Le notizie di

Luglio 2005

 

LO SHOP DI CLAUDIO

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La Gazzetta del Mezzogiorno - 29 Luglio

D'Alessio, il gommone e il mare di Lecce sognando le vacanze INTERVISTA. Il cantante oggi a Fasano, poi Corato «Torno in Puglia con la voglia di prendermi qualche giorno di vacanza: farei un bel giro con il mio nuovo gommone "pugliese" che ho ritirato qualche settimana fa da Lecce». Anche Gigi D'Alessio, in questa torrida estate, sogna qualche giorno di relax balenare. Per adesso in Puglia ci viene a lavorare: sarà in concerto stasera, venerdì 29 luglio al campo sportivo di Fasano, lunedì 29 agosto al Parco Sant'Elia di Corato. «Per me andare da Napoli a Bari è come passare dalla cucina alla camera dal letto della stessa casa» disse qualche tempo fa il profeta del nazional-pop, l'oratore del vicolo che parla alle masse: sono oltre 400.000 le copie vendute dell'ultimo Quanti Amori per tacer dell'universo sommerso di taroccolandia. Dalle radici neo-melodiche all'impegno sociale, passando per i tentativi (felici) di tornare alla canzone napoletana classica (Napulè cantata con Lucio Dalla, Finizio, Sal Da Vinci).

«Giggi» matura sempre di più ed approfitta di questo passaggio in una terra amica per annunciare il grande evento di fine tour italiano in piazza Plebiscito a Napoli il 17 (o il 18, slittamento forse dovuto a esigenze televisive) di settembre. «Ci saranno tutti, ci anticipa: Sofia Loren, Diego Armando Maradona, Claudio Baglioni, Lucio Dalla i ragazzi di Maria De Filippi, Anna Tatangelo, Gigi Finizio e Sal Da Vinci: una grande rimpatriata di amici vecchi e nuovi per un grande concerto nella mia città». 

Nel 2000 ci fu un altro evento simile: arrivarono circa 200mila persone. «Oggi una riunione di questo tipo ha un significato ancora maggiore. In cinque anni sono cresciuto, la gente mi apprezza in tutto il mondo, ma è a Napoli che devo tutto. La riconoscenza è una cosa importante nel mio lavoro». Poi, alla fine delle tappe italiane, si parte per l'estero. «Il tour da settembre diventa mondiale: Australia, Stati Uniti, Canada ed in giro per l'Europa». Che Gigi D'Alessio vedremo nei concerti di agosto? «Negli spettacoli in Puglia metterò sul palco tutte le mie diverse facce dal punto di vista artistico. Sarà melodico, latineggiante, tradizionale. Canterò i classici del passato ed i nuovi successi. In scaletta ho previsto trenta canzoni, ma quando faccio concerti a Sud è impossibile fare previsioni o scalette. La gente è la scenografia più importante: se la gente canta e mi segue io continuo senza limiti. Ogni concerto pugliese è sempre stato una grande festa». Nell'ultimo cd «Quanto Amori» ci sono riferimenti agli sbarchi di clandestini e «Non c'è vita da buttare» è diventata la colonna sonora della campagna per la sicurezza sulle strade promossa dal Consiglio dei Ministri. Vedremo anche il D'Alessio impegnato? «Ci sarà anche quel D'Alessio. Col passare degli anni sento il bisogno di dare un contributo. Noi meridionali, napoletani e pugliesi sappiamo cosa significa emigrare. L'accoglienza è un dovere. Per la sicurezza sulle strade penso una cosa: non c'è cosa più brutta per un padre che togliere un posto a tavola per un figlio che non c'è più». Nei pezzi in «lingua» napoletana e nelle melodie classiche si ti muove in maniera perfetta. Pensa di insistere su questo terreno nel futuro prossimo? «Da tempo accarezzo l'idea di un disco di classici. Mi piacerebbe fare un disco con la London Symphony Orchestra e girare il mondo cantando la nostra tradizione. La mia città ha un tesoro fatto di suoni, cultura e tradizioni: nessun altro può vantare queste ricchezze ed è giusto farle conoscere al mondo intero. Un giorno le farò fruttare, spero prima possibile Mi piacerebbe anche lavorare ad un progetto con i grandi nomi legati a Napoli: Nino D'Angelo, Massimo Ranieri e Mario Merola. Purtroppo non si riesce mai a fare tutto ciò che si vorrebbe». Lucio Palazzo

Il Giornale di Vicenza - 28 Luglio

«La musica è stata il mio riscatto» Personaggi. Il cantante romano, recentemente esibitosi a Vicenza in forma semi-privata, si racconta Baglioni rilegge una carriera di testi sul vivere «L’artista si deve esporre e deve essere utile» 

di Maria Pia Morelli Vicenza.

Da tre generazioni è una bandiera per gli amanti della bella musica leggera italiana, quella che esalta, emoziona, fa innamorare. Claudio Baglioni, cantautore romano, sembra essere l’emblema vivente dell’elisir dell’eterna giovinezza. Lo smalto è sempre quello dei bei tempi, le doti canore restano indiscutibili, la qualità poetica dei testi riesce ancora a far venire i brividi tanto alle madri, quanto alle figlie. E ai mariti gelosi, non resta che stare ad ascoltare. Un artista completo, che accompagnato dal fedele Massimiliano Savaiano, gira il mondo, ossessionato dall’idea di realizzare il concerto perfetto, cosa che peraltro, spesso gli riesce. Un modo, in ogni caso, per dare sempre il meglio di sé di fronte a qualsiasi platea, compresa quella atipica, come è successo di recente, degli industriali di Vicenza. - 

Quando lei ha iniziato la carriera, per il mondo giovanile la musica aveva una valenza rivoluzionaria. Adesso invece che significato ha? 

«La musica, come altre manifestazioni collettive ha perso la forza rivoluzionaria nelle nuove generazioni che si affacciano alla vita, anche se a livello personale ognuno può continuare a ricavare da un brano motivi per riflettere e per stare bene. Alla fine degli anni Sessanta, si affermava sia in Europa che in America la voglia di cambiare il mondo e la musica interpretava questo processo. Per me ha rappresentato un’occasione di riscatto, un modo per uscire da Centocelle, un paesone di quindicimila abitanti della periferia romana, lo stimolo per realizzarmi e farmi conoscere». - 

“E tu”, “Avrai”, “E tu come stai?”, “Strada facendo”, “Mille giorni di te e di me”, “La vita è adesso”: i suoi titoli tradiscono una particolare attenzione per le persone che ci stanno accanto. Un messaggio sempre valido? 

«Io ho scritto canzoni sia sull’avventura sia sulla disavventura del vivere. Penso i miei testi come se fossero sempre rivolti a qualcuno, una serenata fatta da un balcone per chi mi sta ascoltando. Lo vivo come un momento magico che si traduce in un’energia dinamica, fonte continua d’emozione che cerco di condividere con il pubblico». - 

Come è cambiato e qual è il mondo a cui si rivolge con i suoi brani? 

«Oggi viviamo in un’epoca vagamente infelice, di contraddizioni e confusione, dove i sogni che animavano la mia generazione sono sbiaditi. Quegli ideali puri e cristallini per una società migliore non hanno ora la stessa forza, la stessa luce. La ricerca, talvolta anche disperata di conquistare il benessere, si tramuta in una corsa folle al denaro e al potere. È un palliativo, che, però ti conforta dandoti l’effimera sensazione di essere qualcuno». - 

Lei dice di appartenere a quella razza padrona che è maledettamente ignorante e sprecona, cosa pensa di poter fare per tutelare i diritti dei più deboli? 

«Nella mia condizione di privilegiato a volte mi illudo di avere la possibilità, partecipando a manifestazioni del tipo “accorrete gente” e a concerti “Live Aid”, di dare qualche apporto e speranza a realtà più bisognose della nostra. In altri momenti invece sono pervaso dalla sensazione avvilente che il singolo cittadino possa molto poco nel riuscire a migliorare il mondo. Tuttavia a cinquantaquattro anni, credo che l’artista, convinto di poter essere utile anche agli altri si debba esporre, nonostante le critiche sferzanti di cinici editorialisti». - Dopo otto anni a Vicenza è stato occasionalmente di nuovo insieme con Fabio Fazio con cui aveva condotto in Tv “Anima Mia”. 

In generale che rapporto ha con l’ambiente dello spettacolo? 

«Ho un buon rapporto con artisti come Venditti, De Gregori, Renato Zero anche perché sono romani, ma io non mi posso definire per carattere un presenzialista, sono un po’ un cane sciolto, è stata quindi la televisione che mi ha avvicinato ai miei colleghi. Da tre anni, ogni settembre, organizzo a Lampedusa uno spettacolo che mi ha messo in contatto con persone che fanno il mio stesso mestiere. È una rassegna un po’ fuori degli schemi che quest’anno allargheremo al cinema, dove sul palco, allestito sulla spiaggia si sono esibiti ospiti come Enrico Ruggeri, Irene Grandi, Pino Insegno, Bennato e molti altri». -

Perché proprio Lampedusa? 

«Lì mi sento bene, è un po’ come se fosse casa mia. Inoltre l’isola geograficamente rappresenta la meta d’approdo di migliaia di immigrati clandestini: è quella pesante linea d’ombra che delimita il mondo dei ricchi da quello dei poveri, metaforicamente è un salvagente per i naufraghi. Lampedusa è stata per anni un crocevia d’incontro di diverse civiltà, quindi il messaggio di sensibilizzazione che si vuole dare è quello di conoscersi, di imparare a convivere con le razze e le realtà che sono altro da sé. Si tratta di una scommessa al tempo stesso affascinante e conflittuale che l’uomo deve fare per la propria sopravvivenza, soprattutto oggi in una realtà così allarmata e allarmante, smarrita nella sua insicurezza». -

A quale collega è legato in maniera più significativa?

«Sicuramente a Peter Gabriel, anche a molti personaggi italiani, ma soprattutto a lui. L’ho frequentato in un momento particolare della mia vita, quando, artisticamente parlando, stavo cambiando pelle. Mi ha insegnato che l’artista veterano deve avere più coraggio dei giovani, aprire sempre nuove strade, continuare ad essere pioniere, sperimentare percorsi diversi. È quello che cerco di fare anch’io, la dimensione del viaggio è fondamentale, ti apre la mente, ti aiuta a vivere meglio anche con le persone che ti stanno accanto». - 

Suo figlio Giovanni è sempre vissuto con un padre celebre. Che rapporto ha instaurato con lui? 

«Anch’io sono figlio unico, come Giovanni che ora ha 23 anni. Il fatto di crescere da solo, mi ha abituato a sviluppare il senso di osservazione e di ascolto del mondo. Mi sarebbe piaciuto avere un fratello; con Giovanni però il rapporto è cresciuto nel tempo. La musica ci ha avvicinati, aiutandoci tantissimo a conoscerci e ad apprezzarci. Anche lui suona e lo fa piuttosto bene, ha una grande passione, decisamente superiore a quella che alla sua età avevo io, sebbene abbia scritto “Signora Lia” a soli sedici anni”». - 

Quali colpe hanno i padri e quali i valori guida a cui ispirarsi nel crescere i figli? 

«I padri di oggi sono meno rappresentativi come figure di riferimento, cercano di mediare, di avere un rapporto poco contrastato, di instaurare una sorta di pace ovattata, forse un po’ troppo di comodo. Il tempo a disposizione da trascorrere insieme è insufficiente, quindi il rischio è quello di non essere in grado di cogliere i reali bisogni dei figli. Spesso viene a mancare il confronto e lo scambio di idee, necessari per crescere». -

Nel suo libro “Senza Musica”, parla della carestia di un cuore che non sa più palpitare. È il suo?

