'ospedale. Ma qualcosa
è successo. Il caso è andato al Maurizio Costanzo Show e la Sai ha
deciso di sponsorizzare sei concerti di Baglioni il quale a sua volta
devolverà la cifra, circa 500mila euro ad Alessandro Manzella.
Non si erano mai incontrati. È successo ieri poco dopo le quattro e
mezzo di pomeriggio. Baglioni, a Padova per due concerti, gliel'aveva
promesso.
Alessandro aspettava il suo idolo nel letto della casetta dove vive coi
genitori. Indosso una maglietta azzurra con un autografo del musicista
fatto alla sua infermiera. Fra i due è stata subito intesa.«Mi hai fatto
un regalo che non mi sarei mai aspettato, questa è una giornata diversa
per me» esordisce Alessandro, girandosi col collo per cercarlo. E
l'altro,
accarezzandogli una spalla: «Ti porto i saluti di tanti ragazzi che ieri
al palasport ti hanno applaudito».
Baglioni si siede su una sedia accanto al letto e gli chiede qual è la
sua canzone preferita. "E tu". «Datemi la chitarra che c'è in auto». E
comincia una dolcissima serenata con Claudio che si scusa: «Perdonami se
la canto male» e Alessandro che invece se la canta dentro, ma tra i
denti si vede che gli escono le parole. Mamma Annamaria piange dalla
commozione, non può fare
altro. Papà Antonio li guarda rapito.
Alessandro fa un sospiro: «Sei un grande» E Claudio risponde: «No, siamo
tutti medi, sei tu che ci fai sentire grandi e dai valore al mestiere
che faccio». «Spero che ai tuoi concerti vada sempre tutto per il
meglio, si possono contare sulla dita di una mano le persone di cuore
come te» pronuncia a fatica Alessandro. Ma è l'ora di un'altra canzone,
"Avrai" con
un applauso speciale. Alessandro non muove un muscolo ma batte le mani
schioccando la lingua...
Restano un po' da soli, a parlare: prendono timidamente confidenza.
Alessandro ha una lettera da consegnare a Claudio che lo incoraggia.
«Ora non sarai più solo, io ti faccio da scudiero». «Beh, potrei
diventare come Alessandro Magno» ride l'altro. C'è tempo anche per un
miracolo, stavolta è lui che canta, con una voce arrochita, in una
fiammella di fiato che sembra si debba sempre spezzare. Il divo lo
accompagna e tutti alla fine applaudono, ovviamente facendo schioccare
la lingua.
Si lasciano non senza una promessa: «Stasera prima del concerto ti
chiamo». Fuori cartelloni e scritte inneggiano a Claudio. Ma vincono
quei laghi gemelli, per sempre nei nostri occhi.
Mauro Giacon
Domenica, 28 Marzo
2004
«HO APPREZZATO MOLTO CLAUDIO BAGLIONI. NOI NON PENSIAMO CHE ...
«Ho apprezzato molto Claudio Baglioni. Noi non pensiamo che un
personaggio del suo calibro possa dedicare il suo tempo ad un ragazzo
che sta soffrendo da troppi anni. Invece è accaduto. Questo ragazzo se
lo merita perché ha una serenità e una dolcezza straordinaria che sa
trasmettere agli altri. Io lo conosco da un anno e mezzo».
Il sindaco Giustina Destro è nella stanzetta di Alessandro Manzella
che la guarda senza vederla. Dietro al letto un poster di Claudio
Baglioni. Ed è stato proprio per la sua passione profonda che ieri
Alessandro ha potuto incontrare il suo idolo prima del secondo
concerto al palasport San Lazzaro. Un incontro amichevole e tenero,
avvenuto sotto gli occhi del primo cittadino e del presidente della
Provincia, Vittorio Casarin.
«Ho incontrato sua madre ad una trasmissione televisiva un anno
e mezzo fa e da allora l'abbiamo aiutato anche a diplomarsi e poi gli
abbiamo messo vicino Terry, un ragazzo che gli fa usare il computer
due ore al giorno, facendo così "respirare" la sua famiglia. Ora le
sue condizioni economiche non gli permettono di continuare gli studi.
Per questo motivo anche la Provincia ha deciso di sensibilizzare
l'opinione pubblica e i cittadini, aprendo un conto corrente alla
Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo dove è possibile spedire un
bonifico in favore di Alessandro».
Queste le coordinate bancarie:
abi 06225; cab 12186; conto corrente 06700007579K.
Accanto ad Alessandro durante la visita di Claudio Baglioni ieri
c'era la sua famiglia: la madre Annamaria e il papà Antonio, col
fratello Simone e l'infermiera del distretto, Lucia. Anche la cagnetta
Luna, uno scricciolo di "Pinzer" è stata della partita.
