ANSA
1 Giugno
Partita del
cuore: show di Maradona: Cantanti e calciatori a Milano per
aiutare i bambini (ANSA)-ROMA, 31 MAG-Richard Gere, Maradona,
Sheva: sono solo alcune delle star della 14/a Partita del cuore
tra la nazionale cantanti e il Golden Team for Children. Ad
arbitrare il match, finito 6-5 per i cantanti, Paparesta. I
bambini saranno i destinatari delle migliaia di euro raccolti
grazie ai 50mila biglietti, agli sms e alle donazioni. 'E' una
bella gara per aiutare gente che ha bisogno' dice Maradona.
Presenti anche Ramazzotti, Ruggeri, Morandi, Baglioni, Chechi,
Maldini, Vialli, Zola, Inzaghi, Toldo, Gattuso.
CASINO'
VENEZIA 31 Maggio 2005
La stagione estiva al Casinò di
Venezia
Gloria Gaynor, Fossati, De Gregori, Vanoni,
Baglioni e Pausini tra gli ospiti
Prende il via la quinta edizione della rassegna estiva Casinò Giardino
all'Arena spettacoli di Venezia. Ad inaugurare il ricco
cartellone sarà Gloria Gaynor, la regina del soul, in antemprima
nazionale.
Invece a Ca' Vendramin Calergi, sede storica della casa da
gioco, inaugurerà la manifestazione il 3 luglio Ivano Fossati.
Successivamente sarà la volta dei Manhattan Transert (6 luglio),
Ornella Vanoni (19 luglio) e Peter Cincotti (29 luglio) che
chiuderà il mese con la sua esibizione. Il primo agosto sul
palco del bellissimo giardino sul Canal Grande performance di
Giorgia e poi di Noa e Solis String Quartet (8 agosto).
Ferragosto all'insegna del divertimento con Francesco Paolantoni
e una settimana dopo, il 22 agosto, spazio a Wayne Shorter
Quartet, per chiudere il 30 agosto con una novità estiva
assoluta a livello nazionale,
Claudio Baglioni.
Grandi nomi anche nella sede di Ca' Noghera.
Dopo la grande apertura affidata a Gloria Gaynor, il 16 giugno
sul palco dell'Arena sarà Giorgio Conte. Il 6 luglio si riprende
con Laura Pausini e il 15 spazio ai Take 6.
Grande chiusura a luglio con il concerto di Miriam Makeba (26
luglio). Agosto apre con il concerto di Max Gazzè e Paola Turci
(4 agosto) e il 12 altra coppia, Daniele Silvestri e Mario
Venuti. Il 25 agosto, prima del gran finale, la festa di
compleanno della sede di Ca' Noghera e poi, il 31 agosto
Francesco De Gregori.
LA
PROVINCIA DI COMO 31 Maggio 2005
live Il
cantante a Campione il 16 giugno.
In cartellone
Spagna, Frassica, Mal Baglioni
si mette in gioco al Casino
Campione d'italia
Claudio
Baglioni, Spagna, Mal e Nino Frassica i
nomi più celebri per il prossimo giugno nell'imminente
cartellone mensile di spettacolo al Casinò di Campione.
Il mese di maggio nel Salone delle Feste, come già annunciato,
termina con le ospitate, stasera alle 20.30, di Valerio Merola,
Mascia del «grande fratello», Dj Ringo e Patti Lago. Ottimo
inizio, giovedì 2 giugno, con la bresciana Irene Fargo, eterna
promessa sanremese, ora ben più realizzata cantante ed attrice
in musical e pièce teatrali. Pino Campagna, mattatore di Zelig,
e Roberto De Marchi da Colorado Cafè i comici in programma
rispettivamente venerdì 3 e sabato 4. Luisa Corna non è solo
affascinante femmina da salotto, talk show o varietà, ma anche
eccellente cantante: primadonna in un concerto tutto suo martedì
7. Il sempreverde Paul Bradley, in arte Mal, con i suoi successi
nostalgici e i freschi resoconti da La Fattoria, di scena
giovedì 9. Il gruppo di flamenco Simon Besa venerdì 10 giugno e
il concerto di Marcella Bella sabato 11. Ancora commensali
“illustri” martedì 14: le soubrette Susanna Torretta, Gioia,
Arca e il presentatore Paolo Limiti.
Il mese
culminerà giovedì 16 con il concerto di Claudio Baglioni,
seguito dal cabaret di Nino Frassica sabato 18. La presentazione
dell'85°gara ciclistica delle «Tre Valli Varesine» avrà il
commento musicale, domenica 19, di Memo Remigi. Ancora cabaret
da Zelig con Sergio Viglianese venerdì 24, ospite il balletto
Show Me Paris, mentre Spagna sarà on stage sabato 25.
Concluderanno il mese martedì 28 le affascinanti veejays di MTV
Kris & Kris, lo showman Marco Balestri e ancora Dj Ringo. Per
informazioni: 00.41.91-640.11.11 oppure via e-mail: marketing@casinocampione.ch.
Ingresso e cena di gala franchi svizzeri 130. Spettacoli il
sabato e festivi sfr 150. Alessandro Casellato
Sorrisi
e Canzoni
TRE ORE CON
BAGLIONI (E SORRISI)
Per i fan di Claudio Baglioni (54) "Sorrisi" esce in edicola la
prossimasettimana con il Dvd "Tutto in un abbraccio" (12,90 euro
in più): oltre tre ore di un concerto-spettacolo registrato allo
Stadio Olimpico nel 2003. Al centro del prato , attorniato da
musici, orchestrali, ballerini e acrobati, Baglioni canta il
meglio del suo repertorio (29 brani più un medley di 13
canzoni). Intanto, il 6 giugno Sky (canale 109) trasmette lo
show di Baglioni "Crescendo e cercando" (alle ore 21)."
Il Gazzettino
(Padova)
Domenica, 29 Maggio 2005
PADOVANO DI SUCCESSO
Il ballerino e coreografo Etn nel videoclip di Paola & Chiara (M.M.)
Forte del successo del suo musical "Dream Street", che
nell'ultima tappa a Vicenza ha concluso il tour veneto con
l'ennesimo tutto esaurito, il ballerino padovano Etn è tornato
ad unire il proprio nome a quello degli artisti più conosciuti.
Ultima fatica in termini
televisivi è stata la partecipazione al nuovo video "Fatalità"
di Paola e Chiara.
Intanto Etn è volato a Budapest dove oggi sarà protagonista allo
Sport Arena del mega spettacolo "Time E-Show" al fianco di
*Claudio Baglioni*, Biagio Antonacci, Alexia, Cesare Cremonini,
Paola Cortellesi, Edoardo Bennato e Luciana Littizzetto.
http://www.marchexpo.it 25 Maggio
MUSICULTURA ALLO SFERISTERIO PER LE FINALI (26/05/2005)
Elisa Amistadi (TN), Caraserena (RM), Compagnia D’Encelado
Superbo (SR), Pier Cortese (RM), Simone Cristicchi (RM), Fabula
Rasa (BA), Carlo Alberto Ferrara (RM), I Beatipaoli (PA). Sono
loro gli otto vincitori della XVI edizione del Festival
Musicultura che, assieme a tanti “colleghi” illustri della
musica e della parola, saranno i protagonisti del Festival della
Canzone Popolare e d’Autore C’è attesa per vedere all’opera le
otto giovani promesse. La vetrina di Musicultura offre loro un
terreno credibile per mettersi alla prova e la chance di
segnalarsi presso il grande pubblico, come già accaduto in
passato con altri vincitori come Pacifico, Povia, Avion Travel,
Gian Maria Testa, Amalia Grè, Patrizia Laquidara...
IL CONCORSO
Il percorso che ha condotto alla scelta degli otto vincitori è
stato lungo e articolato. Dopo l’esame di 1176 canzoni e una
fase di scrupolose audizioni live, Musicultura ha individuato 16
finalisti, le cui proposte sono state sottoposte al vaglio del
Comitato Artistico di Garanzia e contemporaneamente affidate
alla valutazione di un pubblico vasto e composito (radiofonico,
della carta stampata, della rete), espressione di modalità
variegate di approccio alla musica. Per due mesi gli ascoltatori
di Radio 1 Rai (con i programmi “Musica Village”, “Ho perso il
trend”, “Zapping”, “Demo” e “Stereonotte”) i lettori del
RadiocorriereTV e gli utenti di Internet hanno ascoltato ed
espresso le proprie preferenze in merito ai 16 brani finalisti.