«No, perché il sentimento d’amore è un’incredibile fonte di soddisfazione, è una forza dirompente e scatenante che ti brucia dentro e a cui è impossibile sottrarsi. Nel suo nome si compiono le azioni più azzardate, si fa tutto e il contrario di tutto, è un’emozione d’euforia che talvolta può raggelarti. Io sono un timido, che ha fatto molta fatica ad avere un ruolo pubblico, in certe situazioni mi sono scoperto persino un po’ misantropo, nel tempo sono cresciuto e in questo è stata fondamentale l’esperienza sentimentale e affettiva». -Lei è un artista pieno di progetti che ha saputo affrontare sempre nuove imprese. 

Quanti sogni sono caduti …“Strada facendo”? 

«Nel corso del mio viaggio si sono infranti molti sogni, ma non ho mai perso la capacità di commuovermi e di stupirmi di fronte alla vita e alle cose belle e buone che comunque sa offrire. Sono un uomo fortunato, consapevole che a volte più che di un mondo nuovo c’è bisogno di occhi nuovi per guardare il mondo. Cosa che tuttora mi sforzo di fare».

Guide SuperEVA 29 Luglio

James Senese, la storia del "sax nero del Vesuvio"

Uno dei padri fondatori del Neapolitan Power (Showmen, Napoli Centrale, Pino Daniele, Enzo Gragnaniello) si racconta nel libro-intervista scritto da Carmine Aymone (critico musicale napoletano, già autore del libro sugli Osanna)

James Senese... je sto' cca'
di Carmine Aymone

Libro + cd.
Prefazione di Roberto De Simone
Napoli, Guida, 2005 Euro  10,00

In questo volume è racchiusa la storia di uno dei padri fondatori di tutto il movimento musicale denominato “Neapolitan Power”, che, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, nacque e si sviluppò all’ombra del Vesuvio.

James Senese si mette per la prima volta a nudo in questa biografia scritta dal giornalista Carmine Aymone, raccontandosi, mostrandosi. Una storia musicale lunga più di 40 anni, iniziata a Miano (provincia di Napoli) con l’amico Vito Russo e con Mario Musella, l’altro “nero a metà” col quale diede inizio alla favola Showmen. E ancora la straordinaria parentesi con i Napoli Centrale, i suoi incontri con Shawn Phillips, Gil Hevans, Lester Bowie, Don Moye, Massimo Troisi. L’amicizia e la lunga collaborazione artistica con Pino Daniele… Le sue brevi incursioni cinematografiche in veste di attore in “No Grazie il caffè mi rende nervoso” di e con Lello Arena e in “Zora la vampira” dei Manetti Bros.
Ricordi, racconti, aneddoti, curiosità dei protagonisti, tratteggiano il volto di uno dei più grandi musicisti del dopoguerra, il tutto arricchito da foto inedite.
James col suo “respiro”, con il suo sax, ha marchiato a fuoco brani ormai entrati nell’immaginario collettivo di più generazioni come “Un’ora sola ti vorrei”, “Mi sei entrata nel cuore”, “Non si può leggere nel cuore”, “Credi credi credi in me”, “Campagna”, Lp come “Nero a metà” e “Vai mò” di Pino Daniele…

Nel libro gli interventi di: Joe Amoruso, Antonio Annona, Lello Arena, Enzo Avitabile, Gigi Avolio, Claudio Baglioni, Peppe Barra, Eugenio Bennato, Raffaele Cascone, Lucio Dalla, Liliana De Curtis, Tullio De Piscopo, Roberto De Simone, Peppino Di Capri, Alessandra Del Prete, Manu Dibango, Tony Esposito, Eugenio Finardi, Enzo Gragnaniello, Luciano Maglioccola (Showmen), Nino Marchesano, Filippo Morena, Enzo Nini, Antonio Onorato, Gino Paoli, Rocky Roberts, Antonio Sacco, Daniele Sepe, Antonio Tricomi, Lino Vairetti (Osanna), Marco Zurzolo, Lino Volpe, Rino Zurzolo.

Il CD:
6 brani di cui 3 inediti (“Anima”, “Una luce blu”, “So vivo”*) e 3 registrati dal Live Arena di Catania (“Azteco Blood”, “Mysterious to 167”, “Manama”).
Direzione artistica:Peppe Ponti (Suoni del Sud).
Cover design: Renata Castaldo e Stefano De Silvo.
* Antonio Annona ha collaborato all’arrangiamento del brano “So vivo”.

Carmine Aymone, giornalista napoletano, critico musicale del quotidiano “Cronache di Napoli”. Molte testate a cui ha collaborato, tra le quali “Il Giornale di Napoli”, “Il Giornale del Sud”, “Ciao 2001”, “Cuore”.
Ha pubblicato per le Edizioni Afrakà Osanna. Naples in the world. Storia di un Rock che compie 30 anni con la prefazione di Peter Hammill.
Ha partecipato alla realizzazione dell’ Enciclopedia del Pop Rock napoletano edito da Rai Eri di Marengo e Pergolani. Ha collaborato alla stesura di spettacoli teatral-musicali.
Attualmente collabora con il mensile musicale “Jam” e col sito internet www.mp3.it.
E’ il direttore responsabile della rivista di cultura e spettacoli cartacea e on-line da lui fondata nel 1997 con l’amico Cyd “Il Covo” (www.ilcovo.it) e del giovane mensile musicale “Nerò”.

Libertà 29 Luglio

Castellarquato - Riuscito concerto dell'ex della Pfm in Piazza San Carlo

Lanzetti , una voce Extra
l l cantante col supergruppo, da ricordare

Solo voci del passato? Diremmo proprio di no, perché la loro carica spettacolare, la salda preparazione musicale e l'alta capacità vocale, creano un concerto di grande impatto: scaldano il cuore della gente che ricorda canzoni leggendarie degli anni '60 e '70; scaldano le mani di un pubblico che applaude forte e tiene il ritmo battendo i palmi. Sono gli “Extra” di “Bernardo Lanzetti”, la rock band che l'altra sera ha conquistato Castellarquato, nella serata evento tenutasi in una piazza San Carlo gremita, con l'ingresso libero voluto dal Comune per festeggiare la bandiera arancione del Touring club.
Gli Extra non sono altro che la quintessenza di band leggendarie degli anni '70 italiani e i loro concerti sono un'energica cavalcata nei successi di quegli anni. Il loro nome, Extra, contiene il prefisso ex - i musicisti sono infatti ex New Trolls, ex Pfm, ex Equipe 84 ed ex Gens - e lo trasformano però in qualcosa di grande: Extra appunto.
Le promesse di un concerto “alla grande” vengono tutte mantenute.
Bernardo Lanzetti, ex front-man della Pfm (Premiata Forneria Marconi) e tra i migliori vocalist del progressive rock italiano, da tempo superati gli “anta” appare in forma perfetta: dimostra anche le sue doti di performer (non a caso nell'ultimo decennio ha accumulato importanti esperienze teatrali). Al suo fianco, quattro musicisti “di razza”: alla chitarra e voce (impeccabili i suoi assoli in falsetto) c'è Andrea Cervetto, dei New Trolls. Al basso elettrico e voce Andrea Ansaldi, mentre alla batteria, instancabile, siede e si dimena Vanni Comotti dell'Equipe 84. Alle tastiere infine Enrico Bianchi dei Gens.
Lanzetti tiene il palco in modo sicuro, ma non cade mai nel protagonismo: la scena è di tutti e cinque i musicisti, che si distinguono anche come solisti. Ecco che prendono vita - complice un pubblico che si fa sempre più partecipe - pezzi intramontabili come Tutta mia la città, Quella carezza della sera, i successi della Pfm la Miniera, e Maestro della voce . Lanzetti dà anche prova sul palco delle sue invenzioni da “scienziato pazzo”: il Fairlight Voice-Tracker (sintetizzatore che utilizza la voce per pilotare altri suoni) ed il glovox, guanto elettronico che, piazzato sulla sua gola, riceve le vibrazioni processate poi come un composito strumento monofonico. Dopo la sorpresa del guanto che tramuta la voce del vocalist in strumento musicale, c'è l'esecuzione “a cappella” di Poster di Baglioni, poi una ben miscelata fantasia di canzoni memorabili come Angelo blu, Aldebaran, C'era un ragazzo, Auschwitz. Si attacca poi con 29 settembre, il Pescatore. C'è spazio anche per un omaggio a Victor Soliani, bassista dell'Equipe 84: gli si dedica Io Vagabondo dei Nomadi: ogni artista lo è, nomade, viaggiante. La casa d'un artista è il palco, il suo fuoco il calore della gente. E così, se è vero che i due cd degli Extra sono davvero convincenti, la band dà però il meglio di sé nel corpo a corpo col pubblico. Che risponde, eccome. Alla fine nella piazza di Castellarquato sono tutti in piedi. Sul palco la band chiude con un tributo al rock anglo-americano: le origini con Elvis Presley, la ballata di Bob Dylan Blowin' in the wind.
Ci viene alla mente l'incontro di due anni fa nel Piacentino di Lanzetti con Clive Bunker, batterista dei Jethro Tull, con cui l'ex Pfm lavorò allo studio di Vangelis alla fine dei '70. Che dire? E' un passato che ha ancora tanto da dare.
Donata Meneghelli
 

COSMOPOLITAN 27 Luglio

traduzione dallo spagnolo di Alberta - grazie al sito soloclaudio.com

Occhiello:

CLAUDIO BAGLIONI – “Claudio Baglioni – Grandes éxitos en español”, Sony BMG

Baglioni è uno dei pochi artisti degli anni ’70 che abbiano saputo mantenere vivi la propria carriera ed il proprio prestigio. Si tratta di 35 anni di carriera e di 23 dischi, nei quali l’artista italiano è stato pioniere ed innovatore in molte cose. Qui sono riuniti tutti i suoi successi cantati in spagnolo, inclusa l’indimenticabile “Sàbado por la tarde”, che fece furore tra il pubblico femminile degli anni ’70.

Articolo:

“INTERVISTA CON CLAUDIO BAGLIONI

- è di ritorno con “TODO BAGLIONI” –

COSMO: Tenendo presente l’ampia estensione della tua opera non ti sta un po’ stretto questo disco antologico?

CLAUDIO BAGLIONI: In “Todo Baglioni” non appaiono gli ultimi 15 anni della mia carriera. Mi piacerebbe farlo seguire da un secondo disco che stavolta li raccogliesse. Mi auguro di poterlo fare uscire molto presto.

COSMO: Juan Luis Giménez, dei Presuntos Implicados, ha collaborato a questo disco. Com’è stato il vostro incontro?

CLAUDIO BAGLIONI: Juan Luis mi confessò che aveva sempre desiderato poter collaborare ad attualizzare il mio repertorio. In effetti sua sorella Sole ha inciso una versione davvero bella della mia canzone Sàbado por la tarde. La musica dei Presuntos Implicados mi piace moltissimo.

COSMO: E adesso?

CLAUDIO BAGLIONI: Pensavo di prendermi un anno sabbatico, ma sono tornato a comporre. Ed ho in piedi vari progetti: montare teatri all’aperto in Italia, preparare un programma di intrattenimento per le Olimpiadi invernali del 2006 a Torino … non mi annoio di certo.

 

Festival Gaber, viva gli equilibristi dell'arte

Chiusa a Viareggio la tre giorni in memoria del Signor G. Da Cremonini a Zero, tutti in gioco tra teatro e canzone

di Enrico Deregibus

"Un gran figo". La definizione è degli Articolo 31, il gran figo è Giorgio Gaber. I primi hanno omaggiato il secondo, insieme a molti altri, nella nuova edizione del Festival teatro canzone Giorgio Gaber, tre giorni a Viareggio che hanno mobilitato la Versilia e non solo, viste le migliaia di presenze ogni sera, peraltro con biglietti dai 16 ai 27 euro. Segno di interesse per gli artisti in cartellone, ma soprattutto per il Nasone, come lo chiamava Enzo Jannacci.