Una grande emozione per tutti avere Baglioni che è stato accolto da
striscioni tipo questo: "Tutto in un abbraccio - Claudio
Alessandro" oppure "Grazie Claudio per aver regalato ad Ale un
momento di gioia in una routine monotona e frustrante". Alla fine,
è proprio Annamaria a raccontare questo incontro: «È stato
fantastico, anche perché ho visto in Baglioni una persona semplice,
che non fa sentire la differenza. Credo che sia stato importantissimo
per il mio Alessandro».
Domenica, 28 Marzo
2004
BAGLIONI CANTA CON ALESSANDRO
Claudio Baglioni ha tenuto fede alla sua promessa e ieri
pomeriggio è andato a trovare Alessandro Manzella, il giovane
tetraplegico padovano in causa con un'assicurazione per un
intervento sbagliato all'Usl 9 di Treviso. Si è portato la
chitarra e ha anche cantato insieme a quel ragazzo sfortunato che
gli ha consegnato una lettera.
Domenica, 28 Marzo
2004
PADOVA Il cantautore
è andato a trovare un giovane immobilizzato per una malattia
Baglioni al capezzale di Alessandro
Padova
Claudio Baglioni, a Padova per due concerti, gliel'aveva promesso:
Alessandro aspettava il suo idolo nel letto dove è immobilizzato per una
grave malattia.«Ti porto i saluti di tanti ragazzi che ieri al palasport
ti hanno applaudito» gli ha detto prima di suonare e cantare per lui. Il
divo in tournée raccoglierà 500mila euro tramite la Sai per curare il
27enne padovano immobilizzato a letto da una gravissima malattia e
beffato anche dai giudici.
GIACON
Domenica, 28 Marzo
2004
«Ho apprezzato molto
Claudio Baglioni. Noi non pensiamo che ...
«Ho apprezzato molto Claudio Baglioni. Noi non pensiamo che un
personaggio del suo calibro possa dedicare il suo tempo ad un ragazzo
che sta soffrendo da troppi anni. Invece è accaduto. Questo ragazzo se
lo merita perché ha una serenità e una dolcezza straordinaria che sa
trasmettere agli altri. Io lo conosco da un anno e mezzo».
Il sindaco Giustina Destro è nella stanzetta di Alessandro Manzella che
la guarda senza vederla. Dietro al letto un poster di Claudio Baglioni.
Ed è stato proprio per la sua passione profonda che ieri Alessandro ha
potuto incontrare il suo idolo prima del secondo concerto al palasport
San Lazzaro. Un incontro amichevole e tenero, avvenuto sotto gli occhi
del primo cittadino e del presidente della Provincia, Vittorio Casarin.
«Ho incontrato sua madre ad una trasmissione televisiva un anno e mezzo
fa e da allora l'abbiamo aiutato anche a diplomarsi e poi gli abbiamo
messo vicino Terry, un ragazzo che gli fa usare il computer due ore al
giorno, facendo così "respirare" la sua famiglia. Ora le sue condizioni
economiche non gli permettono di continuare gli studi. Per questo motivo
anche la Provincia ha deciso di sensibilizzare l'opinione pubblica e i
cittadini, aprendo un conto corrente alla Cassa di Risparmio di Padova e
Rovigo dove è possibile spedire un bonifico in favore di Alessandro».
Queste le coordinate bancarie: abi 06225; cab 12186; conto corrente
06700007579K.
Accanto ad Alessandro durante la visita di Claudio Baglioni ieri c'era
la sua famiglia: la madre Annamaria e il papà Antonio, col fratello
Simone e l'infermiera del distretto, Lucia. Anche la cagnetta Luna, uno
scricciolo di "Pinzer" è stata della partita.
Una grande emozione per tutti avere Baglioni che è stato accolto da
striscioni tipo questo: "Tutto in un abbraccio - Claudio Alessandro"
oppure "Grazie Claudio per aver regalato ad Ale un momento di gioia in
una routine monotona e frustrante". Alla fine, è proprio Annamaria a
raccontare questo incontro: «È stato fantastico, anche perché ho visto
in Baglioni una persona semplice, che non fa sentire la differenza.
Credo che sia stato importantissimo per il mio Alessandro».
M.G.
Domenica, 28 Marzo
2004
Anche il sindaco
Destro e il presidente della Provincia Casarin in visita alla famiglia
Manzella. Il giovane è bloccato a letto da 15 anni per una cura
sbagliata
Claudio Baglioni canta a casa di Alessandro
Commovente incontro tra il cantante in tournèe a Padova e il ragazzo
paralizzato, suo grande fan
Cantano insieme "Questo piccolo grande amore". Lui è Claudio Baglioni,
il cantautore che riempie gli stadi, l'altro è Alessandro Manzella, un
giovane di 27 anni, immobile come una pietra, ma che pensa e sa ancora
sorridere, anche se per un'infezione e una cura sbagliata è paralizzato
a letto e cieco. È stato un incontro commovente quello avvenuto a casa
Manzella, dove c'erano anche i genitori del giovane, il sindaco Destro e
il presidente della Provincia, Casarin. Baglioni in concerto venerdì e
ieri sera a Padova ha donato i soldi dello sponsor ad Alessandro.I
servizi a pagina VII e nel Nordest.