Battuto ogni precedente record di partecipazione al voto: oltre
120.000 sono stati a titolo di esempio i contatti registrati col
televoto su Radio 1Rai; 180.000 i voti in internet). Le sedici
proposte che si sono confrontate con tanto seguito per oltre due
mesi, saranno raccolte in un CD, curato da Musicultura col
sostegno della Camera di Commercio di Macerata, in uscita nei
giorni del festival con distribuzione Delta.Tra gli otto
vincitori, i Caraserena e i Fabularasa sono stati designati dal
pubblico di Radio 1 Rai, Carlo Alberto Ferrara dai lettori del
RadiocorriereTV, la Compagnia d’Encelado Superbo ha primeggiato
nel voto on line, Simone Cristicchi, Pier Cortese, I Beati Paoli
ed Elisa Amistadi sono stati scelti a insindacabile giudizio del
Comitato Artistico, in questa edizione così composto: Claudio
Baglioni, Edoardo Bennato, Samuele Bersani,Carmen Consoli,
Tiziano Ferro, Max Gazzè, Dacia Maraini, Gianna Nannini,
Pacifico, Gino Paoli, Elio Pecora, Fernanda Pivano, Vasco Rossi,
Michele Serra, Daniele Silvestri, Sandro Veronesi, Antonello
Venditti, Federico Zampaglione
Le otto proposte si esibiranno all’Arena Sferisterio con le
modalità seguenti: quattro giovedì 23 giugno, quattro venerdì 24
giugno; le due proposte più votate di ciascuna serata si
contenderanno nella serata finale di sabato 25 giugno, il primo
Premio assoluto di 20.000,00 euro e la Targa della critica
(5.000,00 euro) offerta dalla Camera di Commercio di Macerata.
Ogni artista proporrà due brani e, se vorrà, potrà presentare e
spiegare al pubblico il proprio lavoro. A decidere l’esito della
“gara” concorreranno gli spettatori dell’Arena Sferisterio, il
voto telefonico dei radioascoltatori e le indicazioni di una
giuria di giornalisti. Saranno assegnate anche le borse di
studio “Università della Marche – Università delle armonie”,
“Imaie” e “Siae”, ciascuna del valore di 2.500,00 euro,
rispettivamente per la miglior parte letteraria, la migliore
interpretazione e la migliore musica.
GLI OSPITI
Protagoniste indiscusse della tre-giorni di Musicultura saranno
la musica, la parola, la voce, per uno spettacolo in bilico tra
ricerca e tradizione, aperto alla contaminazione di codici
espressivi diversi. E’ aderendo a questo spirito che i tanti
ospiti porteranno la loro testimonianza sul palcoscenico
dell’Arena Sferisterio. Tra i protagonisti della serata di
giovedì 23 ci saranno Ivano Fossati - per la prima volta al
festival, dove per il suo speciale contributo artistico alle
sorti della forma canzone sarà tra l’altro premiato dai rettori
delle Università di Camerino e di Macerata –, Antonella Ruggiero
in versione Big Band, Enzo Avitabile & Bottari, Morgan e
Fernanda Pivano, che insieme rivisiteranno “Non al denaro, non
all’amore, né al cielo”, l’opera di Fabrizio De Andrè ispirata
da “Spoon River” di Edgar Lee Masters; venerdì 24 andranno in
scena Edoardo Bennato, Povia e Gian Maria Testa (entrambi già
vincitori di Musicultura), Dacia Maraini; sabato 25 sarà la
volta di Massimo Ranieri, Noa, Teresa De Sio con Rais, Sergio
Cammariere e dei poeti Marco Palladini ed Elio Pecora.
Confermate anche la presenza di Giorgia e quella dei Cousteau,
alla prima uscita italiana con la nuova produzione. Come è
consuetudine al festival, non mancheranno sorprese dell’ultimo
minuto.
Tra le iniziative pomeridiane, AFI, IMAIE e SIAE presenteranno
"Rispettiamo la Creatività" la campagna per le scuole sul valore
della musica e dei suoi protagonisti promossa dall' European
Music Copyright Alliance. “Musicultura: Festival della Canzone
Popolare e d’Autore “ è realizzato col sostegno del Comune di
Macerata, della Provincia di Macerata, della Regione Marche, del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Camera di
Commercio di Macerata. In una nota il presidente della Provincia
di Macerata ha voluto sottolineare come “il Festival della
canzone popolare e d’autore è oggi un grande patrimonio di tutta
la comunità provinciale. Dal connubio fra musica e poesia è nata
e si è sviluppata con successo un’iniziativa che parla ai
giovani e permette di intercettare nuove tendenze artistiche e
musicali. La sua originalità, unita alla qualità del concorso,
ha prodotto negli anni una vasta eco a livello nazionale, sia a
favore del Premio stesso, sia a vantaggio dell’immagine
complessiva del territorio che ne è la “culla”.
ADN
KRONOS 24 Maggio
Grandi nomi
della musica e della letteratura italiana si esibiranno il 23,
24 e 25 giugno 2005 nella fase conclusiva della XVIª edizione
di Musicultura , già Premio Recanati, l'appuntamento annuale
con la musica popolare e d'autore. Ivano Fossati, Claudio
Baglioni, Edoardo Bennato, Massimo Ranieri, Noah, Antonella
Ruggiero, Sergio Cammariere, Povia, Gian Maria Testa, Enzo
Avitabile & Bottari porteranno la loro musica e la loro voce
sul palco di Musicultura, mentre saranno Dacia Maraini, Fernanda
Pivano, Elio Pecora, Marco Palladini e Alda Merini i
protagonisti dello spazio letterario della rassegna. L'edizione
2005 del Festival è caratterizzata da importanti novità. La
principale riguarda il titolo del premio che si riappropria
della sua denominazione originale: Musicultura Festival della
canzone popolare d autore. Inoltre, le serate finali della
manifestazione non si terranno più nella bocciofila di
Recanati, bensì nella suggestiva cornice dell Arena Sferisterio
del capoluogo Macerata.
Musica:
baglioni, in uscita il primo best in spagnolo
L’estate latina dei big della canzone italiana. Dopo
l’annuncio del club mix di Patty Pravo di “Pensiero
stupendo”, arriva anche la versione spagnola di Claudio
Baglioni. Il musicista romano, che ha raggiunto il 24esimo posto
nelle hit spagnole con la raccolta “Todo Baglioni grandes éxitos,
en español”, mettera’ in circolazione il disco anche in
Italia.