Dopo varie anteprime, a giugno a Milano e a luglio a Viareggio, dal 21 luglio ha avuto luogo la rassegna vera e propria, con contorno di proiezioni, mostre, ricordi e rilassatezza. Ogni giorno alla Cittadella di Viareggio, quella del carnevale, sono andate in scena piccole sorprese, gli artisti più diversi a rendere onore a un uomo che ha sparigliato i generi, le mode, i media, le certezze. Lo scorso anno il cast era stellare (Baglioni, Battiato, Bisio, Ligabue, Morandi, Jannacci, Panariello e via discorrendo), così stellare da essere difficilmente ripetibile, ma le cose sono andate bene anche stavolta.

Tutti quanti a far qualcosa di Gaber, o su Gaber, o a provare a dimostrare che la sua creatura, il teatro canzone, è ancora qui e lotta insieme a noi. Anche se gli artisti invitati spesso sono più da una parte o dall'altra, alcuni da quella del teatro (comico), altri da quella della canzone, mentre il Signor G aveva il baricentro nel bel mezzo.

La prima sera ha aperto le danze Luca Barbarossa (che ha cantato Far finta di essere sani), mente Giobbe Covatta ha fra l'altro regalato al pubblico un filmato in cui un mare di ragazzi dall'Uganda intonavano la gaberiana La libertà. E poi Massimo Ranieri, signorile e misurato come sempre.

C'era anche Francesco Guccini, che però non ha cantato, deludendo molto e molti. C'è chi gli ha proposto di fare L'avvelenata con la scusa di essere la più gaberiana delle sue canzoni, ma niente da fare, la chitarra è rimasta nel fodero. In compenso Guccini ha parlato a lungo di Gaber, con Curzio Maltese e l'ospite a sorpresa Sergio Cofferati. Ma anche d'altro ("Quand'ero giovane speravo nel futuro, ora non più").

Il secondo giorno il palco ha ospitato quello spasso di Luciana Littizzetto e Flavio Oreglio. Quindi Nicky Nicolai e Stefano Di Battista, prima da soli e poi ad accompagnare Renzo Arbore che ha anche sussurrato una versione in punta di piedi di Non arrossire. Finale il sabato con Cesare Cremonini e gli Articolo 31, che hanno fra l'altro reinventato in stile ska Io non mi sento italiano, mentre l'ex Lunapop ha offerto L'orgia.

Poi una maiuscola Paola Cortellesi, che, in veste di cantante, dopo il suo No perditempo (il testo è una serie di annunci economici, la musica una sanremata che più nazional-popolare di così non si può, il risultato è esilarante) ha offerto Lo shampoo e Le elezioni di Gaber.

E infine Renato Zero. Incredibile, persino un po' inquietante, l'accoglienza dei sorcini verso il loro Messia. Lui sul palco se l'è cavata in un quarto d'ora, regalando fra l'altro al pubblico una piccola brochure con una poesia scritta per Gaber ("a quell'uomo col naso dovunque/ e la testa poggiata sul mondo") e, complice Rossana Casale, una sua canzone.

Insomma, link impensati tra artisti distanti per genere o generazione da Gaber. C'era anche un concorso di teatro canzone, vinto da un non esordiente come Rocco Papaleo, bravo e con un carisma tutto suo, che ha avuto la meglio su Osvaldo Arenghi, Filippo Bessone, Simone Cristicchi e Bob Messini.

A presentare, come l'anno scorso, uno spiritoso, perfetto Enzo Iacchetti. Sarà sempre troppo tardi quando finalmente in TV avrà gli spazi per fare quello che davvero vuole, al di là delle strisciate in prima serata. Quel che ci pare certo è che il prossimo anno sarà ancora in Versilia per Gaber. "Un artista necessario. Molti artisti non lo sono, lui sì". Parola di Paola Cortellesi.

 

Sorrisi e Canzoni 27 Luglio

Alessandro Preziosi scopre l'America

Il Conte Ristori saluta la tv per il teatro. Interpreterà il navigatore genovese in "Datemi tre caravelle!", in scena dal prossimo 27 luglio. Lo aspetta una dura prova: oltre a recitare, canterà. «Baglioni ha sempre avuto una grande influenza su di me» racconta. «Involontariamente imito il suo stile»

Sono riempiti fino all'ultimo centimetro dalla spettacolare scenografia i 30 metri del palco del Teatro Antico di Taormina. Le musiche avvolgenti regalano suggestioni a manciate al pubblico presente. E dentro questa antica cornice, già di per sé così straordinaria, Alessandro Preziosi si muove instancabile, recitando nei panni di Cristoforo Colombo. Non solo. Lo vedremo danzare e cantare. Sì, perché l'attore è il protagonista della commedia musicale "Datemi tre caravelle!", che debutta il 27 luglio. Lo spettacolo, che vede tra i protagonisti Nicky Nicolai, è realizzato in collaborazione con il ministero dei Beni culturali e il patrocinio del Comitato per le celebrazioni di Cristoforo Colombo, ed è diretto dal premio Oscar Gianni Quaranta. A pochi giorni dalla prima, il protagonista Alessandro Preziosi è concentratissimo e carico di energia. E incontra "Sorrisi" durante le prove.
Per la prima volta si cimenta con un musical, di cui è produttore con la Khora.teatro, la società che ha fondato con Tommaso Mattei. Perché questa avventura?
"È il lavoro più difficile che abbia fatto finora. Ma Colombo è dentro di me e io continuo a buttarmici sopra, a raschiare il testo fino in fondo, perché lì c'è la soluzione a tutti i miei dubbi, la forza di non arrendermi, il sogno delle cose impossibili. Una frase bellissima di Colombo suona così: "Ho sempre visto il futuro come una necessità, un'ansia da soddisfare. Se perdiamo quest'ansia siamo a nostra volta perduti". Riflettendo su questo, tutte le difficoltà nell'allestimento dello spettacolo si superano".
È vero che la sceneggiatura - scritta da Carmelo Pennisi e Massimiliano Durante, gli stessi della fiction "Karol" - nasce pensando a un film cucito addosso a lei?
"In questo Colombo ci sono i valori che ho incontrato nel mio percorso professionale. Il senso della giustizia de "Il Capitano", il senso patriottico e l'ingenuità di Vincenzo Peruggia ne "Il furto della Gioconda" e il senso dell'onore militare del conte Ristori di "Elisa di Rivombrosa". Sono valori nei quali tutti possiamo rispecchiarci. Io per primo: non solo come attore, ma come persona".
Quindi arriverà anche un film su Colombo per il cinema?
"Penso di sì, mi piacerebbe molto. Ma ora sono concentrato su questa esperienza teatrale".
Com'è nata l'idea di un musical sul grande navigatore genovese?
"Al telefono: io ero a un capo del filo, Carmelo Pennisi all'altro e, in mezzo tra le due cornette, Tommaso Mattei. Carmelo ha avuto l'idea del titolo "Datemi tre caravelle!" e da lì tutto è partito".
(...)
Nello spettacolo viene trattato anche l'aspetto della fede?
"Certamente. È un passaggio delicato: quanto e come il destino di un uomo si può combinare con la fede? Noi non ci poniamo troppe domande, ma nel testo è un tema che viene sviscerato, regalando forti suggestioni".
(...)
Che cosa l'ha più colpita della vita di Colombo?
"Il concetto di magnanimità legata alla fortuna: se sei privilegiato devi essere generoso con gli altri. Il rapporto stesso dell'uomo con Dio: lui spiega al figlio Diego, interpretato da Jacopo Sarno, che il più delle volte i disegni di Dio sono oscuri ai nostri occhi, ma noi dobbiamo essere così valorosi da aspettare che Lui ce li riveli. E poi il bivio tra il sogno e l'amore. Che cosa deve fare: rimanere in Spagna dalla sua amata Beatrice de Bobadilla (interpretata da Noemi Smorra) oppure partire per inseguire il suo sogno? Colombo sceglie di partire, pensando che al ritorno avrebbe sposato la sua Beatrice. Questa parte l'abbiamo un po' romanzata... C'è l'happy end".
Che rapporto ha Colombo con suo figlio Diego?
"Diego è l'unità di misura della sua coscienza. È un ragazzo pragmatico, che lo invita a riflettere. Senza il figlio, probabilmente, Colombo non sarebbe arrivato da nessuna parte".
(...)
Ma lei dovrà anche cantare...
"La mia scelta è quella di recitare cantando. Non aspettatevi degli acuti o delle note vibrate".
Stefano Di Battista, autore delle musiche, ha detto che con la sua voce sorprenderà sicuramente il pubblico: ha una grande espressività e un timbro che si avvicina a quello di Claudio Baglioni.
"Ho quella incoscienza positiva che fa uscire le note con facilità. Non mi pongo il problema di essere perfetto, ma di trovare il giusto punto di espressione. Baglioni ha avuto su di me da sempre un ascendente vocale, musicale e melodico impressionante, quindi, involontariamente, tutte le volte che canto è come se lo imitassi. Per questo lavoro, invece, Stefano ha saputo dirigermi facendomi conoscere la mia voce. Non tanto le mie capacità, quelle non so se ci sono veramente, ma mi ha aiutato a trovare una strada a livello interpretativo. Oltretutto, questo spettacolo ha una connotazione precisa: le canzoni vengono cantate perché sono necessarie, non perché rientrano nello stile musical".
Dopo il debutto a Taormina, che cosa l'aspetta?
"Rimarremo al Teatro Antico fino al 31 luglio. Lo spettacolo andrà poi dal 12 al 16 ottobre a Genova, al Teatro Politeama, e poi al Sistina di Roma dal 13 marzo al 9 aprile 2006. Fra un anno, probabilmente, attraverseremo anche noi l'oceano e approderemo in America come Colombo. Ma a Broadway!".

ADNKRONOS 20 Luglio

Roma, 19 lug. (Adnkronos) - Da Vasco Rossi a Claudio Baglioni passando per Caparezza, Roberto Vecchioni, Anna Oxa, Piero Pelu' e Carmen Consoli, senza dimenticare le nuove proposte della scena musicale italiana. Tutti questi artisti, legati dalla presenza sul palco di Aulla (Ms) per il ''Premio Lunezia'' (la decima edizione si svolgera' dal 21 al 24 luglio prossimi) saranno i protagonisti della doppia compilation prodotta da Rai Trade, Lucky Planet e Alfa Music, disponibile nei negozi tradizionali e nella grande distribuzione a partire da venerdi' 22 luglio, al prezzo indicativo di 18 euro

ADNKRONOS 20 Luglio

MUSICA: MIA MARTINI, ESCONO 3 CD CON SUCCESSI, INEDITI E RARITA' "LA NEVE, IL CIELO, L'IMMENSO" ACCOMPAGNATO DA BOOKLET DI 48 PAGINE

Roma, 20 lug. - (Adnkronos) - Da "Piccolo Uomo" ad "Almeno tu nell'universo", passando per "Minuetto", "E non finisce mica il cielo" e "Stelle di stelle" in duetto con Claudio Baglioni. La voce di Mia Martini torna a rivivere in "La neve, il cielo, l'immenso", il cofanetto che con 51 tracce, organizzate in 3 cd, raccoglie i grandi successi, tracce inedite, brani per la prima volta pubblicati su cd e canzoni eseguite con una orchestrazione diversa rispetto alla prima pubblicazione, dell'indimenticabile Mimi'.