27 Marzo 2004
CLAUDIO BAGLIONI, TUTTA LA VITA IN TRE
ORE
Padova, strepitoso successo E stasera si replica lo show
di Leandro Barsotti
PADOVA. Il motivo per cui la tournée
nei palasport di Claudio Baglioni sta ottenendo ovunque strepitosi
successi, è semplicissimo: «Crescendo» è un grande show. Ha tutti
gli ingredienti di uno spettacolo indimenticabile: la scelta delle
canzoni, la scenografia, l’atteggiamento dell’artista. Le canzoni
ripercorrono trent’anni di carriera unica, vera e propria storia
della musica italiana. Rispetto al tour estivo negli stadi, quello
che ha lasciato a bocca aperta ventimila persone all’Euganeo,
Baglioni spinge sull’acceleratore, tira fuori i suoi pezzi pregiati
(che sono proprio tanti) in una scaletta che mescola il vecchio e il
nuovo con fluidità, e offrendo ad un pubblico esultante
arrangiamenti magari a volte improbabili (come quello di Quante
volte, non abbastanza rispettoso della meravigliosa struttura
del brano), ma sempre energici, dinamici, dosati e suonati a
perfezione. La scenografia: ecco, questo è ciò che non ti aspetti.
E’ stato lo stesso Baglioni a progettare il palco. E’ posizionato al
centro del palasport, e cambia sempre; scendono impalcature, si
modifica in corsa l’arredamento; le luci prima di essere fari sono
lampade al neon e lampadari da cucina, ci sono stufette a gas, ci
sono divani e acquari per i pesci. E poi dicevamo che c’è lui,
l’artista a un passo dal pubblico. Un uomo di 53 anni che sorride,
gioca, scherza, ride, balla, salta, si cambia d’abito durante un
acuto, si concede tutto con una passione rara. L’abbiamo visto
ondeggiare intorno ad un palo della struttura del palco come se
fosse una ballerina di lap-dance... Geniale, imprevedibile. Claudio
Baglioni ieri al palasport di Padova non ha tradito alcuna
aspettativa. Stasera si replica, sempre al San Lazzaro
(organizzazione Zed!, ci sono ancora biglietti dalle ore 15 alle
casse del palasport) con altre tre ore di musica. «Ciò che ho
davanti è di più di quello che ho avuto già» recitava un enorme
striscione appeso dai fans. E lui, il cantautore romano che ha
gettato le àncore in decine di migliaia di cuori italiani, ha
iniziato con una cover: Yesterday. Da solo, chitarra a tracolla,
«come quando 35 anni fa ho iniziato a suonare, cantare e scrivere le
prime canzoni sognando ciò che poi si è realizzato». Chi ha
suonato da ragazzino in cantina sa bene che si comincia con le cover
e sa che la cantina è proprio come quel palco iniziale di Baglioni,
con strumenti coperti dalle lenzuola per proteggerli dall’umidità, e
magari una stufetta per scaldare le mani e la voce. Un buon pezzo di
città, compresi assessori e onorevoli e industriali vari, è arrivata
a riempire come un uovo il palasport.
Il legame con
Padova, poi, Claudio Baglioni lo sente davvero: parte del ricavato
del suo concerto verrà devoluto ad Alessandro Manzella, il ragazzo
padovano paralizzato la cui sfortunata storia ha commosso l’artista.
26 Marzo 2004
COME CRESCERE TUTTI INSIEME
di Claudio Baglioni
Ci siamo lasciati, all’inizio
dell’estate, dopo una notte esagerata di immagini, luci e suoni al
centro dello Stadio Euganeo e ci ritroviamo, in questa cangiante
prefazione di primavera, negli spazi decisamente più contenuti di un
palasport. Ma voglio rassicurarvi subito sono solo gli spazi ad
essere più contenuti, non le emozioni. Quelle, al contrario, sono
ancora più forti. Si, perché abbiamo chiesto alla musica ancora
qualcosa di più, nella straordinaria capacità di far risuonare
pensieri ed emozioni, nell’ineguagliabile potere evocativo, nel suo
saperci accompagnare - come nessun’altra cosa - in questo misterioso
e affascinante «Crescendo» che è la vita. Per questo, ho scelto di
ambientare «Crescendo» in una casa: lo spazio più intimo, più
intenso, più nostro. Quello che, più e meglio di ogni altro, parla
per noi e di noi. Sogni, bisogni, pensieri, paure, desideri,
delusioni. Ciò che abbiamo; ciò che ci manca. Ciò che è, ormai, alle
nostre spalle e ciò che ancora attendiamo di incontrare. «Crescendo»
è esattamente questo: la casa di questi trentacinque anni di musica.