Sorrisi
e canzoni
Sul canale 109
di Sky arrivano Claudio Baglioni e Francesco de
Gregori. Il primo sara' protagonista il 6 giugno
di Crescendo e cercando uno speciale ispirato al suo ultimo
(omonimo) album; il secondo, in occasione della partenza del suo
toiur, presentera' il 20 giugno il suo ultimo lavoro "
Pezzi "
Il
Messaggero Venerdì 13 Maggio 2005
Baglioni in
concerto con la banda dell’Arma di MARIA SERENA PATRIARCA
L'appuntamento è certamente fra i più ghiotti nel calendario
musicale della primavera romana. Non c'è da stupirsi, dunque,
che in 2.800 ieri sera abbiano affollato la sala Santa Cecilia
dell'Auditorium Parco della Musica, per non perdersi il concerto
della Banda dell'Arma dei Carabinieri che, quest'anno, è stato
impreziosito da una guest star d'eccezione: Claudio Baglioni ,
per la gioia di generali e dintorni. A presentare lo spettacolo,
che ha aperto ufficialmente le celebrazioni del 191° Annuale
della Fondazione dell'Arma, è la biondissima Antonella Clerici
, che sfoggia per l'occasione uno smoking rosso con top
paillettato, stile "grand soirée". A fare gli onori
di casa sono il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri
Luciano Gottardo e il vice comandante Roberto Santini e il Capo
di Stato maggiore Elio Toscano. Nel parterre de roi ci sono
anche il ministro della Difesa Antonio Martino , il presidente
della Regione Piero Mar razzo , uno stuolo di generali di Corpo
d’armata e volti dello spettacolo come Giancarlo Magalli e
Vincenzo Crocitti . I 102 orchestrali, diretti dal tenente
colonnello Massimo Martinelli e reduci da un'applauditissima
tournée in Giappone, incantano il pubblico con classici di
musica sinfonica, melodramma e musica leggera. Ma è sulle note
dal vivo di "Avrai", interpretata in maniera
struggente da Baglioni, che si scatena il delirio, soprattutto
fra gli spettatori più giovani. Il cantante (figlio, tra
l'altro, di un maresciallo dei carabinieri e cresciuto a stretto
contatto con l'ambiente delle caserme dell’Arma) si
sbizzarrisce con i cavalli da battaglia del suo repertorio
vecchio e nuovo. Non c'è che dire: un inizio trionfale per le
celebrazioni dell'Annuale, che si concluderanno l'8 giugno con
la Festa dell'Arma in piazza di Siena, alla presenza del
presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Il
Tempo 13
Maggio 2005
Anche Baglioni
festeggia la Banda dei Carabinieri OLTRE cento i musicisti
saliti sul palco della Sala Sante Cecilia del Parco della Musica
in viale De Coubertin 30. La Banda dei Carabinieri al completo
che - tornata di recente da una tournée in Giappone dove ha
spopolato - è salita sul palcoscenico dell’Auditorium per
eseguire pezzi di musica, preferibilmente classica. E se la
Banda dei Carabinieri ha fatto molto, trascinando il pubblico
con una cascata di note, la ciliegina sulla torta è stata
Antonella Clerici, vera presentatrice-direttrice d’orchestra
dell’intera serata. A rompere la linea di spartiti e note
classicheggianti Claudio Baglioni. Il cantautore, pianoforte e
microfono alla mano, ha regalato alla platea alcune perle della
propria carriera. Ad applaudirlo? Una prima fila di eccezione:
dal comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Luciano
Gottardo ad Antonio Martino, il ministro italiano della difesa,
fino ad arrivare al presidente della Regione Lazio Piero
Marrazzo, che sembra ormai aver sancito il proprio connubio tra
la Regione Lazio e il Parco della Musica.
Il
Tempo 13
Maggio 2005
Baraonna per
pochi intimi Serate di musica al club DOPO aver calcato i palchi
dei più famosi teatri ed aver accompagnato nelle diverse piazze
italiane Claudio Baglioni, ora i Baraonna cercano nella capitale
un contatto diretto con il pubblico romano. La loro stagione si
è aperta al Teatro Sistina e all'Auditorium, con la
partecipazione al musical di Pino Insegno «Insegnami a sognare»
per poi proseguire, con la stessa compagnia, nello spettacolo
musicale «Buonasera buonasera», prima al Parioli e tuttora in
tour nazionale. Ora i Baraonna si concedono una dimensione più
intimista: una serie di concerti nei music club, dove il
contatto con il pubblico è più intenso e raccolto. In scena le
4 voci dei Baraonna saranno accompagnate da: Matteo Esposito al
basso, Massimo Cusato alle percussioni, Romano Consoli al sax e
Fabrizio La Fauci alla batteria. In scaletta una sequenza
elegante e variegata di stili musicali differenti, uniti tra
loro dal filo della polifonia. Appuntamento oggi al Rashmon di
via degli Argonauti 16; sabato al New Orleans di via XX
settembre 52; il 19 al Teatro Flaiano in via S. Stefano del
Cacco 15; il 25 al Margò di via Regina Margherita 168. Info:
0658332602
13
Maggio 2005
Andria
Don Riccardo Agresti ha sostenuto molte battaglie per far uscire
dal torpore i fedeli. E' stato anche minacciato di morte
Un
prete in lotta, sulle barricate
Il
suo sogno? Dare un oratorio ai ragazzi del quartiere
Croci-Camaggio
Un
prete in prima linea, sulle barricate. Un sacerdote in continua
lotta per la giustizia, per la legalità, per gli altri. Un
tempo i sacerdoti come don Riccardo Agresti, parroco di Santa
Maria Addolorata alle Croci nel rione Croci-Camaggio, ad Andria,
si chiamavano preti operai. Ma definire don Riccardo un «prete
operaio» probabilmente sarebbe restrittivo. E' un prete che
lotta, che combatte contro tutto e contro tutti. E stando sulle
barricate, riesce a conquistare ogni giorno nuovi amici. «Prima
- dice il sacerdote - il mio rione era molto diviso. Ognuno
andava per conto proprio. Gli egoismi trionfavano. O forse
trionfava il menefreghismo, o tutti e due insieme. Ognuno
guardava i propri interessi, e basta». Don Riccardo e la
solidarietà di quartiere Ma non c'era vita. Don Riccardo è
riuscito ad inculcare negli abitanti del rione una sorta di «solidarietà
di quartiere». Ha destato l'interesse per la vita collettiva di
questo grande nucleo di persone. Adesso, sembra, nel quartiere
la parola d'ordine è «partecipazione» o meglio «compartecipazione».
«Prima - ripete don Riccardo, forse con una punta di ingenuità
- il quartiere non riusciva ad esprimere consiglieri comunali.
C'erano troppe divisioni, non c'era spirito di quartiere. Ora le
cose sono cambiate. Si discute sui problemi del quartiere, si
cerca di risolverli. Comunque, li affrontiamo... Ed alle ultime
elezioni il quartiere ha espresso ben quattro consiglieri
comunali, tre di maggioranza ed uno d'opposizione». Insomma, un
bel risultato. Un'altra vittoria di don Agresti. Ma un pastore
d'anime, invece di combattere, di lottare, invece di essere...
guerrafondaio, non dovrebbe porgere l'altra guancia? «Se un
sacerdote ha ben chiara la sua chiamata, non fa che stare
accanto agli altri, con l'invito del Signore di portare il
servizio all'uomo. Quindi io davanti a tante situazioni che
vedo, vado sempre con questa chiarezza che ho nel cuore di
rendere un servizio all'uomo. Per me, stare sulle barricate
significa avere prima di tutto una vocazione. Il Signore mi ha
detto: "Mi vuoi seguire? Seguimi...". Io sento sempre
la voce nel mio cuore che mi dice che devo stare accanto ai più
deboli...». Insomma, la «battaglia» in favore dei più deboli
ed indifesi, come stile di vita. Un sacerdote poco più che
quarantenne (è nato ad Andria nel 1961) ma con tante energie «dentro».
Ha frequentato la Congregazione dei padri Rogazionisti di Trani.
Quindi ha proseguito gli studi a Roma. Ma la vocazione, quando
l'ha avuta? «Penso di averla avuta intorno ai diciotto anni,
quando ero a Roma. Anzi, mi trovai davanti ad un bivio. Con i
miei compagni di seminario andavamo a giocare sul campo di
Formello. Mi vide l'allenatore della squadra del paese e disse
che avevo buoni numeri. Potevo sfondare nel mondo del pallone.
Fui costretto a scegliere: da un lato c'era una vita
probabilmente fatta di allenamenti faticosi, ma anche di
applausi, di curve e tribune piene di tifosi. Dall'altra c'era
una vita che, sapevo, sarebbe stata piana di sacrifici e di
rinunce. Ma sarei stato comunque appagato nel mio animo, nel mio
cuore. Scelsi di diventare un sacerdote. E non me ne pento. Del
resto sentivo forte questa voce nel mio cuore...». La vocazione
e il mondo del pallone Quindi ha fatto gli studi in seminario
senza avere la vocazione? Perché lo ha fatto? «Ho studiato in
seminario perché sentivo il fascino di una vita da dedicare
agli altri. Ma non credo fosse una vocazione vera e propria. Ero
ancora confuso. A 13 anni si è alla ricerca della identità
vocazionale. Poi, quando si è trattato di scegliere, quando
avevo 18 anni, ho sentito forte la chiamata del Signore». Da
qualche tempo un prete salentino è balzato agli onori della
cronaca, diciamo così, per aver usato le maniere forti nei
confronti di alcune immigrate, ospiti della Casa di accoglienza
da lui diretta, che volevano fuggire per prostituirsi. Ora sta
passando i guai con la giustizia. E' accusato, tra l'altro, di
sequestro di persona. Lei si è mai trovato in situazioni
simili? «Stiamo parlando di don Cesare Lodeserto? Lo conosco e
gli esprimo solidarietà. Purtroppo sono cose che accadono ai
sacerdoti in prima linea. Episodi simili a me non sono capitati.