LA PADANIA 20 Luglio

Non solo “Questo piccolo grande amore”: il cantautore si dimostra poeta anche raccogliendo le sue memorie
Strada facendo... a tutto Baglioni
- ALESSANDRO GANDINI

«Le canzoni non possono dare risposte. Ma la musica è la dimostrazione che esistono linguaggi che non conoscono barriere. E’ a questi universali che ci dobbiamo affidare se vogliamo chiederci “se questo è un uomo”; se vogliamo capire come fare in modo che torni a esserlo pienamente e dimostrare a noi stessi e al mondo che vogliamo tornare ad essere chiamati uomini anche noi». L’autore di queste frasi è Claudio Baglioni. E parole come queste non stupiranno più di tanto chi ha seguito la sua lunga carriera: al di là delle etichette di cantore romantico e di alcune patinate immagini stile divismo da show business.
Baglioni ha sempre messo l’uomo al centro della sua ricerca, lavorando come artigiano fra musica e parole: e pur passando spesso per la hit parade, è stato capace di molte scelte coraggiose. Sino a raggiungere una maturità d’artista fatta oggi di ricerche sonore ed esperimenti linguistici, studio del rito-spettacolo e scelta di trasmettere ai giovani valori e spinte alla socializzazione.
Identificare ancora Baglioni con “Questo piccolo grande amore” è insomma ridicolo, più che riduttivo: anche se lui non ha mai rinnegato una sanissima voglia di mantenersi in contatto diretto con la gente comune.
Ebbene, è proprio il Baglioni “vero”, quello che le canzoni a volte adombrano soltanto e spesso le luci del palcoscenico nascondono, a venir tratteggiato nel libro “Senza musica”. Che non è - per amor di precisione - una vera e propria autobiografia, bensì una raccolta (comunque ampia e saporosa) di personali appunti di viaggio. Un volume quindi perfetto per i fans, ma da segnalare anche a chi non conosce l’artista: ne scoprirà umana fragilità, inattesa ironia, molte e profonde riflessioni sul vivere.
Purtroppo al libro (è il suo difetto principale) manca una datazione precisa degli scritti; ma la divisione per temi, efficace, aiuta. Si parte dagli inizi, e subito Baglioni mette il cappello su un’idea umanistica di arte («Il punto non era il successo. Era l’identità. La musica permette di capire chi siamo e di non restare mai soli. Un debito che non riuscirò mai a saldare»); poi si legge di viaggi nel mondo, appunti “semiseri”, progetti musicali e progetti realizzati “grazie” alla musica, in un impianto di scrittura sempre fluido e ricco anche linguisticamente.
Con un appunto che ci piace rimarcare, per la sua onestà intellettuale, sul concetto di “impegno” dei cosiddetti cantautori: «Io ero tra quelli che l’impegno lo vedevano e lo vedono ancora nello scrivere musica buona, e parole che facciano bene, o anche male, ma senza proclami né slogan».
“Senza musica” ci svela insomma Baglioni fra le luci e le solitudini del suo mestiere, e ne sottolinea l’ansia di quel perenne ricercare l’“incanto” perduto dell’infanzia, scocciato dal fatto “di non avere più occhi che cercano il mare”.
Uno smarrimento che poi la vita fa provare a tutti: e che spesso esorcizziamo, cercando di risvegliare il fanciullino che abita in noi, tramite l’arte. Magari, proprio quella di Claudio Baglioni.

 

www.girodivite.it 19Luglio

Un abbraccio di musica per Baglioni

La trasferta spagnola del musicista romano ha riscosso un notevole successo.
di
Danilo Saddi, Data 19 luglio 2005 - 13 letture "Un successone davvero! Stavolta però l’incanto ci ha portato addirittura in Spagna!" Questi ed altri, i commenti delle centinaia di fans italiani di Claudio Baglioni, accorsi il 10 Luglio a Madrid, per assistere al concerto promozionale del loro cantante preferito.

L’artista con la sua solita carica di simpatia e carisma ha emozionato anche i sostenitori e le sostenitrici spagnoli, euforici per la recente uscita del cd, attraverso cui l’artista romano ha riproposto i suoi principali cavalli di battaglia da “Sabato Pomeriggio” a “E tu”, etc....però...in spagnolo.

Da tempo mobilitato anche sul fronte sociale (il suo tour del 2004, “Cercando”, è stato impostato affinché possano essere rivalutate aree dimesse e siti archeologici o d’arte) Baglioni è in libreria da poco col suo nuovo libro “Senza Musica”. Gradevole zibaldone questo, e vera chicca per gli appassionati, attraverso cui il cantore ripercorre le tappe fondamentali della sua vita sia da uomo che da musicista, riflettendo sui sempre attuali temi della guerra, e della fratellanza tra i popoli. Ed il futuro sembra essere ricco d’appuntamenti per il “Viaggiatore”.

Difatti, dopo l’uscita del doppio cd dal vivo “Crescendo e Cercando” e le sue recenti apparizioni al Live 8, è previsto dopo l’estate, a Roma, un suo nuovo concerto in P.zza San Giovanni in Laterano.

"Una tappa obbligata questa" ha affermato Baglioni "che ci anticipa l’attuale impegno suo e dei vari collaboratori, per realizzare questo evento nella sua città Natale, successivamente all’annullamento del 6 Gennaio 2005 a causa della tragedia dello Tsunami, che ha colpito il Sud-Est Asiatico".

 

www.yahoo.it 19 luglio

Musica: Al Premio 'Lunezia' Arriva Compilation Con Vasco, Baglioni e Nuove Proposte

Roma, 19 lug. (Adnkronos) - Da Vasco Rossi a Claudio Baglioni passando per Caparezza, Roberto Vecchioni, Anna Oxa, Piero Pelu' e Carmen Consoli, senza dimenticare le nuove proposte della scena musicale italiana. Tutti questi artisti, legati dalla presenza sul palco di Aulla (Ms) per il ''Premio Lunezia'' (la decima edizione si svolgera' dal 21 al 24 luglio prossimi) saranno i protagonisti della doppia compilation prodotta da Rai Trade, Lucky Planet e Alfa Music, disponibile nei negozi tradizionali e nella grande distribuzione a partire da venerdi' 22 luglio, al prezzo indicativo di 18 euro.

 

La Gazzetta del Sud 19 Luglio

Claudio Baglioni: quasi un diario “senza musica” Il lungo viaggio di un curioso parte da una vecchia cantina Claudio Baglioni Senza musica Bompiani pagine 205 - euro 12,00 Giuseppe Amoroso Tutto ha inizio da una cantina polverosa: pareti che sudano, odori di muffa, fumo, tappeti vecchi, cartoni per tamponare i suoni, soffitto basso. Poco lontano, nell'angolo della strada, «piramidi spettrali di resti di altre case, altre vite...» 

Un trentatré giri ondeggia sul piatto. Così scorre la vita, ha alti e bassi che sembrano «montagne russe», il mondo è indifferente e l'io che si accinge a condurre la narrazione si sente «invisibile» . Uno stile nominale, con i suoi aguzzi grumi di immagini giustapposte, la mancanza di slanci ariosi disegna il disagio e la solitudine di una vita che si affaccia. L'unico conforto è la musica che permette due cose: «capire chi siamo e non restare mai soli» . E allora da quell'ansia, da quel malessere di attese, la storia si impenna «come una frizione lasciata troppo in fretta» . Nella cantina spoglia crescono le ragioni di certe scelte, trovano parole e note: un debito che Claudio Baglioni, il narratore di Senza musica , non riuscirà mai a saldare. Ed ecco sfogliarsi il diario di un ragazzo di borgata romano, il quale diviene cantante e impara a suonare la chitarra vincendo la timidezza; dai timidi contatti con le case discografiche e dal sottobosco del mondo musicale, alle delusion i degli esordi e alla pr ima affermazione con un disco dal «taglio cinematografico» . Autobiografia e critica riflessione sulla realtà si fondono in un racconto misurato, franto in capitoli brevi ma intensi e diviso tra ripiegati momenti interiori e descrizioni ariose di viaggi ( «Non so se partire sia un po' morire, ma temo che si muoia di più se non si parte» ). Cronista puntuale, Baglioni si lascia sedurre anche dalla «fascinazione del tutto», da luci e spazi dilatati, parole e colori. Sfilano l' «ineluttabilità del tempo» e i «cieli senza margine» dell'Africa; la notte di «presagi inediti» di Cracovia, con il senso dolente e malinconico di una «vita che bisogna conquistarsi giorno per giorno» ; l'impressione, data dal Brasile, di un «continente sempre sul punto di esplodere». A Lima sembra di essere in attesa del prossimo terremoto, mentre in Inghilterra l'autore impara il senso dell'unico, vero grande viaggio: quello «oltre la collina, verso la prossima meraviglia». Pagine sulla poesia (il cui valore no n sta nel guidarci verso una risposta, ma nel non esaurire la spinta interrogativa») e sul suo rapporto con la musica avviano una serie di considerazioni a largo raggio che sciolgono l'impegno critico in un discorso capace di trasmettere al lettore pure le nozioni più tecniche. Il sorriso copre una serietà di intenti, non li disperde, non riduce l'alta quota di concentrazione. L'intesa con chi legge è presto attivata e i vari temi scorrono leggeri e coinvolgenti: del «decalogo semiserio del concerto perfetto» alla volontà di accordare la propria voce a «un disperato coro senza più suono» ; dallo studio appassionato e sistematico alla magia dell' «adesso della vita». Espulsi da un fondo uniforme di tempo che tende a farsi confuso, arrivano frantumi di ricordi, citazioni di testi (come non segnalare il «cane che abbaia alla malinconia»? ), il pressing dell'evento, la memoria di un palloncino che vola via, il peso asfissiante delle cose, la paura del vuoto. Illuminato dal suo «piccolo bengala di emozioni» , il cantautore canta le com uni vicende degli uomini, quel loro essere come «pioggia su vetro» . Termine-chiave è la leggerezza - non superficialità ma essenzialità - in grado di rianimare la parola amore e di scorgere il formicolio del quotidiano, i volti che fuggono, i «saltimbanchi dell'esistere» , le ombre in cerca di voce, l' «inquilino del piano del cuore» , i compagni di strada, il guizzo dei treni, «comete luminose della terra». E altri motivi urgono, drammatici, che l'effimero perimetro di un canto, certo, non può contenere ma che, pur sotto le false luci dei riflettori, assumono lo spettrale richiamo dell'abisso: è quella zona buia che, sterminata, si estende al di là dei confini del nostro protettivo mondo, è l'inferno dell'umanità affamata, dei dispersi nel nulla della miseria. Per vincere il buio occorrono grandi sogni, la speranza di rendere migliore l'uomo. Così, varcata la vigilia del millennio, ci consegniamo non a un nuovo mondo ma a un mondo nuovo. Qui il libro si alza sulla piattaforma del d iario e incontra la favo la e l'operetta morale, l'illustrazione storico-geografica (si veda il capitolo su Bari) e il reportage sui nostri giorni lacerati, la ricerca linguistica ( «Con pudore e senso di profonda inadeguatezza ho cercato rifugio nel linguaggio...» ) e la tensione profetica ( «L'augurio è, allora, che i tre saggi che giungono ogni anno da Oriente ci portino in dono la lucidità e il coraggio...» ). E si entra nella febbrile area dei messaggi di pace: il tono si fa più alto, forse la parola che conosciamo limpida acquista una rotonda gravità di accenti: persuasiva, incrollabile, cucita su una trama di idee civili. Ma la vena più screziata di poesia è quella che si rivolge a «quel calore dentro» , rivisita gli anni della giovinezza, ritrova il gruppo degli amici dai nomi bizzarri, sa sorridere, riscoprire vecchi profili di persone care, assaporare i microscopici piaceri della vita. Soffia il vento dei «bei giorni» in una rara chiarità di luoghi. Lontani e solo ricchi nei ricordi. Per contro, ir rompe l'oggi, il grigior e di una «comunità che poco accomuna ma che rende comuni le singole storie». E mentre sfilano i «titoli di coda» , si chiude nel racconto la storia di un irregolare che va «curiosando negli angoli».