Ma non solo la casa dei musicisti, dei collaboratori, dei tecnici,
di questa grande famiglia allargata che è il popolo che anima e fa
vivere un tour (e che, qua e là, fa capolino dal palco), ma la
nostra casa. Quella nella quale sono nate e risuonano le parole e le
note che ci hanno accompagnato in questo lungo tratto di strada,
«Crescendo» fianco a fianco, giorno dopo giorno. E il senso di
questo nuovo progetto è proprio in questo palco/casa che è, allo
stesso tempo, simbolo e teatro delle stagioni nelle quali questa
nostra piccola storia va in scena. Quattro piani, uno per ciascuno
dei momenti importanti che hanno scandito questo percorso: l’energia
disordinata e graffiante della «cantina», dove si respira l’emozione
sgrammaticata, ma intensissima, degli inizi; il «soggiorno» della
maturità, dove prende forma il lento lavoro di riflessione e
costruzione delle atmosfere; la «terrazza» sulla quale si
trascorrono le notti insonni che accompagnano la vigilia di ogni
gran giorno e il «palco» vero e proprio, dove - dopo quasi due ore e
mezzo di spettacolo - si libera tutta l’adrenalina e comincia lo
«show». E’ tra queste pareti, nella geometria familiare degli
oggetti che abbiamo scelto per farci compagnia e specchiarci un pò
in loro, che abita l’uomo che indossa il mio viso e risponde al mio
nome, circondato dalle note e dalle parole raccolte lungo la strada
e cucito insieme, con l’ambizione di regalare un pensiero in più,
una nuova emozione, un piccolo sogno. Ma «Crescendo» non è solo la
piccola storia della mia vicenda personale. E’ la storia di una
crescita comune, del magico cortocircuito che si crea quando la
musica che scende dal palco incontra e si fonde con quella che sale
dal pubblico. Quando attori e spettatori si danno appuntamento, per
unire la propria parte di sogno e dar vita un sogno più grande,
liberando una febbre che non somiglia a nessun’altra; che rapisce,
stordisce e non ci lascia mai così come ci ha trovati. Una febbre
che è la qualità più forte di questo incontrarsi e che - come la
nostra passione - sta ancora «Crescendo». E «Crescendo» è anche un
viaggio. Un viaggio nel passato, nel presente, nel futuro. Un
viaggio che, giorno dopo giorno, deposita in me una piccola, ma
solida, certezza: che la sua qualità migliore siano proprio i
compagni di strada. Per questo non vedo l’ora di ospitare in questa
casa i compagni di strada di Padova, per specchiarci gli uni negli
altri e scambiarci voci, occhi e pensieri. Vi avevo promesso che,
per voi, il mio cuore sarebbe stato sempre aperto, «come le grandi
sale di uno dei luoghi simbolo di questa città» e ho mantenuto la
promessa. La casa di «Crescendo», infatti, è davvero così: senza
porte, come le grandi passioni e aspetta solo di accogliere quanti
desiderano condividere il sapore autentico, intenso e appassionante
che solo certe cose fatte in casa sanno avere. «Crescendo», ancora
una volta, insieme.
2 Marzo 2004
L’INTERVISTA.
Si chiama «Crescendo» il fortunato
tour invernale dell’artista romano
«CANTERÒ PER MANZELLA»
Claudio Baglioni: «A lui una
parte del ricavato»
di Leandro Barsotti
Claudio Baglioni, dopo il grande
concerto dell’estate scorsa allo stadio Euganeo lei torna domani e
dopodomani a Padova per due spettacoli al palasport San Lazzaro
che si annunciano già “esauriti”. Eppure nel Veneto lo si è visto
molto ultimamente. Significa che il suo pubblico non è mai sazio?
«Sono sorpreso, perchè questo non
è certo un periodo d’oro per la musica, eppure il mio spettacolo
nei palasport continua ad essere richiesto in tutta Italia. Siamo
a 56 concerti, il doppio di quello che prevedavamo. Stiamo
stabilendo il record della tournée più lunga nei palazzetti
italiani».
Il concerto di Padova ha però un
sapore particolare. E’ un concerto benefico, a favore di un
ragazzo che ha una storia sfortunata.
«Sì, Padova è la prima di otto
date dedicate ad Alessandro Manzella, un ragazzo padovano la cui
storia mi ha colpito molto».
E come è nato questo progetto
solidale?
«E’ nato perchè la Sai Fondiaria
ha voluto collaborare con noi. La Sai è l’assicurazione che ha
vinto la causa contro Manzella, ma poi ha deciso di trovare un
modo per aiutarlo. Le cose belle possono nascere dalla
collaborazione di tutti. Questo progetto è nato in gran parte nel
salotto di Maurizio Costanzo, ma poi c’è stata un’attenzione forte
dei media verso la storia di Alessandro. Quando abbiamo pensato di
aiutarlo, abbiamo trovato una formula vincente: la
sponsorizzazione al mio concerto della Sai Fondiaria sarà in parte
girata alla famiglia del ragazzo. Rispetto a tante storie che
finiscono male questa è una storia di controtendenza».
