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Quelle
lacrime di Baglioni
Claudio Baglioni ha scelto di ricordare Gaber accompagnandosi da
solo alla chitarra o al pianoforte, con un repertorio assai
lontano da quello abituale. Il suo passato televisivo con Fazio
dimostra che l’artista ha grande familiarità con formule
espressive che alternino canzoni e monologhi. I momenti più
struggenti della sua esibizione sono stati la rilettura del
classico gaberiano «Le strade di notte» (con quello strano e
commovente finale «spero che tu non dorma. Mi spiacerebbe
svegliarti») e una canzone dell’ultimo album, dedicata al proprio
padre (ma l’altra sera suonata espressamente per la figlia di
Gaber, Dalia) e intitolata «Patapam». Perché non la esegue mai?
Per il semplice fatto che, evocando essa in un crescendo di
emozioni episodi dell’infanzia felice col genitore, Baglioni
prevedeva di non riuscire ad arrivare alla fine senza piangere.
Come è accaduto appunto l’altra sera. E il pubblico lo ha
consolato con una standing ovation. Nell’esibizione alla
Cittadella del Carnevale altre rarità, molto vicine al teatro
canzone, fra cui «Mia cara Esmeralda» (canzone breve e comica
scritta all’età di 16 anni), «Cincinnato», «Nel sole nel sale nel
Sud» (1976) e «Tamburi lontani». ( m. l. f .)
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