LA NAZIONE 16 Luglio

Walter Savelli scala le classifiche di I-Tunes

 

di Nicola Di Renzone

FIRENZE — Walter Savelli scala le classifiche di I-Tunes, la nuova frontiera della musica online. Per i digiuni di nuove tecnologie si tratta di un sito internet, creato dalla Apple, da cui è possibile scaricare musica. Savelli, fiorentino, storico pianista e collaboratore di Claudio Baglioni, entra dalla porta principale nel mercato digitale della musica. Il suo «Piano pianissimo» è il primo disco realizzato da un artista indipendente italiano a scalare le classifiche di vendita in Italia fino alla prima posizione. Buona notizia per tutta la musica indipendete, il lavoro di Savelli non è infatti prodotto da nessuna casa discografica ma è riuscito a superare le multinazionali del disco. Che sia la fine di un’epoca?

Musicultura

REPLICHE DEL FESTIVAL MUSICULTURA SU RAI TRE

Le tre serate del XVI edizione del Festival Musicultura, che hanno affollato l'arena Sferisterio a Macerata nel giugno scorso, saranno riproposte in versione special, il 15 e il 22 luglio, sul terzo canale della rete Rai.

MACERATA - Gli oltre 9 mila affezionati della musica popolare a d'autore nelle tre serate finali di Musicultura Festival, 23,24 e 25 giugno, potranno rivedere la manifestazione e rivedersi in due special di 60 minuti in onda su Rai Tre, venerdì 15 e 22 luglio, alle ore 23.20 circa, con il meglio delle tre serate.
Una vetrina per la città di Macerata, per lo stupendo Sferisterio e per tutto il territorio.
Dopo la diretta differita delle tre serate andate in onda da domenica 26 giugno su Rai Sat, il giorno dopo la manifestazione, la terza rete della Rai ha confermato, visto l'ottimo materiale registrato, di mandare in onda le due trasmissioni che vedono come autori Piero Cesanelli, Ezio Nannipieri e Giorgio Verdelli, per la regia di Andrea Bevilacqua.
Nasce quindi una nuova opportunità per tutti quelli che non hanno potuto essere presenti alle serate finali di Musicultura Festival, di poter vedere cosa è successo all'interno dell'arena Sferisterio il 23, 24 e 25 giugno.
E' già, intanto, alla stampa il bando di concorso della 17° edizione che annovera grandi novità a livello di Comitato Artistico.
Si parla dell'ingresso della poetessa Alda Merini, di Roberto Secchioni e si è avuta già la riconferma di Vasco Rossi e Claudio Baglioni.
Prosegue anche il lavoro della redazione Unimarche (università di Camerino e Macerata), che presenterà il quaderno completo della 16° edizione insieme ad un corto cinematografico intorno al mese di dicembre.

La stampa da Madrid La trovi nella home del concerto 

Il Giornale di Brescia 6 Luglio 

Barbara Zappamiglio, corista bresciana della Pausini, racconta le emozioni provate sul palco del Circo Massimo Il mio fantastico Live 8 con Laura «È stata un’esperienza fantastica! C’era un’aria serena che aleggiava dappertutto, nei camerini c’erano tanti artisti! Mai visti così... Tutti insieme per raggiungere uno stesso scopo: aiutare i Paesi poveri cancellando i loro debiti». A raccontarcelo al telefono è Barbara Zappamiglio da Roma, dove sabato è salita sul palco allestito al circo Massimo per il «Live 8», come corista della grande e brava Laura Pausini. Barbara, bresciana purosangue di 22 anni, ha dato lustro alla nostra città pertecipando al «Live 8», dove anche i concittadini Giorgio Cordini, Mauro Pagani e Joe Damiani hanno dato il meglio del loro repertorio. Ma per lei è stata una grande esperienza: figlia d’arte (suo padre Raffaele è musicista, suo fratello Fabrizio idem, la giovanissima sorellina Alessia probabilmente lo diventerà), Barbara aveva la stoffa e c’è arrivata! Mentre ci descrive il «suo» «Live 8», ricorda con commozione le prime esibizioni a 12 anni con «Imagine» di Lennon e altri brani nelle serate in Castello con Palcogiovani o in occasione dei «Beatles Days». Nel 2001 canta a Sanremo «Can’t Buy Me Love», in un evento collaterale dei Beatlesiani al Palafiori. Poi conosce Elisa, Giulia Fasolino e comincia a farsi apprezzare per la sua voce, la personalità e la grinta... E poi Laura Pausini. Racconta ancora Barbara: «A Roma ero circondata da personaggi che un tempo per me sarebbero stati solo miti irraggiungibili. Adesso nel back-stage, Jovanotti, Nek, Le Vibrazioni, Baglioni e tanti altri big, sono colleghi di lavoro con i quali ho condiviso l’impegno perchè questa indimenticabile giornata riuscisse nel migliore dei modi. Certo qualche tensione c’è stata: l’avvicendanento sul palco di così tanti artisti ha creato qualche disguido tecnico. Anche Laura era in po’ tesa per il fatto di dover cantare con Renato Zero senza aver mai provato il brano. Ma la professionalità di Laura è grande». E continua: «Quindi è andato tutto ok! Verso le 22.30, davanti ad un pubblico romano incredibilmente bello ed un pubblico televisivo inimmaginabile, ho interpretato con lei: "Un’emergenza d’amore", "Come se non fosse stato mai amore", "Il Mondo che vorrei", "Tra te e il mare". Poi Laura ha duettato con Renato Zero interpretando "I migliori anni della nostra vita", verso la fine della quale è salito anche Claudio Baglioni». Emozionata e felice, Barbara ha fatto parte di quel mega evento che è stato il «Live 8», che Paul McCartney ha aperto con «Sergeant Pepper’s», in ricordo del «Live Aid» del 1985; per poi chiuderlo con «Hey Jude».

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Vipline.it

LIVE 8 * Ecco che cosa rester

 (nel bene e nel male) del concertone Abbiamo stilato una classifica dei 10 momenti memorabili e dei 5 da dimenticare del maxi-evento benefico curato da Bob Geldof 

LA TOP 10 

10) Bryan Ferry e i Roxy Music, tornati insieme a Berlino... 

9) I Pet Shop Boys che cantano "Go West" nella Piazza Rossa di Mosca. 

8) Ligabue, Jovanotti e Pelù quando intonano "Il mio nome è mai più" in versione "unplugged", a Roma... 

7) Will Smith (a Philadelphia) che schiocca le dita ogni 3 secondi, per ricordare che ad ogni schiocco in Africa c'è un bambino che muore in Africa. 

6) Il coro finale sulle note di "Hey Jude", a Londra. 

5) Sempre a Londra, Richard Ashcroft e i Coldplay in una splendida versione di "Bitter Sweet Simphony". 

4) La toccante esibizione di Bjork a Tokyo. 

3) Paul McCartney e gli U2 (nella foto) aprono il concerto di Londra, in contemporanea con tutto il mondo, con "Sergent Pepper's Lonely Heart Club Band". 

2) La strepitosa performance di Madonna, aperta cantando "Like a Prayer" in compagnia di una ragazza africana salvata dal Live Aid. 

1) Non poteva essere altrimenti: la reunion dei Pink Floyd. E' stato commovente ascoltare di nuovo "Wish you were here", e che meraviglia vedere l'abbraccio finale tra Roger Waters e David Gilmour! Chissà che non facciano la pazzia di tornare insieme, per un'ultima volta... Per un ultimo tour... 

LA FLOP 5 

5) L'assenza di Vasco Rossi. Ok, aveva il concerto in contemporanea ad Ancona. Ma nel 2005 è impossibile organizzare un collegamento in diretta? 

4) Bill Gates sul palco di Londra. Va bene tutto ma... parlando di povertà, era proprio necessario che ci salisse? 

3) Francesco De Gregori che apre il concerto prima dell'apertura ufficiale europea. Perchè noi italiani dobbiamo sempre farci riconoscere? 

2) Claudio Baglioni che duetta con tutti. Avesse avuto un po' più tempo, sarebbe passato anche a spazzini e autisti dell'ATAC? 

1) L'orrenda diretta di Raitre, condotta dal "fuori posto" Giovanni Floris, al quale forse dovevano spiegare che non era una convention politica, e dalla neo-prezzemolina Flavia Cercato, con la sua mania di cercare il trash in tutto... Così Sky ha vinto su tutta la linea con interattività, molta musica e zero parole.

 

Sorrisi e Canzoni TV

Live 8, cronaca del più grande concerto della
storia

Da Tokyo a Philadelphia, l'evento organizzato da Bob Geldof ha offerto momenti eccezionali come il ritorno dei Pink Floyd, riuniti dopo 25 anni.
Dalle 11 (ora italiana) fino a notte inoltrata, in tutto il mondo, pubblico e rockstar hanno cantato per aiutare l'Africa. Penalizzato dal caldo lo show romano, animatosi solo nel tardo pomeriggio