Incontrerà Alessandro Manzella
durante questo breve soggiorno padovano?
«Ho intenzione di incontrare
Alessandro sabato mattina. La sua è una storia forte, dolorosa e
coraggiosa, io sto solo cercando di stargli vicino».
Perchè il suo nuovo show si chiama
«Crescendo»?
«E’ un titolo nato citando il
termine musicale, quando la musica si fa sempre più forte e va
verso il culmine. Ma è un crescendo anche umano perchè racconto
36-37 anni ormai di storia, le canzoni seguono una dietro l’altra,
racconto la mia storia di artista, che comincia da una cantina per
poi passare alle stanze di una casa, e poi salire sulla terrazza e
sul tetto... Ho disegnato un palco fatto come una casa, e l’idea
mi è venuta perchè noi artisti passiamo più tempo nei camerini dei
teatri che non in una vera casa. Allora in un certo senso invito
le persone in questo spettacolo che è diventato quasi casa mia».
Casa, famiglia, affetti. Sono
concetti che tornano spesso nelle sue canzoni, e inevitabilmente
anche nei suoi pensieri.
«Tutti tendiamo sempre ad
allontanarci da ciò che abbiamo, c’è sempre qualcosa che ti spinge
ad andar via, qualcosa che somiglia alla fuga da ciò che hai, però
le cose che cerchi in giro te le ritrovi vicino. I tuoi affetti,
il tuo nucleo familiare, le persone che più ti conoscono e più ti
vogliono bene: se non altro per ripartire nuovamente».
Partire, tornare... Dopo il tour
partirà per una meritata vacanza?
«Vorrei andare sul Mar Rosso,
fare delle immersioni, rilassarmi».
E scrivere brani nuovi?
«Forse, anche. Vorrei provare a
scrivere canzoni per altri artisti, finora non l’ho mai fatto».
Ha un ricordo della sua famiglia, di
suo padre per esempio?
«Quando mi portò la prima volta
allo stadio, all’Olimpico. Giocava la Roma, anche se mio padre
tiene per la Lazio. Fu così, guardando quella partita, che io
diventai romanista».
E il calcio lo segue ancora?
«Certo, come tutti gli italiani.
Vado anche allo stadio qualche volta, più spesso seguo le partite
importanti alla televisione».
Anche l’ultimo derby romano sospeso
e ora oggetto di molte polemiche?
«Il calcio ovunque ha preso
dimensioni assolutamente esagerate, ciò che avviene nel pianeta
calcio non è ammissibile da altre parti, pare che nello stadio
tutto sia giustificato. Prima o poi finirà. Il calcio non è più
uno sport, non c’è cultura sportiva, non c’è tolleranza. Saper
perdere è importante, invece. Ma il derby di domenica scorsa mi ha
messo anche un po’ di angoscia».
Angoscia dovuta a che cosa?
«Al fatto che così tante persone
non credessero alla versione ufficiale delle forze dell’ordine.
Questo è drammatico, si è perso di vista il concetto della fiducia
verso la pubblica sicurezza. E’ una vergogna che esteticamente lo
stadio debba essere pieno di reti, di cani e coccodrilli per
tenere i tifosi lontani... In Inghilterra i tifosi sono sul campo,
ed è bellissimo: non so perchè da noi non ci sia la volontà
politica, civile e sportiva affinchè il calcio sia considerato uno
sport, uno spettacolo, non un teatro di guerra».
Ha citato la parola guerra, ed è
inevitabile pensare al periodo storico che stiamo vivendo: guerre,
ma anche feroce terrorismo e paura diffusa. Lei, da osservatore
del mondo, che idea si è fatto di questi anni di conflitto?
«Noto che cresce la cultura del
sospetto reciproco, vedo che c’è una pericolosa lotta tra civilità.
Non si accetta l’altro o il diverso, nemmeno chi ha culture
differenti. Ma così non si va da nessuna parte, si alimenta la
diffidenza, la paura verso chi arriverà. Evidentemente ci sono
delle leggi economiche che passano sopra le nostre teste, e
nemmeno si capiscono. Fino al 1990 c’era la lotta tra un’idea
politica e un’altra, oggi si ha la percezione di essere confusi,
di non sapere mai quale sia l’obiettivo di una parte o di
un’altra».
Questo è il Baglioni pessimista?
«Io sono una persona che verso il
futuro mi pongo sempre in modo ottimista, il futuro è ciò per cui
viviamo, e dobbiamo crederci. Però sono ancora pessimista per
questo presente che non capisco. Mi auguro che arrivi un orizzonte
nuovo. Siamo tutti alla ricerca di qualcosa, speravamo nell’inizio
del nuovo secolo, ma non è successo niente, anzi, sono successe
cose che non avremmo mai voluto vedere».