Comunque, qualcosa mi è accaduta appena fui nominato parroco,
ad Andria. Da alcuni movimenti, capii che rubavano le auto e le
restituivano, dietro richiesta estorsiva di una somma in denaro.
Le auto da restituire venivano parcheggiate proprio sulla
piazzetta della chiesa. Riuscii e sapere chi faceva
"operazioni" simili ed ebbi il coraggio di andare a
trovarli e di dire loro che non gradivo che lasciassero le auto
proprio davanti alla chiesa. Nei giorni successivi, fui
affiancato da quattro persone che mi minacciarono di morte. A
quel punto non mi rimase altro che denunciare l'accaduto alla
polizia. La sera, però, uno dei quattro venne in chiesa e mi
chiese perdono...». Tanto lavoro in una parrocchia di periferia
Insomma, l'impatto con il territorio fu terribile. «Sì, mi
trovai in una parrocchia di periferia, in un territorio che era
allo sbando: lì dominava la micro e macro criminalità. C'era
spaccio di droga, furti, rapine... Avveniva di tutto. O si
lavorava insieme, in sinergia, con le brave persone del
quartiere, oppure si era destinati a fallire. Ma non potevamo
consegnare il quartiere ai criminali. Ci rimboccammo le maniche
e... andammo avanti». E visto che ora esiste uno spirito di
quartiere e che le cose vanno decisamente meglio, ci sono state
molte vittorie. Ma forse non tutto è oro quel che luce. Qual è
stata la prima sconfitta? «Di sconfitte, purtroppo, ce ne sono
state tante. La mia più grande amarezza è che dopo tanto
lavoro, mio e dei miei collaboratori, in molti ancora non
riescono a comprendere che bisogna ritornare a Cristo. Vedo che
la popolazione non cresce dal punto di vista spirituale...». E'
un discorso generale? «Sì. Vorrei poter fare di più. Ma al di
là di questa mia amarezza, posso dire che nel quotidiano le
sconfitte sono tante. Ci sono tante umiliazioni che ho dovuto
sopportare, accettare. Ma devo anche dire che il Signore su di
me ha compiuto cose meravigliose, perché mi ha fatto conoscere
la vita, l'uomo, la fede». Il meraviglioso incontro con don
Tonino Bello Ha conosciuto don Tonino Bello? «Sì, era un
vescovo meraviglioso. Era un grande uomo, una persona stupenda.
L'ho conosciuto quando sono stato a Molfetta: era il vescovo
della formazione. L'ho avuto come guida per tre anni: si vedeva
questo alone di santità. Quando entrava in aula, tutti noi
seminaristi lo circondavamo per conoscerlo, per poter parlare
con lui. Aveva carisma, aveva uno stile tutto particolare, da
come vestiva a come si rapportava con noi seminaristi». Le ha
lasciato qualcosa? «Mi ha lasciato sin dall'inizio questa verità
di essere sacerdote. Fare il sacerdote in piedi significa
mettere in pratica la giustizia, operare nell'ordine sociale
ricercando la verità. Essere sempre se stessi e coniugare il
rapporto tra amore e obbedienza: sentirsi amati ed obbedire a
chi ci ama». Quando lei decise di diventare sacerdote, i suoi
genitori cosa dissero? Furono contenti? «Furono felicissimi.
Mio padre avrebbe voluto addirittura diventare lui sacerdote.
Però le risorse economiche erano scarse: era bravo a scuola,
aveva pagelle con voti alti, ma ad un certo punto suo padre, cioè
mio nonno, gli fece lasciare la scuola e, per necessità, lo
mandò a lavorare. E' rimasto comunque uomo di grande fede, al
pari di mia madre, una donna davvero santa. Ed i miei genitori
mi hanno trasmesso questa fede. Posso chiedere una cosa?».
L'amore immenso per i sui genitori Prego... «Se deve scrivere
di mia madre, aggiunga che è l'esperienza più bella che io
abbia fatto. E' morta per un tumore. Mio padre, invece, per 18
anni è stato in dialisi ed io, un giorno sì ed uno no, lo
prendevo e lo accompagnavo in ospedale, a turno con altri
familiari, mio fratello e mia sorella. E poi è toccato a mia
madre: dalla mattina alla sera abbiamo scoperto che aveva un
tumore. Ed io, grazie anche alla comunità e al vicario che
avevo, passavo ogni giorno 21 ore per servirla, per starle
accanto. E mi dicevo: questo è il momento in cui mi devo godere
mia madre, standole accanto, servendola. Una cosa che mi ha
cambiato la vita. Da quando sono morti i miei genitori è un
altro tipo di vita, ho un'altra visione dei doveri e delle
necessità». Cosa trova di strano. Chi sceglie di fare il
sacerdote, dedica la sua vita agli altri. A maggior ragione ai
suoi genitori. Non crede? «Sì, è giusto. Ma non pensavo di
poterlo fare come l'ho fatto, nella totale dedizione a loro. Ho
sempre pensato cosa sarebbe accaduto di me se e quando avessi
perduto i genitori. Invece poi, in quei momenti, il Signore mi
ha dato una forza eccezionale. Io sono diventato sacerdote e mio
padre entrava in dialisi ed ho pensato: forse grazie a mio padre
la mia vocazione sta prendendo questa strada».
Claudio
Baglioni e l'oratorio per la gente. E l'amicizia con Claudio
Baglioni? Quel progetto di costruire le opere parrocchiali,
l'oratorio per i ragazzi?
«L'amicizia
con Baglioni è nata in modo misterioso. Doveva tenere uno
spettacolo ad Andria. Ed io andai dal sindaco, che allora era
Vincenzo Caldarone, per protestare. Gli dissi che non era giusto
che questi grandi artisti venissero ad Andria, tenessero i loro
spettacoli e poi andassero via. Secondo me era necessario
portare questi artisti nei luoghi dove c'era da recuperare tanti
giovani. A quei ragazzi sbandati dovevano portare la loro
testimonianza. Il sindaco fu d'accordo con me e chiamò il
manager di Baglioni per dirgli che ad Andria desideravamo non
solo che ci fosse lo spettacolo, ma anche un incontro con i
giovani. Il sindaco fu addirittura drastico: legò la possibilità
di tenere il concerto al mio progetto. Il cantante fu sensibile
e mi chiese un "rapportino" scritto».
E
lei lo inviò...
«Sì,
ma non fu un vero e proprio progetto. In tre cartelle gli
raccontai la mia storia di sacerdote all'interno di questo
quartiere. Il cantautore si commosse e quando venne ad Andria,
per tenere la conferenza stampa a Castel del Monte, volle
mettere me al centro. Pronunciò solo poche parole. Disse solo:
se non vi dispiace, inizio da don Riccardo. E così fu. La mia
grande meraviglia fu che mi accorsi che sapeva a memoria le tre
cartelle dattiloscritte che gli avevo inviato».
E
poi?
«Poi
l'amicizia si è rinsaldata. In quell'occasione nacque l'idea di
costruire l'oratorio. Parte dell'incasso fu appunto devoluto
alla costruzione di quest'opera che servirà a togliere dalla
strada i ragazzi del quartiere».
Occorrono ancora
cinquecentomila euro Quale cifra è stata raccolta finora?
Quanto occorre ancora?