3/7/2005

«Non vogliamo i vostri soldi, vogliamo la vostra voce». E la voce del Live 8 romano si fa sentire, ma solo a sera, appannata nel pomeriggio dal caldo e da qualche polemica sull'utilizzo delle immagini dei cantanti, che alla fine provocano la defezione di Pino Daniele. La grande arena del Circo Massimofatica a riempirsi fino all'imbrunire, complice un caldo torrido ed una capitale svuotata
dal primo esodo di luglio. E la parte del leone la fanno Londra, con il suo cast stellare, e Philadelphia, col suo milione di spettatori. Ma intorno alle otto anche Roma si sveglia con i suoi big e circa 700 mila persone al Circo Massimo. E quando salgono in sequenza sul palco Biagio Antonacci, Luciano Liguabue, Jovanotti, Laura Pausini, Claudio Baglioni, Renato Zero e Antonello Venditti, anche Roma s'infiamma e ritrova tutta la sua forza. Quando non sono ancora le tre del pomeriggio, Francesco De Gregori apre le danze davanti a poco più di duemila persone. De Gregori è stato il primo artista in assoluto a cantare, bruciando così l'inizio annunciato che era quello degli U2 con Paul Mc Cartney a Londra con una cover di «Sgt. Pepper Lonely Hearts Band». De Gregori ha cantato tre
pezzi, «Agnello di Dio», «La donna cannone», «La storia siamo noi». A fare da cerimoniere per l'inizio della parte italiana è stato Fiorello che ha poi cantato con la sua band una versione de «ll mio canto libero» di Lucio Battisti. Si è trasformato in una grande festa il set delle Vibrazioni che sono stati tra i mattatori di questa prima parte. «Quello che ci ha spronato ad esser qui, oggi,
è l'energia del pensiero comune, tutto il mondo sta pensando a una cosa, in questo c'è la magia».
Francesco Sarcina, leader de Le Vibrazioni, spiega così, nella sala stampa allestita al circo Massimo, il motivo della loro partecipazione al Live 8 romano, ma sottolinea: «purtroppo questa società rende i giovani un po' insensibili rispetto a
certe situazioni. L'impatto del pubblico c'è, è presente e vuole godere della magia della musica, il problema è che non si ha troppa voglia di pensare, è questo quello che ho captato». E a proposito dell'assenza di commenti politici da parte degli artisti, il leader de Le Vibrazioni, spiega: «Se uno fa il musicista non fa politica. Ai giovani, poi, conviene più parlare in maniera umanitaria
che politica. Certo, ci sono cantautori che sono bravi a fare anche discorsi politici, lo facciano pure. Ognuno faccia quello che sa fare».
Non va meglio a Zucchero, che è il primo artista italiano a salire sul palco dopo l'apertura ufficiale del concerto, in tempo per partire per Parigi ed esibirsi in serata anche lì. Ma Zucchero non si arrende e regala tre belle esecuzioni di «Change your heart» (al pianoforte e in inglese), «Overdose d'amore» (con la chitarra) e «Diavolo in me». I coraggiosi che sfidato i quasi 40 gradi di
temperatura ricambiano ballando sotto la pioggia degli idranti. Nel frattempo a Londra gli U2, sotto un cielo nuvoloso, ma di fronte a una folla immensa, proseguono la loro esibizione con «One», in versione rivisitata. Dopo Zucchero, a Roma tocca ai Duran Duran inaugurare il piccolo gruppo di ospiti internazionali. Simon Le Bon fa mea culpa: «Vent'anni fa eravamo al Live Aid, pensavamo di
risolvere i problemi ma non è stato così. Abbiamo le nostre responsabilità nei confronti dell'Africa». Poi intona in sequenza «Ordinary World», «Save a prayer» e il datato «Wild boys». A Londra intanto la folla delira per Sir Elton John. Il miracolo riesce parzialmente ad Elisa, che si esibisce in versione acustica, davanti a circa 5.000 persone. Sono le 16.10 quando la cantautrice
friulana sale sul palco del Live 8 romano e intona «Luce», accompagnata solo da una chitarra. E poi il suo ultimo singolo, «Una poesia anche per te», per la quale affida l'intero ritornello al pubblico. Dopo Elisa i maxischermi proiettano il «click spot» di Richard Curtis contro la povertàche uccide ogni tre secondi una persona. Poi è Ron a raccogliere il testimone, anche lui in versione acustica come se il Circo Massimo semivuoto suggerisse più intimità. Ron canta «Una citta' per  cantare», accompagnato solo da un violino e da una chitarra che suona lui stesso, poi si siede al  pianoforte e intona «Non abbiamo bisogno di parole».
Sulle note di queste due canzoni c'è anche chi, sul prato del Circo Massimo, si abbandona a un lento. Mentre Ron finisce la sua esibizione, sul palco di Londra, contemporaneamente, sale Dido Il pomeriggio torrido del Circo Massimo va avanti
con i Gemelli Diversi («Un altro ballo» e la più forte «Mary», dedicata a una bimba stuprata) e i Negramaro, che scatenano l'entusiasmo del giovane  pubblico sul pratone dell'arena romana, soprattutto con i due successi «Estate» e «Mentre tutto
scorre». Parentesi internazionale con Tim McGraw e  a seguire la moglie Faith Hill e i Planet Funk.
Alle 18 tutti gli occhi sono sui maxischermi per Will Smith che apre il concerto di Philadelphia con appello agli 8 grandi del mondo che «con una firma possono cambiare le cose». Seguono Le Vibrazioni, i Negrita, Irene Grandi, Tiromancino (anche con Meg) e Max Pezzali graditissimi al pubblico più giovane che continua ad aumentare lentamente.
Nel frattempo a Londra Bob Geldof, contrariamente alle dichiarazioni dei giorni scorsi, soprende salendo sul palco ed esibendosi. Visto in tv, Hyde Park è n effetti un'altra cosa: sul palco salgono anche i Pink Floyd e perfino Bill Gates viene accolto come una star. A Roma intanto e' la volta di Alex Britti, che regala virtuosismi con la chitarra tra «Gelido» e «7.000 caffè». Alle 20, lo spartiacque del concerto è il discorso di Geldof sulla pressione da esercitare sul G8 che va in contemporanea sui maxischermi di tutte le piazze
collegate. Geldof lancia un filmato straziante sui bambini africani denutriti che stentano a reggersi in piedi. Subito dopo sul palco di Hyde Park arriva Madonna, visibilmente commossa. La star chiede alla folla: «Siete pronti a cambiare la storia?».
La risposta è un'ovazione che al Circo Massimo si trasforma in un coro di fischi quando il collegamento con Londra viene interrotto per accogliere sul palco Cesare Cremonini. Dopo l'iniziale disappunto il ragazzo bolognese fa comunque breccia. Lo segue Nek, quando il Circo Massimo è ormai pieno, pronto ad accogliere i big della serata. Sfilano tra le urla dei fan anche Piero Pelù, Biagio
Antonacci, Luciano Ligabue, Jovanotti (che poi con Liga e Pelù esegue «Il mio nome è mai più»). Il clou è affidato a Laura Pausini, Renato Zero, Claudio Baglioni e Antonello Venditti. Solo loro nella platea romana riescono a competere con un finale del concerto di Hyde Park che entra nella storia

IL MESSAGGERO 5 Luglio

Live 8, standing ovation a tavola

di SALVATORE TAVERNA

Amici sul palco, amici per la vita: tutti per uno, uno per tutti! Sabato notte, alla fine del mitico Live8 , un drappello di star italiane festeggia all’Hilton. Scala rotonda, fontana dai tre zampilli, fan depistati, pace e tranquillità. Due tavoli: da una parte cibi saporiti, dall’altra dolci multicolori. Antonello Venditti racconta, alla giovane Jolanda Gurreri , in compagnia del manager dei concerti Vincenzo Spera , quando portava i pantaloni a zampa d’elefante. Ancora li conserva in un cassetto dei ricordi, tra camicie a fiorellini, cinte alte e altre diavolerie che ha indossato negli anni Sessanta. E Piero Pelù ? Il rocker più amato dalle italiane ascolta e si diverte. Claudio Baglioni coccola la sua Rossella , gelosissima, e Alex Britti sembra un ragazzino in questo mondo di giganti, con le prime rughe. Biagio Antonacci torna, parola dopo parola, ai suoi inizi. E Renato Zero , da vera star, quando per ultimo appare, viene applaudito dalle stelle romane del pop. Si può vivere in concorrenza, nello stesso mondo, e essere amici? Antonello, Biagio, Claudio, Alex, Piero e Renato non hanno dubbi. Sì, tutti per uno, dopo il trionfo del Live8.

 

Live8 4 Luglio

Live8, il più grande show della storia Zapping planetario tra i concerti. Aprono McCartney e gli U2 da Londra. E' il via al giorno più lungo Live8: un giorno al Circo Massimo di Alfredo d'Agnese Live8, il più grande show di tutti i tempi, una clamorosa cavalcata mediatico-artistica di 11 ore, è stato anche un esercizio di zapping planetario. Le 10 città che hanno partecipato a Live8, hanno messo in contatto tra loro più di 3 miliardi e mezzo di persone sparse in quattro continenti. Una partecipazione da superlativi assoluti che ha messo in secondo piano errori, piccolezze e problemi di ego. L'importante era esserci, che si fosse dei grandi oppure cantanti nazional-popolari. Live8 ha messo in contatto artisti, pubblici e generazioni differenti. A ogni latitudine. Ecco come. Roma, Circo Massimo: è qui la festa? 

Ore 14:30: Walter Veltroni, il sindaco della Capitale, parla dello show come di "un grande momento di pressione sui potenti. Non possiamo convivere passivamente con la morte quotidiana di 30mila bambini in Africa". Fiorello presenta Francesco De Gregori davanti a poche migliaia di persone. Fa caldo. Il cantautore romano suona Agnello di Dio, La Donna Cannone e una irriconoscibile, in puro stile dylaniano, La storia siamo noi. 

Ore 15:00: è l'ora di Londra. Ad Hyde Park salgono sul palco Paul McCartney e gli U2 per una straordinaria versione di Sergent Pepper's Lonely Hearts Club Band. Su un grande schermo alle loro spalle, scorrono le animazioni del disco dei Beatles, sul palco quattro musicisti camuffati con le celebri divise colorate degli "scarafaggi" formano una incredibile sezione di ottoni. Bono presenta Paul, McCartney ricambia la cortesia. A seguire, gli U2 eseguono Beautiful Day, Vertigo e One. Bono lancia un appello: "Questo è il nostro momento, la nostra possibilità, non chiediamo soldi, vogliamo giustizia". 

Ore 15:25: a Roma sta cantando Zucchero, ma Raitre, che manda in onda l'evento italiano, inizialmente sceglie gli U2. Il cantautore suona Overdose d'amore. 

Ore 15:45: ancora Londra. I Coldplay con Richard Ashcroft intonano Bittersweet Symphony, poi Chris Martin ringrazia Geldof, il patron di Live 8, "un eroe dei nostri tempi". Ancora zapping. Si ritorna a Roma dai Duran Duran. Ma dov'è finito il duetto annunciato con Laura Pausini? Le Bon rifà se stesso con Save a Prayer. 

Ore 16:00: a Hyde Park Elton John nella sua versione più rockeggiante di sempre infiamma le centinaia di migliaia di fan con The Bitch Is Back e Saturday Night's Allright For Fighting. Poi con Pete Doherty duetta su Children Of The Revolution. A Roma sta cantando Elisa, un confronto impari. Appare Bill Gates (da Londra) che afferma: "Un giorno tutti nel futuro saranno in grado di condurre una vita sana". Poi, sic, arriva la pubblicità che sarà, nel bene e nel male, una grande co-protagonista. La grande defezione: Pino Daniele dà forfait. 

Ore 16:30: Dido e Youssou'N Dour a Londra e Ron a Roma (Non abbiam bisogno di parole) si contendono le telecamere mentre scoppia la grana Pino Daniele. Il cantautore non c'è al Circo Massimo. Al suo posto un laconico comunicato di accuse. Passano sul video i Gemelli DiVersi... Ore 17:02: prima finestra su Berlino con i Green Day. In Italia cantano i Negramaro. 

Ore 17:10: esibizione dei R.E.M. Michael Stipe infiamma la folla con Man On The Moon. La Rai prova a interpretare il ruolo di servizio pubblico intervistando leader politici, sindacali, attivisti di associazioni. Il video seleziona uno dietro l'altro Kofi Annan, Ms Dinamite, i Keane e i nostri validissimi Planet Funk (Stop me e The Switch). 

Ore 18:00: Bob Geldof passa la parola a Will Smith a Philadelphia che lancia il click spot Tu puoi cambiare il mondo. Da Londra (i Travis con Sing) a Roma (Le Vibrazioni e Sono più sereno) è un eterno gioco di rimandi. Poi san Bob Geldof sceglie di cantare: è, ovviamente, l'ora di I Don't Like Mondays. 

Ore 18:25: finestra su Parigi e su Andrea Bocelli per una atipica, per l'occasione, versione di 'O surdato 'nnammurato. Lo zapping diventa feroce tra Roma, Londra, Philadelphia: qui c'è Bon Jovi. Ad Hyde Park Annie Lennox esegue al piano Why: versione da brividi. Poi Sweet Dreams, ma c'è Bon Jovi dietro l'angolo con It's My Life. Al Circo Massimo i Tiromancino provano a far sentire la propria voce, a Berlino in contemporanea c'è Brian Wilson. Seguono, a Roma, Max Pezzali e Alex Britti. 

Ore 20:00: da Johannesburg si alza la voce di Nelson Mandela: "Bisogna sconfiggere la diseguaglianza, altrimenti il mondo non troverà mai pace. A Edimburgo gli 8 possono aprire la porta della speranza. Non farlo sarebbe un crimine contro l'umanità". 

Ore 20:05: uno dei momenti più toccanti dell'evento. Bob Geldof presenta Birhan Weldu, una giovane donna sopravvissuta allo sterminio della carestia grazie al lavoro di Band Aid e Live Aid e grida alla folla: "Non consentite loro (i potenti e i media) di dire che questa cosa non funziona". Poi passa il microfono "da una donna immensamente forte all'altra": Madonna, in completo bianco, sceglie di presentare Like A Prayer, Ray Of Light e Music. Il pubblico balla, a Londra e davanti alla tv. 

