La Gazzetta del Mezzogiorno
Claudio & Miracoli... E don Riccardo cantò la maglietta fina

Canta Camaggio con Claudio Baglioni, ed il parroco si trasforma idolo: il
miracolo di don Riccardo Agresti si è concretizzato l'altra sera nel cortile
di una scuola alla periferia di Andria, dove sul piccolo palco al centro di
un quartiere che allo spaccio contrappone l'inesauribile voglia di crescere,
si sono uniti i ricordi, le emozioni e le speranze di una intera comunità.
Una serata diventata straordinaria ancora prima di cominciare: la presenza
del musicista romano in un'atmosfera così diversa dagli stadi e dai
palasport, quasi a tu per tu con il pubblico, ha creato un palpabile clima
di emozione per i presenti, i circa 1500 che hanno contribuito a mettere da
parte un bel gruzzolo di euro per la futura realizzazione del tanto
sospirato oratorio.
Ed è stato proprio questo il leit motiv dell'inedito concerto: un Baglioni
in forma smagliante, pantaloni neri e camicia candida, frangettona grigio
metallizzato a coprirgli la fronte alta, pianoforte, chitarra e voce, ha
ripercorso i momenti più intimi della sua adolescenza trascorsi nel
quartiere romano di Centocelle, anche quello periferico e difficile, dove
l'oratorio con i suoi frati, i suoi «cristo regni» ed i suoi «quante volte»,
sembrava essere il miglior punto di ritrovo, formazione e crescita. Già,
l'oratorio: il sogno di don Riccardo e di tutta la comunità parrocchiale,
degli operatori di un centro si aggregazione impegnato da anni con la gente,
quell'oratorio che Baglioni con la sua presenza assolutamente gratuita forse
permetterà di cominciare a realizzare.
Il concerto, dicevamo, si è svolto nel cortile della scuola elementare che
porta lo stesso nome del quartiere, ed ha visto un Baglioni assolutamente
diverso dal solito: allegro, brillante, simpatico, pronto alla battuta e al
racconto di ironici aneddoti, organizzatore di improbabili cori a tenergli
il tempo di una ipotetica sezione ritmica. Un Baglioni stile Fiorello, un
insperato «one man show», che ha lasciato di stucco anche... lo stesso
Baglioni: alla fine del concerto il cantautore romano si è detto sorpreso
della sua performance, ha ammesso di non aver previsto una vera e propria
scaletta, lasciandosi trasportare dalla magia della serata, calda ed unica
come non mai.
Con Strada facendo ha aperto una notte di speranza, poi la struggente Uomini
persi e la delicata Avrai, avanti e indietro nel tempo con Nel sole, nel
sale, nel sud e La vita è adesso, alle origini con Cincinnato e un tuffo
nelle emozioni più romantiche con una straordinaria Con tutto l'amore che
posso. Brividi sulle braccia e nel cuore del pubblico, che sventola
striscioni e mani: Baglioni racconta i suoi ricordi di ragazzetto, delle sue
preghiere, delle sue occasioni perse e dei suoi giovani dolori, e offre
Quante volte, Signora Lia, Chissà se mi pensi, saltando dalla chitarra
acustica al pianoforte, alla tastiera. Tutti brani che nei mega concerti
vengono spesso dimenticati e trascurati per far posto alle nuove produzioni,
anche se sono quelli che la gente ama di più: ecco allora l'unicità della
serata, con W l'Inghilterra, Porta Portese e Tu come stai, Amore bello,
Solo, E tu.
Si canta, si ride, si scherza, e due ore sono già passate: Baglioni non può
andare via senza aver cantato le sue canzoni preferite. Ma per far questo
chiama a dargli man forte don Riccardo, ed il piccolo grande parroco di
periferia sale sul palco e intona «Quella sua maglietta finaaaaa...»,
chiudendo poi la bocca e la mente sul resto, tra gli applausi ed i cori del
pubblico ormai tutto in piedi. I ringraziamenti, i saluti, le strette di
mano, poi l'arrivederci di Baglioni è su Mille giorni di te e di me:
l'oratorio si farà, questa è almeno la speranza, poi via subito non senza
aver caricato l'auto di burratine e olio extra vergine, simpatico omaggio
per una serata che per certi versi ha del miracoloso.



Lucia de Mari

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