«Non
avevamo neanche il terreno, adesso ce l'abbiamo. Con Fitto, l'ex
presidente della Regione, avevamo trovato la via per costruire
l'oratorio: dovevamo utilizzare una legge ed avere i
finanziamenti necessari. Purtroppo Fitto non ha fatto in tempo:
ha dato ad altri oratori ma non a noi. Claudio Baglioni, dal
canto suo, mi ha promesso che si inserisce nel discorso, dando
le idee per poi svilupparle. Si tratta adesso di ritrovare il
canale finanziario. Vorrei così fare un appello al presidente
Vendola perché valorizzi il territorio e prenda a cuore la
situazione del rione Croci-Camaggio stanziando un finanziamento,
non solo per noi ma anche per gli altri, per il recupero delle
risorse territoriali».
Adesso,
senza oratorio, come fate?
«Siamo
ospiti in una scuola. Da tredici anni, nella scuola».
Parliamo
di cifre. Avete il terreno, potete avere il progetto, ma mancano
i soldi. Quanti ne mancano?
«In
cassa abbiamo più o meno centomila euro e ne mancano almeno
altri cinquecentomila. Claudio Baglioni è disponibile a
continuare quest'opera. Il vescovo ci è stato molto vicino e ci
auguriamo che quanto prima si possa fare un incontro per
definire la via della realizzazione, visto che è un'esigenza
della comunità parrocchiale avere un proprio luogo per la
crescita della propria identità».
Insomma,
un sacerdote in continua lotta per gli altri. Un sacerdote che
ha rinunciato, probabilmente, a fare il campione di calcio, ad
avere applausi e (forse) soldi, per dedicare la sua vita ai
genitori e agli altri in senso lato, soprattutto ai più deboli.
Un sacerdote che è riuscito ad ottenere qualcosa (ad esempio,
il terreno per l'oratorio) stando sulle barricate e che continua
a combattere. Per ottenere ancora. Per gli altri. Piero Lisi
Il
Tempo Mercoledi 11 Maggio 2005
Che fine ha
fatto il concerto di Claudio Baglioni? «LA FESTA ci sarà.
Probabilmente dopo l’estate». La promessa viene da Claudio
Baglioni in persona, ma al momento è difficile crederci.
L’artista romano doveva suonare gratuitamente a piazza San
Giovanni il 5 gennaio scorso ma la data fu rimandata perché
coincideva con il lutto mondiale dopo la tragedia del Sud-est
asiatico. La nuova data, dopo il rinvio, era quella del 29
gennaio, ma anche in quel caso niente. Flop totale
dell’organizzazione e una parte di delusione prodotta nei fan
che già avevano organizzato tutto. Spiegava lo stesso Baglioni:
«Portare in scena eventi del genere significa mettere in moto
una notevolissima macchina organizzativa, che vede impegnati -
tra noleggiatori, trasportatori, operai, tecnici, collaboratori,
personale di staff, sicurezza, musicisti - tra i cento e i
centocinquanta professionisti. È evidente, quindi, che quando
eventi imponderabili finiscono per far "ballare" le
date previste, non è detto che sia possibile riuscire a
riarmonizzare il calendario degli impegni professionali di tutti».
La promessa del cantautore, e l’auspicio di tutti, è che
quello di gennaio sia solo un «arrivederci».
Il
Gazzettino on-line, 10 maggio 2005
Mancano volontari per aiutare Alessandro Appello della madre del
giovane paralizzato che pur alternandosi col padre fatica ad
accudire al figlio
Padova
NOSTRA REDAZIONE
Alessandro sta al decimo piano dell'ospedale, sezione
dozzinanti. Gli manca sodio nel sangue. Una crisi potrebbe
portarlo all'epilessia e anche alla morte. Alessandro Manzella è
un ragazzo paralizzato e cieco per i postumi di una operazione
al cervello malamente eseguita tanti anni fa. Avrà 29 anni a
giugno e la sua vita si è illuminata una sola volta finora,
quando ha potuto incontrare il suo idolo Claudio Baglioni. Ma
Alessandro Manzella mentre stiamo scrivendo ha due sacchi di
sabbia ai lati della testa che gliela tengono fissa. "Perché gli
pare di perderla" dice la madre Anna, lui infatti non ha il
minimo senso dell'equilibrio. Un ragazzo che abbisogna di
assistenza continua. Da una settimana la madre e il padre si
alternano la notte. Per respirare, lui che ha la tracheotomia, è
aiutato da un ventilatore, e ogni ora bisogna aspirare per
levargli il catarro.
Ma i guai per Alessandro non sembrano finire qui. "Noi siamo in
questo reparto perché il letto è stato dato al professor
Zaccaria, endocrinologo, per seguire Alessandro - dice Anna - il
personale è amorevole ma due infermiere per reparto non bastano
certo. Ho chiesto al Comune di poter avere in ospedale
l'assistenza che ha a casa, seppure in maniera non sempre
professionale.Ma l'assistente sociale del mio distretto me l'ha
negata. Dicono che può essere solo domiciliare.Ma altre volte
invece, proprio due anni fa in fisiopatologia, ci è stato dato
questo tipo di aiuto. Il problema è che siccome ci alterniamo io
e mio marito, non riesco ad alzare da sola mio figlio per
lavarlo.Ci vorrebbe una seconda persona con la quale lavorare
per un'ora al giorno.Tutto quello che riguarda la sua assistenza
infatti dev'essere moltiplicato. Anche ogni singolo gesto
necessita di una attenzione che per forza di cose le infermiere
non possono dedicargli".
"Lui ha una invalidità riconosciuta del 100 per cento, io
dell'85 mi spiegate come faccio? - continua la madre - Ho fatto
un sacco di telefonate ma finora non sono riuscita a risolvere
nulla.Non so più a chi rivolgermi.Certo che il livello di
umanità e di assistenza in questi ultimi tempi è drammaticamente
sceso, al punto che io stessa sono sempre più convinta di voler
formare un Comitato fra gli utenti - e credo che siano più di
400 - che hanno l'assistenza domiciliare.Anzi dò anche il mio
numero di telefono 049-601003 per chi volesse aderire.Questo
perché gli operatori delle cooperative che ci mandano sono
talmente poco professionali che dobbiamo noi insegnare loro come
fare. E non è giusto che facciano tirocinio sulla pelle degli
utenti. Solo che quando lo facciamo presente all'assistente
sociale di zona questa viene interpretata come una presa di
posizione "contro".Oppure ci chiedono di inviare un fax per
esporre il problema e nemmeno ci rispondono. Pensi che una volta
ci hanno mandato come operatore una persona chiaramente
disabile. Sembrava una presa in giro..."
Mauro Giacon
L'Avanti
10 Maggio
A DIECI ANNI DALLA SCOMPARSA, IL MONDO DELLA MUSICA RICORDA LA
GRANDE MIA MARTINI
L’indimenticabile voce di Mimì
La sua voce, intensa e struggente, colorata di mille sfumature,
ci ha accompagnato per molti anni.
Spesso l’abbiamo vista scomparire per lunghi periodi per poi
tornare agguerrita e grintosa più di prima. Silenzi a volte
cercati altre volte “obbligati”. Una donna testarda, acuta,
ricca d’un fascino antico e di preziosa sensibilità, una
professionista che ha amato il suo mestiere diffidando sempre di
un ambiente duro e pieno di veleni come il mondo della musica.
Ma la musica era la vita di Mimì Bertè e il suo canto sanguigno
custodiva il sapore intenso e gli odori forti della terra
del Sud. Il percorso artistico di Mia Martini non è stato dei
più facili. Un successo, il suo, costruito pezzo per pezzo
caparbiamente e sempre restando fedele e coerente alle proprie
idee. E soprattutto senza compromessi: per vendere un disco in
più, Mimì non ha mai voluto barare con la sua coscienza nemmeno
quando, appena quindicenne, inizia a incidere come ragazzina
yè-yè, una sorta di risposta italiana alle varie Sylvie Vartan,
Sheila e altre giovanissime cantanti di grido
internazionali. Allora si chiamava Mimì Bertè e nessuno poteva
immaginare che quella ragazzina avrebbe di lì a poco cavalcato
l’onda del successo seppur a fasi alterne, dovendo però subire
l’atroce gogna della calunniosa maldicenza e dello stupido
pregiudizio. Gli inizi della fanciulla di Bagnara Calabra non
furono felici e difatti nessuno si accorse di
lei fino a quando, nel 1971, Mimì torna sulle scene musicali
proiettata verso un repertorio d’avanguardia e con un nuovo nome
d’arte: Mia Martini. Il primo disco è un 45 giri di grande
impatto con due canzoni che fanno molto discutere: la
dissacrante “Padre davvero” e “Amore.. amore… un corno” di un
giovanissimo e sconosciuto cantautore romano, Claudio Baglioni,
che con Mia partecipa quell’anno al Cantagiro. Se “Padre
davvero” frutta alla giovane cantante calabrese la vittoria al
Festival della Musica d’avanguardia e nuove tendenze di
Viareggio, di contro il brano viene censurato
dalla programmazione radiofonica a causa di un testo considerato
provocatorio e dai toni troppo forti.