Ore 20:36: in tv c'è Fiorella Mannoia, sul palco Nek, definitivamente oscurato dall'appello di Angelina Jolie. Claudio Baglioni invita a "scommettere sui popoli" prima che Piero Pelù salga sul palco del Circo Massimo. Il tempo di ascoltare Io ci sarò e Lacio Drom, poi lo zapping riprende implacabile. Sullo schermo si susseguono i volti di The Killers, Craig David, Biagio Antonacci... A Roma la folla viene stimata in 500mila unità: sarà vero? Ancora zapping: Joss Stone, Linkin' Park con Jay Z. 

Ore 21:31: Tre brani per Fiorella Mannoia, salvata dalla mannaia dei collegamenti: Sally, Clandestino, Mio fratello che guardi il mondo. 

Ore 21:50: c'è Ligabue in acustico. Bello e coraggioso. Storica l'esibizione con Pelù e Jovanotti in Il mio nome è mai più. 

Ore 22:10: eccolo Jovanotti, caricatissimo. Scende tra la folla sulle note di Una tribù che balla. Anche lui lancia un messaggio: "L'evoluzione del mondo passa per la lotta alla povertà estrema. Chiediamo una mano, vogliamo giustizia". Salgono le note di L'ombelico del mondo. 

Ore 22:20: Sting a Londra ricorda i Police con ispiratissime versioni di Message In A Bottle e Driven To Tears. Poi sfida i potenti con Every Breath You Take di cui cambia il testo: "Qualunque cosa farete noi vi guarderemo". 

Ore 22:40: la tv passa da Laura Pausini ad Alicia Keys. Riflettori su Baglioni (Mille giorni di te e di me), ma la sua Strada facendo e il duetto con Antonacci sono oscurati dal collegamento con Londra. 

Ore 23:35: ecco gli Who, o quello che resta di loro. Roger Daltrey e Pete Townshend si scatenano in Who Are You e Won't Get Fooled Again. 

Ore 23:49: coretto inedito tutto italiano al Circo Massimo: Renato Zero canta con Baglioni e la Pausini I migliori anni della nostra vita con una piccola citazione di Roma nun fa' la stupida stasera. 

Ore 24:00: l'evento nell'evento. Dopo più di vent'anni Roger Waters e i Pink Floyd ritornano su un palco dimenticando i litigi. Esibizione commovente. L'inizio è balbettante con Breath, ma dopo Money la macchina ritorna a funzionare alla perfezione. Wish You Were Here è toccante, Comfortably Numb un pugno nello stomaco. I quattro alla fine si abbracciano, pubblico in delirio a Londra. 

Ore 00:30: a Philadelphia Stevie Wonder canta Hotter Than July, raggiunto da Rob Thomas per una scatenata versione di Higher Ground. E annuncia la scomparsa di Luther Vandross. 

Ore 00:40: il gran finale spetta a Paul McCartney. Per lui Raitre oscura il Circo Massimo e Antonello Venditti che canta con Carlo Verdone e Alex Britti. L'ex Beatles è in gran forma. Paul intona una dietro l'altra Get Back, Drive My Car (con George Michael), Helter Skelter, l'immortale The Long And Winding Road e infine Hey Jude, accompagnato dal cast londinese al completo. Uno affianco all'altro scorrono i volti, e le voci, di Mariah Carey, dei Pink Floyd, dei Travis e di Bob Geldof che ha vinto un'altra scommessa e prenota, prima o poi, un Premio Nobel per la pace.

CORRIERE.IT 4 Luglio

Decolla con Liga, Jovanotti Pelù Pino Daniele dà forfait. 

Finale a sorpresa con Venditti, Baglioni, Verdone e Britti Balletto di cifre: il sindaco dice 700 mila, le forze dell'ordine 300 Quasi nessuno degli artisti ha firmato l'accordo internazionale Simon Le Bon: pensavamo di cambiare il mondo, non è stato così STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO ROMA — Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Carlo Verdone ( alla batteria) e Alex Britti cantano « Roma capoccia » , accompagnati dal coro dei cinquecentomila ( per Veltroni sono 700 mila, per le forze dell'ordine 300). E' stato il momento più emozionante del maxiconcerto di ieri al Circo Massimo, con i duetti e i terzetti inediti, arrivati molto tardi: dal trio Jovanotti Ligabue Pelù con « Il mio nome è mai più » ( che ha fatto decollare l'intera serata) alla coppia Baglioni Pausini con « Mille giorni di me e di te » . Ed è Baglioni il più prodigo: con Biagio Antonacci canta « Strada facendo » , con Paola Cortellesi intona « Avrai » . L'attrice parla alla folla: « Questi Paesi poveri, anzi impoveriti, non hanno bisogno di pietà ma di diritti » . Baglioni poi si unisce a Renato Zero e Laura Pausini sulle note di « I migliori anni della nostra vita » . Il Live 8 dedicato all'Africa ha chiamato a raccolta i big della musica italiana e loro non si sono risparmiati. Ligabue arriva soltanto con una chitarra a tracolla ma anche per lui il boato della folla è assordante. « Oggi — dice — il mondo sta guardando se stesso. Questa roba non può finire stasera » . Prima di lui, Biagio Antonacci e la rabbiosa Fiorella Mannoia. Alla fine lo « porta » lei Vasco Rossi ( ieri in concerto ad Ancona) sul palco del Circo Massimo, intonando la struggente « Sally » . Jovanotti, che con cinque percussionisti brasiliani e l'Orchestra di Piazza Vittorio canta una trascinante « Ombelico del mondo » , lancia un appello: « Ai nostri politici, al presidente del Consiglio, alla destra, al centro e anche a chi sta sopra di loro, chiediamo giustizia » . Unico assente, fra gli artisti che avevano assicurato la partecipazione, Pino Daniele. In una nota ha rinnovato la stima a Bob Geldof ma ha spiegato di non poter accettare « lo strapotere degli inglesi nel sottoporre a noi artisti contratti inadeguati e con enormi lacune dal punto di vista della tutela degli obiettivi di solidarietà del progetto » . Ha lamentato che « l'incalzare mediatico ha messo in serie difficoltà la musica » e ha sottolineato come molti non potessero « esprimersi al meglio per poter contribuire alla causa » . Daniele è stato l'unico a non salire sul palco. Ma di tutti gli italiani quasi nessuno ha firmato il contratto inglese di cessione dei diritti di immagine, fonografici e morali. Hanno invece siglato un accordo preparato dai legali italiani che gli ha permesso di salire sul palco, ma non ha nessun valore per uno sfruttamento economico futuro da parte degli organizzatori mondiali del Live 8. Il concertone non è partito benissimo, con pause troppo lunghe nella prima parte, fra i diversi cambi di palco. Il primo a esibirsi Francesco De Gregori che ha aperto alle 14.40 il Live 8 italiano, accolto da nemmeno cinquemila persone. Introdotto da Fiorello, il cantautore romano ha intonato una dietro l'altra « L'agnello di Dio » , « La donna cannone » e «La storia » . Fiorello, ritornato sul palco, è stato un mattatore, anche se per pochi interventi: si è improvvisato batterista e ha eseguito « Il mio canto libero » di Battisti prima di lasciare il palco a Zucchero. « Vent'anni fa al Live Aid pensavamo di cambiare il mondo, non è stato così » , ha detto Simon Le Bon deiDuran Duran. Intense le esibizioni di Elisa e Ron. I più polemici Le Vibrazioni: « Abbiamo avuto l'impressione di esibirci davanti a giovani insensibili » . Sandra Cesarale 

IL RESTO DEL CARLINO 3 Luglio

In 700 mila al Circo Massimo per l'Africa

ROMA, 3 LUGLIO 2005 - Il Circo Massimo quasi completamente pieno con tantissimi arrivati per ascoltare alcuni tra i più grandi cantanti italiani che si esibiscono per il 'Live 8' in favore dell'Africa.

A dare il via al concerto romano è stata un'anteprima di Francesco de Gregori. Il cantautore romano ha cantato «L'agnello di Dio» e si è poi esibito in due celebri successi del suo repertorio, «La donna cannone» e «La storia». Poi Fiorello aperto ufficialmente il concerto cantando «Il mio canto libero» di Lucio Battisti.

Mentre un ringraziamento «al senso civile e allo spirito umano che i giovani al Circo Massimo hanno dimostrato» è stato espresso dal sindaco di Roma Walter Veltroni, presente alla kermesse romana. «Questo è un grande evento - ha detto Veltroni - non è solo un concerto ma forse una delle più grandi manifestazioni in sostegno ai dimenticati del mondo, ovvero gli africani, che sia mai stata fatta».

Un pubblico entusiasta e scatenato canta insieme a Biagio Antonacci «Se io, se lei», così come segue parola per parola Ligabue e Jovanotti, che con Piero Pelù riuniscono a sorpresa il trio creato nel '99 per «Il mio nome è mai più», canzone-denuncia contro ogni guerra.

I 700mila riuniti al Circo Massimo sembrano instancabili e, nonostante molti siano qui da stamattina, mantengono alta l'attenzione ai messaggi lanciati di volta in volta dai cantanti, che non dimenticano lo scopo della manifestazione. «Oggi l'evoluzione del nostro pianeta passa attraverso la lotta alla povertà», dice Jovanotti dal palco. Gli fa eco Fiorella Mannoia: «Abbiamo fatto il nostro lavoro - sottolinea, - ora pretendiamo che la politica faccia il proprio». Contro la fame nel mondo si pronuncia anche Povia, numero uno nelle classifiche: «I bambini fanno 'oh' se riescono a mangiare».

Tra i cantanti, secondo quanto racconta ai cronisti Max Pezzali, il clima è tranquillo, «si respira una bella atmosfera». Il grande assente resta Vasco Rossi: «Se c'era lui veniva meglio», osserva Irene Grandi, mentre Fiorella Mannoia sceglie di cantare «Sally», canzone scritta dal rocker modenese, e confessa: «L'ho fatto anche apposta, immaginavo si sentisse la sua assenza».

Grande calore, a tarda sera, per Claudio Baglioni, Renato Zero ed Antonello Venditti. Il primo canta «Strada facendo», «Mille giorni di me e di te», ed «Avrai», alternando duetti con Laura Pausini, Biagio Antonacci e Paola Cortellesi. Renato Zero, invece, improvvisa uno stralcio di «Roma nun fà la stupida stasera», mente si esibisce con Baglioni la Pausini ne «i miglior anni della nostra vita».

Venditti ringrazia il sindaco e intona con Baglioni «Roma capoccia», accompagnati alla batteria da Carlo Verdone e alla chitarra da Alex Britti.

E nel concerto romano c'è anche spazio per ricordare la piaga dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina: il sindaco di Lampedusa Bruno Siracusa lancia dal palco un appello all'Europa. «Fermate il traffico di esseri umani - dice - fermate uomini senza scrupoli che approfittano dei disperati del mondo».