Il Baglioni sorridente e ottimista
lo vedremo al palasport San Lazzaro?
«Oggi ci trattano tutti come
numeri, come percentuali, come audience. Allora nel concerto
cerchiamo di guardarci in faccia, di comunicarci qualcosa come
persone. Questo mio concerto ha avuto un suo passaparola, è
semplice e particolare, è dinamico, si vede bene e si ascolta
bene. E’ un concerto che mi sorprende e mi diverte ogni volta, e
quindi non posso che viverlo con ottimismo».
Quando ha iniziato la sua carriera,
però, non sempre dimostrava ottimismo per il futuro artistico...
«Ho passato momenti difficili,
come tutti. Forse di più negli anni Settanta».
Era un personaggio insolito in quel
periodo: c’erano i cantanti tradizionali e c’erano i nuovi
cantautori in gran parte politicizzati. Lei non era nè una cosa nè
l’altra. Cos’era?
«Ero un lupo solitario, in
effetti. Non ho mai avuto tessere di appartenza a questa congrega
o all’altra. Sono un irregolare, quindi in quegli anni vivevo con
un senso a volte di difficoltà. Non essere catalogato crea crisi
di identità, uno si sente un lupo solitario. Però adesso sono
contento che sia andata così».
E adesso come si sente? Ancora lupo
solitario?
«Mi sento un artista autonomo e
libero, come dovrebbero essere tutti gli artisti del mondo. Un
artista è un cittadino che ha una voce forte. Credo di essere
questo».
25 Marzo 2004
La Storia
PARALIZZATO DOPO L’INTERVENTO IN
OSPEDALE
Alessandro Manzella ha 27 anni.
Rimase totalmente paralizzato in seguito ad un intervento per
l’asportazione di un medulloblastoma avvenuto 15 anni fa
all’ospedale di Treviso. Manzella ha fatto causa all’ospedale, ma
l’ha persa. A condannarlo, ulteriore crudele beffa del destino, la
mancanza di una sua firma sugli atti. Questo malgrado sia
tetraplegico. Sul piatto della bilancia si sono a lungo sfidati da
una parte la giurisprudenza con le sue regole ferree che impongono
la procura notarile per autenticare l’adesione ad una causa in cui
il ricorrente sia soggetto ad impedimenti, dall’altra il buonsenso
di restituire serenità ad una famiglia distrutta. «Ricominceremo
daccapo», sostenne qualche tempo fa la mamma di Alessandro,
Annamaria Manzella. Del resto uno dei problemi che rende questo
caso così difficile è la mancanza di precedenti specifici, dato
che non si era mai posta la necessità di ottenere la procura
notarile per un tetraplegico; mentre in altre situazioni in
presenza di disabili ci si basa sul rapporto fiduciario. Il caso
Manzella è stato seguito da molti organi di informazione. Adesso
Claudio Baglioni ha deciso di aiutare con i propri concerti il
ragazzo padovano.
24 marzo 2004
Intervista di Giò Alajmo a Claudio Baglioni
“Il tour "Crescendo" del cantautore romano è oggi al Palasport di
Pordenone e venerdì e sabato a Padova
Nella città virtuale di Baglioni
Ultimi concerti mentre il suo sito internet è stato completamente
rinnovato
Claudio Baglioni è di nuovo a Nordest. Il suo tour infinito che gli è
costato una ferita alla gamba, con il palcoscenico a
tre piani mobili, è ancora in giro e sarà ospitato stasera dal palasport
di Pordenone e venerdì e sabato dal San Lazzaro di
Padova: «È il più lungo tour che abbia mai fatto - dice il cantautore
romano - e credo il più lungo mai fatto nei palasport,
perchè quando finiremo, l'8 aprile, avremo collezionato 56 date.
D'altronde l'avevo intitolato "Crescendo" e infatti è
cresciuto settimana dopo settimana aggiungendo date su date».
E ora come va?
«Siamo vivi. È stato un tour fortunato perchè alla fine si è creato un
clima interno buonissimo, pure avendo rischiato di
cambiare tutta la band e partire senza troppe prove. C'è sempre più
spazio per le improvvisazioni, c'è un casino generale, e
la casa ormai tutti quello che girano con me in un lungo medley con 38
canzoni. Diciamo che dopo 50 concerti le prove
generali finalmente sono finite! Ho anche capito che per quante prove
fai, il momento dal vivo, davanti al pubblico, è
un'altra cosa. Il consuntivo è positivo anche in termini di acustica.
Temevo molto per il suono invece è andata bene un po'
ovunque. Quindi anche la solita lagna sulla mancanza di spazi
continuerà, ma abbiamo visto che pian piano anche nei palasport
si può fare musica».