Ma la Rca, vera e propria “madre” di tutti i grandi talenti nati
negli anni Settanta, crede in Mimì e già qualche mese dopo è
pronto l’album “Oltre la collina”, uno dei lavori più raffinati
e intensi mai realizzati da un’interprete femminile. Poi
la collaborazione con Bruno Lauzi e lo straordinario successo
con “Piccolo uomo”. Arriva la popolarità, i dischi venduti, i
premi e al successo nazionale si accosta quello estero: Charles
Aznavour, canterà con lei, facendone la diva dell’Olympia
di Parigi. La carriera artistica di Mia Martini fu sempre
un’altalena di successi inframmezzati da lunghi periodi di buio,
non soltanto artistico ma soprattutto di creatività e serenità.
Il 12 maggio 1995, l’ultimo canto di Mimì è un grido di
dolore che squarcia il cielo della musica lasciandola orfana di
una voce roca e sublime che si fa sibilo e arrendevole fiato.
Mimì si lascia morire, sola, lei e la sua musica. La musica che
fu la compagna di sempre nella vita di Mimì, quella che non
l’ha abbandonata nemmeno di fronte alla morte: “È morta con la
cuffia in testa – ha ricordato infatti Alba Calia, giornalista e
una delle amiche più care della Bertè - è morta ascoltando la
sua musica” perché, come lei stessa ammetteva “la musica
è la vera ragione della mia esistenza”. E a dieci anni dalla
scomparsa Napoli ricorda Mia Martini. Sarà l’Archivio sonoro
della canzone napoletana a rendere omaggio alla “piccola grande
donna” proponendo l’ascolto di un pugno di suoi preziosi
inediti partenopei conservati nella struttura del centro Rai di
Napoli. L’appuntamento è per domani nel foyer dell’Auditorium
Rai con “Napoli per Mimì”. Per parlarne e ricordare “la
corrispondenza d’affettuosi sensi” tra la città partenopea e la
strepitosa interprete di “Cùmmè” saranno presenti il direttore
del centro Rai di Napoli Francesco
Pinto, il direttore artistico dell’Archivio Sonoro della Canzone
Napoletana Paquito del Bosco. E poi Enzo Gragnaniello, Federico
Vacalebre, Pippo Augliera, responsabile del fans club “Chez Mimì”.
All’anniversario ha dedicato uno speciale anche il programma di
Raidue “La storia siamo noi”, andato in onda ieri sera col
titolo “Mia Marini: storia di una voce” curata da Caterina
Stagno e Silvia Tortora. “Dicevano che portasse sfortuna, veniva
appellata con nomignoli indecorosi”, ha ricordato
Claudio Baglioni, che scrisse per lei diversi brani di successo.
“Era il 1969. Io scrivevo solo per me, non avrei immaginato e in
seguito non l’avrei più fatto, di scrivere per qualcun altro”.
“Nel tempo - prosegue ancora Baglioni nel corso del
programma - ho visto persone fuggire dalla stessa pronuncia del
suo nome. Quando lei tornò a cantare, quelle stesse persone
ricominciarono ad abbracciarla. Ma questa è storia del mondo!”.
“Molti non si sono accorti di averle fatto tanto male - ha
ricordato Caterina Caselli - la superficialità fa male”. E fu la
stessa Mia Martini a confidare ad Adriano Aragozzini, storico
organizzatore del Festival di Sanremo: “Io ancora non so per
quale ragione è uscita questa voce!”. Quella di Mia Martini è
stata un’esperienza umana ed artistica drammatica e controversa,
fatta sì di grandi successi ma anche di momenti difficili
vissuti in quasi totale solitudine. Proprio agli inizi, quando
ancora era Mimì Bertè, il 19 agosto del 1969, a 21 anni, venne
arrestata perché in possesso di 35 mg di spinello. Scontò
quattro mesi di carcere a Tempio Pausania, in provincia di
Sassari. Fu questo un periodo che la segnò in modo indelebile.
Ma attraverso questo dramma, ritrovò suo padre, il rapporto con
lui, che se ne era andato di casa quando lei aveva solo 11 anni.
E nel corso del programma,
anche un’intervista esclusiva al padre della Martini, che ha
raccontato il loro travagliato rapporto, rileggendo anche le sue
ultime lettere: “Ti devo ringraziare papà, hai ragione tu: il
dolore è un dono. Questa disperazione aveva uno scopo. Ora
ci siamo ritrovati!”. “Io ho dato la colpa all’ambiente in cui
viveva - ha raccontato il padre della Bertè - e a tutta la
situazione della sua famiglia, perché io vedevo che le cose non
andavano bene; dall’altra parte però ero impotente”. Mimì
Bertè era infatti cresciuta con la madre e le tre sorelle: la
più che famosa Loredana, Leda e Olivia. “Io ero la piccola e
lei, la più grande, mi faceva un po’ da mamma - ha raccontato
commossa Olivia - e ricordo la musica che mi faceva ascoltare”.
Con sua sorella Loredana, Mimì condivideva la passione per la
musica e insieme salirono sul palco del Festival di Sanremo del
1993, ma non ebbero un grande risultato. “Due talenti molto
diversi - ha ricordato Gigliola Cinquetti, che le ha
conosciute entrambe - unite forse da una certa malinconia,
nell’una più visibile, nell’altra più nascosta”. “Mimì non era
una persona facile. Si vede che nel dna dei Bertè c’è tutto
questo! – ha detto il padre - In ogni sua canzone c’era parte
della
sua biografia e la musica era una missione”. Mimì amava il suo
lavoro e il suo pubblico ma non amava fare la star, la diva. Il
grande amore, l’unico compagno della sua vita fu proprio un
grande musicista: Ivano Fossati. “Lei era innamorata pazza”,
ha detto Adriano Aragozzini, “ricordo che disse: ‘Non so
immaginare la mia vita senza Ivano!’. La rincontrai dopo la fine
della storia e lei era un’altra persona”. E lei stessa in
un’intervista dichiarò: “L’amore è in fondo il mio dramma”.
Ba.Le.
IL
RESTO DEL CARLINO 10 Maggio
La sua immensa
voce
ancora nell'universo
Dieci anni
fa la morte della cantante
* ARRESTO CARDIACO: Arresto cardiaco dovuto ad 'overdose e
cocktail di farmaci antidepressivi' disse il referto
* LO STRANO DESTINO DI MIMI': Perseguitata in vita da dolori e
maldicenze, è presente ora più che mai, grazie alle giovani
interpreti che la scelgono come musa
* PICCOLI UOMINI: 'Ivano è l'unico uomo con cui l'ho vista
veramente felice' ricorda la sorella Loredana Bertè
Milano, 9 maggio 2005 - La
trovarono riversa sulla sponda del letto, con la cuffia
stereofonica in testa, la rubrica telefonica aperta, e la mano
protesa verso la cornetta del telefono. Se l’arte ha un prezzo -
e sì che ce l’ha - Mia Martini il 12 maggio di dieci anni fa ha
pagato quello più alto.