 

Il giornale 2 Luglio
De Gregori canta Auschwitz chiusura affidata a Venditti
- di PAOLO SCOTTI -
Paolo Scotti

da Roma

E ora tocca a loro. Dopo l'annuncio clamoroso, le polemiche invelenite, la colossale preparazione, tutto è pronto. Dalle 14,45 di oggi saranno i cantanti, protagonisti sul palco del Circo Massimo in Roma; ribalta tricolore del mega-evento planetario. Per primo toccherà a Francesco De Gregori; per ultimo ad Antonello Venditti. In mezzo, 33 rockstar nostrane, per quello che (con enfasi una volta tanto adeguata, in un ambiente dove spesso si abusa coi superlativi) «per partecipazione sarà il più grande concerto della nostra storia musicale».
Parola del sindaco di Roma, Veltroni.
De Gregori interpreterà due o tre pezzi, fra cui - novità assoluta - Auschwitz di Francesco Guccini; brano finora da lui mai eseguito in pubblico. La chiusura di Venditti, invece, verrà affidata a Roma capoccia, Ci vorrebbe un amico e alla più recente Che magnifica cosa è la vita. Per consentire un minimo di strategia, il resto della scaletta (compresi gli attesissimi ed inediti duetti) rimarrà top secret quasi fino all'ultimo. «Ma siccome tutto è stato organizzato all'italiana,
cioè in fretta quanto genialmente, vedrete che ce ne saranno molti - prevede Claudio Baglioni (che si esibirà nella parte centrale dello show, assieme alla Pausini, a Renato Zero e a Zucchero) -. Del resto, credo che nella scelta delle canzoni non si debbano fare troppi calcoli. Più che un fatto musicale, Live Eight è un atto di partecipazione. Conta esserci, più che cosa cantare». «Io ho esitato a partecipare proprio perché non amo le ammucchiate immotivate - spiega da parte sua Jovanotti -. Se fossimo venuti qui solo a fare una data estiva in più, questo sarebbe solo una specie di concerto del 1 maggio in ritardo». Sulla stessa linea Antonello Venditti («Ci siamo organizzati all'ultimo, ma riusciremo a ben figurare»), Fiorella Mannoia («Lasciateci la libertà d'improvvisare un po'»). Quanto agli assenti - nella fattispecie Eros Ramazzotti e Vasco Rossi - nessuno dei loro colleghi vuol pronunciarsi. Ma l'impressione è che, come sottolinea Tony Renis, una volta di più gli assenti abbiano torto: «Partecipare è un obbligo morale per tutti i grandi artisti,
nessuno escluso. Le polemiche lasciano il tempo che trovano. Bisogna esserci per essere al posto con la coscienza» chiude Renis.

Adnkronos 1 Luglio

MUSICA: LIVE 8 - BAGLIONI, ADERISCO DA UOMO PIU' CHE DA ARTISTA CONCERTO DI DOMANI ANCHE PER LA NOSTRA VITA, NON SOLO PER AFRICA Roma, 1 lug. (Adnkronos) - ''Quello di domani e' un atto di partecipazione, un'adesione di uomini e donne piu' che di artisti''. Claudio Baglioni, oggi in Campidoglio per la conferenza stampa del Live 8 romano, ci tiene a chiarire il significato della presenza di tanti artisti, domani, sul palco del Circo Massimo. ''Non vorrei che la curiosita' sui contenuti prendesse il sopravvento -prosegue- Avremo spazio per 2 o 3 brani a testa, se si sta a vedere chi canta piu' o meno si rischia di cadere nei tranelli dello star system, che dobbiamo evitare. La cosa piu' importante e' esserci e basta, senza calcoli precisi''.

Il Messaggero 1 Luglio

LE VOCI DELLA CAPITALE Da Zero a Britti, i padroni di casa Baglioni nei luoghi della sua romanità, Venditti “rivive” la festa scudetto Siamo curiosi di sapere che effetto farà a Antonello Venditti ritrovarsi ancora una volta, ma in una dimensione completamente diversa, in quel Circo Massimo che l’ha visto in scena in parecchie occasioni, dagli storici concerti di tanti anni fa alla serata che nel 2001 festeggiò lo scudetto della Roma. Antonello è romano, nel cast di Live 8 i romani non mancano ma probabilmente, sia per aver scritto e cantato un brano d’amore come Roma capoccia , sia per la sua fede sportiva, sia per aver abitato anni e anni a Trastevere, all’apparenza il più romano sembra proprio lui. Invece sono tante, le star dell’evento di domani, che se la possono battere con Venditti quanto a romanità. Uno che conosce la città meglio delle sue tasche, per esempio, è Renato Zero. Apparentemente imprendibile nel suo covo di via della Camilluccia, Renato ama girare soprattutto durante la notte, fruga tutti gli angoli di Roma, è pieno di amici di ogni età e ogni strato sociale, si ferma a chiacchierare senza problemi con chiunque e una parte delle sue canzoni, che sono molto spesso racconti di vita vissuta, viene proprio da queste frequentazioni. Romanissimo anche Claudio Baglioni , che specie nei suoi primi successi ha dipinto la città in diverse canzoni rimaste nell’immaginario di milioni di persone, da Porta Portese in poi, nonostante i numerosi tour che fa in Italia o in giro per il mondo continua a vivere nella città che ama, e, last but not least, pensa e si comporta come un romano. Elegantemente romana anche Fiorella Mannoia, sebbene la raffinatezza delle sue performance non lo faccia trasparire: la passione con cui affronta i suoi brani («Non riesco a cantare spiega le canzoni nelle quali non riesco a credere») è tipica della nostra città. E se cercate una traduzione romana del blues non ci vuole molto per scegliere Alex Britti, che come bluesman ha passato notti e notti a suonare la sua chitarra al Big Mama, in vicolo San Francesco a Ripa, prima di esplodere anche presso il grosso pubblico. Una splendida Roma, poi, è quella di Francesco De Gregori: la Roma dei tempi del Folkstudio di via Garibaldi, dov’è nata la cosiddetta scuola romana del cantautorato e dove una sera capitò anche Bob Dylan, senza un dollaro in tasca ma con la chitarra pronta, e la Roma di piazza Mazzini, a pochi passi dalla quale il cantautore abita da tanto tempo. L’ultima è una Roma acquisita, ma con tutti i sacrosanti diritti, dell’Orchestra di Piazza Vittorio: ne fanno parte musicisti di undici paesi diversi, dall’Ecuador agli Usa, dal Senegal alla Romania, ed è una delle formazioni più multiculturali e multietniche che esistano, ma l’accento che hanno le sue note è inconfondibilmente robba nostra . F. Z.

Il Mattino 1 Luglio

AL CIRCO MASSIMO Roma, al cast si aggiunge la Mannoia Oscar Cosulich Roma. Dieci concerti, rispettivamente a Londra, Parigi, Berlino, Philadelphia, Tokyo, Johannesburg, Toronto, Mosca, St. Austell (in Cornovaglia, a due passi dalla sede scozzese del prossimo G8 di Edimburgo) e Roma, per chiedere la cancellazione totale del debito nei paesi in via di sviluppo, il raddoppio degli aiuti ai paesi più poveri e leggi più eque nel commercio. L'utopia di sir Bob Geldof, vent'anni dopo il «Live Aid», è oggi il «Live 8» che domani mobiliterà un migliaio di musicisti di tutto il mondo, per un evento musicale e politico senza precedenti, un appuntamento planetario che coinvolge 200 emittenti televisive (5 miliardi di spettatori potenziali) e che vedrà anche l'Italia fare la sua parte, con 35 artisti ad alternarsi sul palco del Circo Massimo a Roma, dalle 15 alle 23, nel tentativo di superare le reciproche vanità. Superare le diffidenze degli artisti è stato compito di Bob Geldof, anche se l'uomo capace di convincere i Pink Floyd a riformarsi per l'occasione non deve essersi strappato i capelli per il forfait di Vasco Rossi, in concerto ad Ancona. In una festa aperta da Paul McCartney con gli U2 che, vestiti con i costumi della copertina di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, suonano insieme a Londra, prima che il gruppo di Dublino salti su un aereo per andare a tenere un concerto a Vienna, l'Italia ha il merito di presentare una fittissima schiera di artisti nazionali (a Parigi e Berlino prevalgono gli ospiti stranieri, mentre a Roma, dall'estero, ci sono solo i redivivi Duran Duran, Faith Hill e Tim McGraw), le cui adesioni stanno mettendo a dura prova la scaletta del concerto, che ormai non prevede più di quindici minuti a testa per ogni esibizione. L'ultima adesione è stata quella di Fiorella Mannoia, che si unisce a una lista che va da Jovanotti a Biagio Antonacci, da Alex Britti a Mauro Pagani, da Nek alle Vibrazioni, da Laura Pausini e Piero Pelù, da Elisa ai Tiromancino, da Pino Daniele a Luciano Ligabue, da Zucchero a Irene Grandi e che presenta un quartetto di star romane assolutamente insolito su uno stesso palco, come Claudio Baglioni, Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Renato Zero. Ma per i duetti niente di confermato: si parla di un duo Baglioni-Zero e di un inedito trio formato da Pagani, Rais e Cinque. Cat Stevens pare abbia chiesto di cantare un suo brano in latino, «O Caritas». «Voglio solo ringraziare tutti, è un cast irripetibile», dice il direttore artistico italiano Stefano Senardi, «tutti si esibiranno gratuitamente o percependo al massimo un rimborso spese». Se nei tempi morti dei cambi palco toccherà agli altri ospiti intrattenere il pubblico, da Fiorello a Raoul Bova, da Paola Cortellesi a Valerio Mastandrea, da Giovanna Mezzogiorno a Red Ronnie, le maggiori preoccupazioni da parte del comune e degli organizzatori sono legate alla canicola, che potrebbe creare malori a chi, presumibilmente, si accamperà nel Circo Massimo fin da questa sera, per rimanervi fino alla fine del concerto di domani notte (va detto che nella notte di sabato treni e metropolitane di Roma continueranno il servizio fino alle tre di notte, per agevolare il deflusso del pubblico). L'appello è quello di arrivare al concerto protetti da cappellini e con scorte d'acqua, anche se il comune ha acquistato un milione di bottiglie di acqua minerale (raddoppiando lo stanziamento iniziale), che verranno distribuite da 200 addetti della protezione civile. La zona del Circo Massimo (attrezzata con sei maxischermi al suo interno e due al di fuori, se l'affluenza dovesse superare il milione di persone), è dotata di bocchettoni e nebulizzatori per rinfrescare il pubblico, oltre a sei autobotti, mentre per curare eventuali malori ci sono cinque posti medici fissi, ambulanze, defibrillatori, 160 barellieri. Perché il rock continui a sognare di cambiare il mondo.

Tgcom

Sei un mito, atto terzo con Mina Sul palco anche Anastacia e Bublé Mina, Anastacia, Michael Bublé sono alcuni dei protagonisti della terza puntata di "Sei un mito! Questa notte è per te", il programma condotto da Roberta Capua e Teo Teocoli, con la partecipazione di Marco Milano. Cantanti non professionisti, per una sera, si esibiscono nelle vesti del loro idolo musicale. Il programma musicale la scorsa puntata ha ottenuto un ascolto record di 4.060.000 telespettatori e uno share del 28.57%. Dietro Anastacia, che si esibirà sulle note di "I'm outta love", si nasconde una studentessa di lingue che colleziona occhiali da sole proprio come il suo idolo. Mina è "reinterpretata" da una giovane ragazza barese con l'hobby del piano bar che si esibisce con "Volami nel cuore", Michael Bublé è un ragazzo della provincia di Forlì che gestisce una pelletteria con la sua famiglia e che, per l'occasione, canterà "Moondance". E ancora, Franco Battiato propone "Centro di gravità permanente", ma nella vita è uno studente teatrale che si mantiene facendo l'animatore, Ivana Spagna, con "Gente come noi", è una riminese cantante a tempo perso, e, per finire, due classici: un ragazzo della provincia di Rieti cerca di assomigliare a Eros Ramazzotti, esibendosi con "Adesso tu" mentre un suo coetaneo intona la mitica "Strada facendo" di Claudio Baglioni. Nella giuria tecnica, con il compito di ridurre da sette a tre i concorrenti, ci saranno: il maestro Peppe Vessicchio, Paoletta di Radio 101, Rudi Zerbi, direttore artistico di Sony Music Italia, Jonathan Kashanian del "Grande fratello 5" e Valeria Braghieri, giornalista del quotidiano "Libero".

Giordano Vini