Che ne fai di questo tour?
«Vorrei farne un dvd. Perchè ci sono molti altri percorsi oltre il
concerto che la gente non ha visto. Ho registrato tre
interi spettacoli e altre parti extra, e poi credo ogni giorno di più
nel dvd, sperando che risollevi i destini della musica
registrata per rimpolpare rapporto fra fruitori e compositori. Il dvd
risponde più del cd alle esigenze artistiche. È in
grado di ospitare di più e offre anche ciò che ormai sembra
irrinunciabile: l'immagine».
Non sei ancora arrivato all'idea di vendere il cd del concerto alla fine
dello spettacolo?
«L'hanno sperimentato in America ed è un'idea interessante. La
possibilità di portare a casa il documento di ciò che hai
appena visto è un richiamo forte. magari bisognerebbe assoldare un
gruppo di "pirati" con tutte le loro macchine già pronte.
Ma ogni idea è buona. La fine della discografia come la conosciamo è
dovuta anche all'arcaicità del prodotto e della
proposta discografica. In un'industria comunicazione che ha galoppato
veloce, i discografici sono ancora con le armi
spuntate. Si dovrebbero lanciare in avanti».
Oltre la polemica con Sanremo?
«Di Sanremo non se ne può più. Del festival non ho visto niente, ma ho
scoperto che lo vedi più dalle altre trasmissioni che
la sera in diretta. Questo conferma che Sanremo non è più un avvenimento
musicale ma neanche più un fatto televisivo. E poi è
curioso il colpo di coda per cui ciò che hanno contrabbandato come
innovazione viene premiato la sera in cui fa revival. Ma
trovo sia inevitabile che il Festival per funzionare debba essere sempre
uguale a se stesso. Non è pensabile trovare altri
argomenti all'interno dello schema. O ti inventi tutta un'altra cosa o è
impensabile mescolare le carte. Il fatto è che
Sanremo è per tv è come un disastro ferroviario per un Tg. È una merce,
un pretesto per vendere altro»
Del "controfestival" di Mantova che opinione hai?
«L'ho seguito poco, ma secondo me è stato un tentativo coraggioso. Non
tanto di contrapposizione a Sanremo, perchè gli unici
autorizzati a farlo sarebbero stati i discografici che hanno rischiato
molto perchè se il festival avesse avuto successo
sarebbero andati a casa tutti, quanto per il tentativo di creare uno
spazio diverso per la musica. L'iniziativa di Mantova,
se corroborata e depurata delle sua valenze politiche, potrebbe
diventare stabile».
Cosa serve alla musica oggi?
«Spazi nuovi da recuperare. Non solo fisici ma anche nella nostra testa.
Credo che nessuno sia esente dall'effetto trascinamento
che porta tutti a rifare le stesse cose. Ho la sensazione che questo
mestiere sia diventato un grande loop, un circolo
vizioso. Dovremmo affrontare le cose con più coraggio, cercare nella tv
un ambito propositivo per la musica, ricominciare a
lavorare con le radio in termini di proposte differenziate, anche se
radio commerciali hanno ormai preso una strada propria e
non so quanto possano essere attente a certi discorsi diversi».
Le radio ormai difficilmente propongono qualcosa di diverso dai propri
schemi consolidati...
«Uno dei principali distruttori dell'industria disco è stato la mancanza
di una cultura che desse alla musica e al disco il
giusto valore, non solo in Italia ma in Europa. Il disco è ancora
considerato un lusso e paga l'iva cinque volte più del
libro. Forse noi vecchi del mestiere dovremmo essere un po' meno
egocentrici e creare una tavola rotonda di "cavalieri della
musica" dove si dia spazio a talenti emergenti. Ci vuole più coraggio.
Togliere tutta la plastica che riveste il mestiere. A
volte siamo diventati anche una parodia di noi stessi. Dobbiamo andare
avanti».
Tra le novità che ti riguardano, c'è il tuo sito internet completamente
rinnovato graficamente. Praticamente si accede a una
specie di città con i suoi luoghi, gli spazi dedicati e gli archivi a
tema. Te l'ha creato il tuo staff mentre eri in tour?
«È mia l'idea! È tutta mia... - protesta ridendo Baglioni - È un modo
per umanizzare il sito, per mettere insieme tante cose
in modo nuovo, uscendo dalla solita logica dell'archivio, dell'elenco»
Cos'è "Patapan", la città virtuale in cui entri accedendo al sito?
«Invece che organizzare il sito per caselle, cerco di raccontare la mia
attività di oggi e la storia di quello che ho fatto
attraverso una mappa di una città, "Patapan", che è il suono che davo al
mio galoppo da bambino, una parola magica personale.
In questa città fantastica e senza tempo, ci sono le varie attività, il
cinema dove trovi cose che posso aver fatto o che mi
riguardano, come la mia prima apparizione in un film tv, tanti anni fa».