Arresto cardiaco dovuto a 'overdose e cocktail di farmaci
antidepressivi...', disse il referto. Una vita diventata
insostenibile, pensarono i più. La fine malinconica di una
Mahalia Jackson 'bianca', come era stata definita da qualche
fine estimatore, che a soli 47 anni aveva chiuso i conti coi
soprusi e le maldicenze del mondo. Una telefonata rimasta muta,
la sua, che da quel maledetto 12 maggio '95 inquieta i sonni
della canzone italiana. Già perché quella strana attitudine che
hanno le pietre tombali a trasformarsi in pietre miliari ha reso
nel frattempo la spigolosa cantante di Bagnara Calabra un'icona
assoluta, consegnandole allori e riconoscimenti che le erano
stati negati in vita.
Anche ad opera di epigone giovani e giovanissime che vanno da
una star come Elisa (celeberrimo, ormai, il suo omaggio: 'Almeno
tu nell’universo') alla vincitrice di 'Music Farm' Dolcenera
fino alle ragazze in cerca di gloria nei vari show italiani
modello 'Saranno Famosi'.
Gli omaggi
Lo prova la mobilitazione con cui, un po’ per senso di colpa un
po’ per devozione, il mondo della canzone affronta
l’anniversario, mettendo l’accento su una voce così attenta alle
sfumature dell’interiorità che ancor oggi rende Mimì un modello
inarrivabile. L’altra notte 'Tg2 Storie' su Raidue ha affiancato
la sua storia ad altre 'voci spezzate' come quelle di Dalida e
Gabriella Ferri, mentre ieri a 'Radioscrigno', il programma di
Radiouno condotto da Dario Salvatori e Timisoara Pinto, è andata
in onda la sua ultima intervista radiofonica. Retequattro
replicherà lo speciale 'Notte Mimì' nella notte fra l'11 e il 12
maggio, in quella fra il 12 e il 13 e in quella fra il 14 e il
15. Stasera su Raidue alle 23 circa il programma di Rai
Educational 'La storia siamo noi', di Giovanni Minoli, si
occuperà dell’interprete di 'Piccolo uomo', 'Minuetto', 'Almeno
tu nell’universo', 'Gli uomini non cambiano', con la puntata di
Caterina Stagno e Silvia Tortora 'Mia Martini: storia di una
voce', mentre periodici musicali come 'Raro!' o 'L’isola che non
c’era' si apprestano ad dedicarle la copertina, quest’ultimo
legandola ad un’intervista di Ivano Fossati.
Piccoli uomini
'Ivano è l’unico uomo con cui l’ho vista veramente felice'
ricorda la sorella Loredana Berté.
'Nel tempo ho visto persone fuggire al solo pronunciare del suo
nome' racconta Claudio Baglioni alle telecamere de 'La storia
siamo noi', riferendosi a quel pregiudizio - portare sfortuna -
che le rubò tanta parte di vita. 'Quando poi tornò a cantare,
quelle stesse persone ricominciarono ad abbracciarla. Ma questa
è storia del mondo'.
E Caterina Caselli sottolinea: 'Molti non si sono accorti di
averle fatto tanto male, perché la superficialità fa male'.
Ai rovesci della sorte, Domenica Berté aveva sempre reagito con
la perseveranza delle sue radici, ricominciando da capo,
cambiandosi addirittura il nome su suggerimento del produttore
Alberigo Crocetta. 'Mi disse che per andare all'estero bisognava
scegliere tra le tre parole italiane più note: spaghetti,
Martini o pizza. E io scelsi Martini'. 'Davanti al microfono
chiudo gli occhi e divento forte, talmente forte che non mi
importa più di nulla' diceva.
Cùmme
I fan della cantante che si danno appuntamento su quel totem
elettronico dell’eredità martiniana che è il sito Chez Mimì
(http://xoomer.virgilio.it/chezmimimiamartini/) hanno redatto
una esauriente panoramica delle iniziative per il decennale, fra
cui l’omaggio dell'Archivio sonoro della canzone napoletana che
mercoledì proporrà l'ascolto di alcuni suoi inediti partenopei
conservati presso il centro Rai di Napoli nel corso di un
incontro a cui prenderà parte pure Enzo Gragnaniello, autore di
'Cùmme', brano che rimane una delle gemme del repertorio della
Martini e di quella canzone napoletana che per toccare le corde
del sentimento ha bisogno di 'un pizzico di voce e un chilo di
cuore', come diceva Roberto Murolo. Anche se Mia sembrava
metterci ogni volta un quintale, dell’uno e dell’altro.
di Andrea Spinelli
LA
GAZZETTA DEL SUD 9 Maggio
Il
12 maggio di dieci anni fa moriva a soli 47 anni la
straordinaria cantante calabrese
Mia
Martini, storia di una voce
La
sua vita e la carriera furono segnate da una diceria crudele
di
Michele Burtà
Dieci
anni fa, il 12 maggio 1995 moriva a soli 47 anni, Mia Martini,
la straordinaria voce della canzone italiana. Stasera Rai
Educational manda in onda su Raidue alle 23 per la serie «La
storia siamo noi», «Mia Martini: storia di una voce» di
Caterina Stagno e Silvia Tortora. Giovanni Minoli ricostruisce,
a dieci anni dalla scomparsa, la vita e la carriera della
cantante, attraverso le voci di chi la conobbe e le fu vicino.
Mia Martini è stata una delle grandi interpreti della canzone
italiana, ma la sua vita e la carriera furono segnate da una
diceria crudele:
«Veniva appellata con nomignoli indecorosi, vergognosi»
così Claudio Baglioni, che giovanissimo scrisse per lei, e solo
per lei, brani di successo. «Molti non si sono accorti di
averle fatto tanto male – ricorda Caterina Caselli – la
superficialità fa male». E fu la stessa Mia Martini a
confidare ad Adriano Aragozzini, storico organizzatore del
Festival di Sanremo: «Io ancora non so per quale ragione è
uscita questa voce!». Quella di Mia Martini è stata
un'esperienza umana ed artistica drammatica e controversa.
Proprio agli inizi, quando ancora era Mimì Bertè, il 19 agosto
del 1969, a 21 anni, viene arrestata perché in possesso di uno
spinello. Scontò 4 mesi di carcere a Tempio Pausania, in
provincia di Sassari. Fu un periodo che la segnò in modo
indelebile. Ma attraverso questo dramma, ritrova suo padre, il
rapporto con lui, che se ne andò di casa quando lei aveva solo
11 anni. «Io ho dato la colpa all'ambiente in cui viveva –
racconta il padre della Bertè – e a tutta la situazione della
sua famiglia». Ma chi era Domenica Bertè-Mimì-Mia Martini?
Nasce a Bagnara Calabra da genitori insegnanti. Cresce con la
madre e le tre sorelle: Loredana, che sarà anch'essa cantante
di successo, Leda e Olivia. «Io ero la piccola e lei, la più
grande, mi faceva un po'da mamma – racconta Olivia – ricordo
la musica che mi faceva ascoltare». La musica che fu la
compagna di sempre nella vita della Martini, quella che non l'ha
abbandonata nemmeno di fronte alla morte: «È morta con la
cuffia in testa – dice Alba Calia – ascoltando la sua musica».
Lei stessa ammetteva: «La musica è la vera ragione della mia
esistenza». La sua carriera comincia ben presto. La prima
apparizione è del 1963 a «Tv7» . Nel '65 è ospite nello show
di Lelio Luttazzi «Studio 1» che sarà anche l'ultima
apparizione televisiva col nome d'arte di Mimì Bertè. Con la
canzone «Padre davvero» torna sulla scena nei primi anni '70,
vincendo il «Festival d'avanguardia e nuove tendenze»; la
canzone fa molto discutere e assurge a manifesto culturale dei
giovani di quel periodo ma allo stesso sembrava scelta per
accusare il padre e il suo poco affetto per lei. «Padre davvero»
segna comunque il primo successo con il nuovo nome di Mia
Martini, scelto con il produttore Alberigo Crocetta (già
fondatore del «Piper» e scopritore di talenti come Patty Pravo
e Mal): «Un produttore con manie internazionali – raccontava
–. Per andare all'estero bisognava scegliere tra le tre parole
italiane più note: spaghetti, Martini e pizza. Io scelsi
Martini!» A Roma, dove
s'inserisce in uno stimolante ambiente musicale, c'è l'incontro
con il giovanissimo Claudio Baglioni:
«Era il 1969. Io scrivevo solo per me, non avrei immaginato e
in seguito non l'avrei più fatto, di scrivere per qualcuno
altro». Poi la collaborazione con Bruno Lauzi e lo
straordinario successo con «Piccolo uomo». Arriva la popolarità,
i dischi venduti, i premi e al successo nazionale si accosta
quello estero: Charles Aznavour, canterà con lei, facendone la
diva dell'Olympia di Parigi. Con sua sorella Loredana, Mimì
condivideva la passione per la musica e insieme salirono sul
palco di Sanremo del '93, ma non ebbero un grande risultato.