Cioè?
«Feci la parte di un giovane hippy pacifista che canta con la chitarra
nel film "Il caso Majorana". Invece allo stadio della
città trovi i miei concerti negli stadi. È una mappatura della mia
attività, anzi, delle mie tante attività. Fra un po' c'è
l'idea di aggiungere anche una radio via internet».
Dopo il tour che progetti hai?
«Andare in vacanza per un po', sott'acqua, a fare immersioni. Voglio un
po' di silenzio. Poi vorrei fare una cosa nuova. O
scrivere canzoni che non canterò o cantare canzoni che non ho scritto.
La prima idea mi piace molto. L'unica volta che ho
fatto l'autore puro, per altri, è stato per Mia Martini nei primi anni
'70. Poi non ho mai scritto più niente. Anche perchè
sono sempre stato disgustosamente autoreferenziale nelle mie canzoni. Mi
piacerebbe provare a fare qualcosa per altri».
Dopo il tour infinito, qualche altro appuntamento estivo è previsto?
«Mi piacerebbe fare due o tre cose strane, inventare appuntamenti
strani, tipo suonare di notte, interpretare certi luoghi.
Ma questo mi è venuto in mente solo perchè una volta una cena è finita
alle 7 del mattino e vedendo la spiaggia e il sole che
nasceva mi sarebbe piaciuto suonare in quel momento. L'anno scorso ho
suonato sulla spiaggia di Lampedusa e mi è piaciuto
parecchio. Vorrei tentare una cosa di questo tipo. Anche per i dischi,
se il mercato continua a soffrire così, forse
diventerà anche più facile fare dischi. Potrebbe nascere voglia di fare
progetti più ridotti, con una big band, un ottetto
archi, o provando a muoversi su territori monotematici, più ristretti.
Chissà».
Musica/ Dopo lo show allo stadio
Euganeo, torna venerdì e sabato al palasport
Doppio Baglioni al San Lazzaro
Mercoledì
24 Marzo 2004
PADOVA - Dopo quella magica notte della scorsa
estate, quando l’intero stadio Euganeo cantò con lui fino a notte
fonda, Claudio Baglioni (a sinistra) ritorna a Padova.
Venerdì e sabato il cantante romano sarà al palasport San Lazzaro
alle 21 per proporre vecchi e nuovi successi, sperando che le
canzoni che lo hanno reso grande non siano relegate nel solito
medley. Decisamente troppo poco per chi - legittimamente - paga il
biglietto anche (per non dire solo) per sentire quei brani con cui
tantissimi sono cresciuti. Biglietti da 23 a 42 euro più diritti di
prevendita. Info 049-8644888. (G.S.)
TORNA CLAUDIO BAGLIONI CON «CRESCENDO»
PADOVA. Poche presentazioni per un graditissimo ed attesissimi
ritorno, peraltro preannunciato dallo stesso protagonista in occasione
della seconda data padovana di Fiorello. E? dunque ufficialissimo,
Claudio Baglioni dopo il successo estivo all?Euganeo dello scorso 23
giugno, ritorna a cantare a Padova con la sua nuova produzione «Crescendo
Live 2004». La data è quella di venerdì 26 Marzo alle ore 21, e il
concerto sarà al Palasport San Lazzaro. Un evento in grande stile con
un palco posizionato proprio in pieno centro parterre, per permettere la
visibilità in ogni ordine di posto. Tre ore di grande spettacolo (è
uno degli artisti che più ama spettacolarizzare i propri tour) e di
grande musica con rivisitazioni di vecchi e nuovi successi nel suo
immenso repertorio. Per questo appuntamento sono disponibili quattro
ordini di posti: Platea primo settore a 42 euro; Platea secondo settore
a 37 euro; Tribuna numerata a 32 euro; Posto unico in tribune frontali a
23 euro (esclusi d.p. ed eventuali commissioni bancarie ed online).
Caccia al biglietto: prevendite presso gli sportelli della Cassa di
Risparmio di Padova e Rovigo, Unicredit, Virgin Megastore. Claudio
Baglioni ha ottenuto un successo strepitoso poche settimane fa al
palasport di Villorba di Treviso. Questo concerto è organizzato dalla
Zed! (049-8644888) in collaborazione con il nostro giornale.
18/11/2003
Prove aperte per gli Associati Con riferimento all'oggetto si
comunica che per tutte le date del Tour "Crescendo"
2003/2004 di Claudio Baglioni, a tutti i soci in regola con
l'iscrizione all'Associazione Culturale ClaB, è riservata
l'entrata anticipata per assistere alle prove dei concerti.
Pertanto l'ingresso è previsto alle ore 17:00 presso i
cancelli contraddistinti dal cartello "Ingresso ClaB",
dove sarà necessario esibire la tessera ClaB, un documento
d'identità e il biglietto valido per il concerto in programma
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