Gigliola Cinquetti ricorda: «Due talenti molto diversi… unite
forse da una certa malinconia, nell'una più visibile,
nell'altra più nascosta». Ma chi era davvero Mia Martini
dietro la sua immagine? «Mimì non era una persona facile. Si
vede che nel Dna dei Bertè c'è tutto questo – ricorda il
padre –. In ogni sua canzone c'era parte della sua biografia e
la musica era una missione». Nelle sue canzoni, l'artista
calabrese interpreta gli umori e la sensibilità di un'epoca.
Amava il suo lavoro e il suo pubblico ma non amava fare la star,
la diva. Nel '74, per i critici europei è la «cantante
dell'anno». Il grande amore, l'unico compagno della sua vita fu
proprio un grande musicista: Ivano Fossati. «Lei era innamorata
pazza», dice Adriano Aragozzini, ricordo che disse: "Non
so immaginare la mia vita senza Ivano!". La rincontrai dopo
la fine della storia e lei era un'altra persona». E lei stessa
in un'intervista dichiarava: «L'amore è in fondo il mio dramma».
Mia Martini si dedica interamente alla musica e nell'82
partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo. Non vince
perché: «Era troppo sofisticata – spiega il critico Dario
Salvatori – e, infatti, per lei fu creato il Premio della
Critica», che oggi porta il suo nome. Ma l'82 è anche l'anno
in cui si diffonde la diceria che la porterà a non lavorare per
anni. «Ricordo come nacque l'infausta voce – dice Salvatori
– agli inizi degli anni '70 alla vigilia della partenza di un
tour di Mimì con un gruppo romano dell'epoca». «Il
gruppo che l'accompagnava – continua Baglioni – di
ritorno da un concerto, ebbe un incidente d'auto e da allora si
cominciò a dire che Mimì portasse sfortuna». Il
grande ritorno della Martini fu nell'89, proprio sul palco di
Sanremo, con la canzone «Almeno tu nell'universo». Torna a
Sanremo, nel '92, con il brano «Gli uomini non cambiano», «Ma
era una Mia Martini triste, diversa – ricorda Aragozzini –,
prima veniva vicino, chiacchierava! Il pezzo era bellissimo».
Aveva 45 anni, gli ultimi anni di vita e di carriera. Si
trasferisce in provincia di Gallarate, nel paese dove viveva il
padre. L'ultima apparizione tv è del 4 marzo del 1995 in «Papaveri
e papere». «L'ultima volta che ci siamo sentite disse che era
molto stanca e di non preoccuparsi se non ci non ci fossimo
sentite, "perché sto in cuffia per preparare il pezzo per
il Festival di Napoli"», racconta la sorella Olivia. «Era
un giovedì, a pranzo ho visto che stava male – rammenta il
professor Bertè –. L'ho accompagnata di sopra e lei mi ha
baciato e salutato così: "Ciao papà"». Mia Martini
muore il 12 maggio 1995, ma il corpo viene ritrovato solo due
giorni dopo. La Procura di Busto Arstizio apre un'inchiesta e
dispone l'autopsia. Il referto del medico legale è quello di
morte per arresto cardiocircolatorio. Il 17 maggio il corpo
viene cremato e successivamente la Procura della Repubblica
archivia il caso.
yahoo
notizie 8 Maggio
Musica: Mia Martini, 10 Anni Fa
l'Addio a Mimi'
Roma, 7 mag. (Adnkronos) - 10 anni fa, il 12 maggio 1995, moriva
a soli 47 anni, Mia Martini, la straordinaria voce della canzone
italiana ma anche la cantante la cui vita e carriera vennero
stroncate da un grave pregiudizio: Dicevano che portasse
sfortuna, veniva appellata con nomignoli indecorosi, così
Claudio Baglioni, che giovanissimo scrisse per lei brani di
successo. Allanniversario dedichera uno speciale La storia siamo
noi, in onda lunedi prossimo alle 22 e 50 su Raidue: la puntata,
presentata da Rai Educational, e intitolata Mia Martini: storia
di una voce ed e curata
Giornale
di Sicilia 8 Maggio
Dolcenera vince "Music farm"
Emanuela Trane, in arte Dolcenera, ha trionfato nella seconda
edizione tecnica esemplare, il carisma e la determinazione hanno
messo d'accordo critica e pubblico. Dopo aver sedotto e
abbandonato nella 'farm' Francesco Baccini (eliminato dal gioco
per aver bestemmiato dopo le vane avances) e dopo aver fatto un
pò la 'gattamortà anche con Simone, l'ammaliante cantante
di Scorrano ha vinto il gioco dopo 56 giorni di reclusione.
Oltre alla gloria porta a casa un montepremi di 150 mila euro.
Nella serata finale, Dolcenera ha dapprima superato Iva Zanicchi
nel primo testa a testa; poi la sfida a tre con Fausto Leali e
Simone, e infine l'ultimo 'duellò con Leali. Nella volata finale
Dolcenera lo ha battuto raccogliendo il 65% delle preferenze al
televoto. Durante le otto settimane del reality, aveva già
affrontato e vinto altre due sfide: contro Franco Simone e
Simone (eliminando Franco Simone), e contro Mariella Nava,
pugliese come lei.
La vittoria della cantante dark dal cuore morbido, ha confermato
il pronostico della vigilia. Fino ad oggi il suo curriculum era
poco significativo: tanta gavetta e la vittoria, quasi caduta
nel dimenticatoio, di Sanremo 2003 nella sezione 'Giovanì col
brano 'Siamo tutti là fuorì, eseguito come sempre al pianoforte.
L'anno dopo, in controtendenza col regolamento delle edizioni
precedenti, il direttore artistico Tony Renis non l'aveva voluta
nel
cast del suo Sanremo, condotto per una curiosa coincidenza
proprio da Simona Ventura, brillante padrona di casa di 'Music
farm'. Questo trionfo rappresenta dunque per Dolcenera un doppio
riscatto: oltre a quello per la delusione dell'esclusione
sanremese, anche quello delle donne nella musica. La giovane
interprete ha infatti sottolineato come sia difficile per le
cantanti italiane riuscire ad affermarsi nel panorama
discografico. L'ultimo duetto della serata è avvenuto sulle note
di 'Sei bellissimà, cantata da Dolcenera al pianoforte, insieme
a Loredana Bertè.
Oltre a Baccini, presente in studio, hanno partecipato alla
festa della vittoria anche i genitori Wilma e Gino, e il
fratello di Dolcenera, Marco. «È nata una stella» ha commentato
Simona Ventura. Una stella il cui destino era forse segnato nel
giorno di
nascita, il 16 maggio 1977, stesso giorno del compleanno di
altri numeri uno nostrani: Laura Pausini, Claudio Baglioni e
Fiorello.
ADNKRONOS
Macerata, 2 mag. (Adnkronos)
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Celebri nomi della
musica e della letteratura italiana saranno i protagonisti delle
tre serate di ''Musicultura'', gia' Premio Recanati, rassegna in
programma il 23, 24 e 25 giugno. Sul palco della sedicesima
edizione della kermesse saliranno Ivano Fossati, Claudio
Baglioni, Edoardo Bennato, Massimo Ranieri, Noah, Antonella
Ruggiero, Sergio Cammariere, Povia, Gian Maria Testa, Enzo
Avitabile Bottari. Lo spazio dedicato alla letteratura italiana
sara' impreziosito dagli interventi di Dacia Maraini, Fernanda
Pivano, Elio Pecora, Marco Palladini e Alda Merini.